Questo è quanto emerge dal dossier presentato all’Assemblea di Farmindustria dove sono intervenute la ministra della Salute, Livia Turco, e la ministra delle Politiche comunitarie, Emma Bonino.
Riguardo ai prezzi dei farmaci, Farmindustria sottolinea però che, secondo un recente studio dell’Università Bocconi, l’Italia avrebbe i prezzi anche più bassi della Francia se si analizzano i soli farmaci rimborsati dal Ssn lanciati negli ultimi 15 anni. Secondo i dati del ministero dell’Economia, i prezzi dei medicinali rimborsabili sono diminuiti dal 2002 in media del 4% ogni anno, mentre quelli a prezzo libero sono cresciuti circa la metà dell’inflazione (1,2% rispetto a 2,3%).
Nel suo intervento, Emma Bonino ha sottolineato al necessità di “razionalizzare la spesa, ma anche abbandonare la presenza eccessiva dello Stato nel mercato farmaceutico quale compratore e quindi regolatore della domanda, poiché questo determina un controllo dei prezzi che è inefficiente e, al tempo stesso, un aumento della spesa ospedaliera”.
La ministra della Salute Livia Turco ha quindi sottolineato come la politica farmaceutica abbia vissuto nel passato due fasi: la prima è stata caratterizzata da una contrapposizione quasi ideologica tra domanda ed offerta, ovvero tra farmaco e mercato. Al farmaco veniva attribuito un valore esclusivo di bene della salute e al mercato una valutazione negativa di puro profitto; la seconda fase, invece, identificata con le politiche di ripiano, che si sono rese necessarie per riequilibrare il disavanzo tra spesa reale e spesa programmata.
“Entrambe le fasi – ha affermato Turco – hanno determinato risultati negativi e deludenti, perché è venuto a mancare un progetto e una strategia complessivi, in cui il farmaco oltre che bene di salute fosse assunto come strumento per lo sviluppo della innovazione e degli investimenti in ricerca e sviluppo non solo per il comparto farmaceutico ma per il sistema Paese. Conseguentemente si è venuta a creare una preoccupante marginalizzazione progressiva del settore farmaceutico italiano nel contesto europeo e nel confronto internazionale. È mancato, tra l’altro, un piano organico di investimenti da parte delle Aziende farmaceutiche”.
Secondo la minsitra della Salute è duqnue arrivato “il momento per puntare su una piattaforma complessiva, una vera e propria ‘nuova politica farmaceutica’ da definire, implementare e gestire attraverso un tavolo istituzionale allargato alle diverse componenti del settore”.
L’ipotesi di fondo è che il farmaco, pur in un contesto di spesa programmata, può diventare elemento di sviluppo dell’intero sistema e uno degli strumenti di traino per il miglioramento della sanità e delle politiche di welfare.
“Il Governo – ha concluso Turco – è pronto a fare la sua parte”, ma “qualsiasi Patto, per tradursi realmente in fatti e risultati concreti, deve essere non solo condiviso ma anche vissuto come una vera e propria assunzione di responsabilità da parte di tutti i contraenti”.
Riguardo ai prezzi dei farmaci, Farmindustria sottolinea però che, secondo un recente studio dell’Università Bocconi, l’Italia avrebbe i prezzi anche più bassi della Francia se si analizzano i soli farmaci rimborsati dal Ssn lanciati negli ultimi 15 anni. Secondo i dati del ministero dell’Economia, i prezzi dei medicinali rimborsabili sono diminuiti dal 2002 in media del 4% ogni anno, mentre quelli a prezzo libero sono cresciuti circa la metà dell’inflazione (1,2% rispetto a 2,3%).
Nel suo intervento, Emma Bonino ha sottolineato al necessità di “razionalizzare la spesa, ma anche abbandonare la presenza eccessiva dello Stato nel mercato farmaceutico quale compratore e quindi regolatore della domanda, poiché questo determina un controllo dei prezzi che è inefficiente e, al tempo stesso, un aumento della spesa ospedaliera”.
La ministra della Salute Livia Turco ha quindi sottolineato come la politica farmaceutica abbia vissuto nel passato due fasi: la prima è stata caratterizzata da una contrapposizione quasi ideologica tra domanda ed offerta, ovvero tra farmaco e mercato. Al farmaco veniva attribuito un valore esclusivo di bene della salute e al mercato una valutazione negativa di puro profitto; la seconda fase, invece, identificata con le politiche di ripiano, che si sono rese necessarie per riequilibrare il disavanzo tra spesa reale e spesa programmata.
“Entrambe le fasi – ha affermato Turco – hanno determinato risultati negativi e deludenti, perché è venuto a mancare un progetto e una strategia complessivi, in cui il farmaco oltre che bene di salute fosse assunto come strumento per lo sviluppo della innovazione e degli investimenti in ricerca e sviluppo non solo per il comparto farmaceutico ma per il sistema Paese. Conseguentemente si è venuta a creare una preoccupante marginalizzazione progressiva del settore farmaceutico italiano nel contesto europeo e nel confronto internazionale. È mancato, tra l’altro, un piano organico di investimenti da parte delle Aziende farmaceutiche”.
Secondo la minsitra della Salute è duqnue arrivato “il momento per puntare su una piattaforma complessiva, una vera e propria ‘nuova politica farmaceutica’ da definire, implementare e gestire attraverso un tavolo istituzionale allargato alle diverse componenti del settore”.
L’ipotesi di fondo è che il farmaco, pur in un contesto di spesa programmata, può diventare elemento di sviluppo dell’intero sistema e uno degli strumenti di traino per il miglioramento della sanità e delle politiche di welfare.
“Il Governo – ha concluso Turco – è pronto a fare la sua parte”, ma “qualsiasi Patto, per tradursi realmente in fatti e risultati concreti, deve essere non solo condiviso ma anche vissuto come una vera e propria assunzione di responsabilità da parte di tutti i contraenti”.
da “il Bisturi”