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After the Cuban doctors in Calabria, the Argentine doctors arrive in Sicily

OMCeO: non è accettabile che questo possa avvenire senza nessuna interlocuzione e un piano straordinario concordato tra Regione e istituzioni ordinistiche

La notizia.

La prima azienda sanitaria provinciale in Sicilia ad “aprire” le porte ai medici oltreoceano è stata quella di Caltanissetta guidata da Alessandro Caltagirone. A fare da “ponte” tra il manager ed i medici argentini è stato il sindaco di Mussomeli, Giuseppe Catania (in the picture), il quale in piena pandemia ha iniziato ad avere una lunga interlocuzione con i professionisti. Dopo diversi pareri chiesti in assessorato il manager di Caltanissetta ha dato l’ok agli avvisi pubblici per l’ospedale “Immacolata Longo” di Mussomeli aperti agli specializzati con titoli conseguiti nei paesi europei e nei paesi Terzi.

Da qui l’esigenza di aprire le porte agli argentini. I posti banditi dall’Asp di Caltanissetta sono stati quelli di Ortopedia, Lungodegenza, Medicina e Chirurgia. E per ogni branca la partecipazione è stata considerevole. Per Ortopedia hanno preso parte sette medici argentini e tutti hanno la laurea in specializzazione conseguita in paesi terzi in corso di riconoscimento da parte del Ministero della Salute.

Due argentini per la Lungodegenza, quattro per la Medicina e sei per la Chirurgia. E non sono pochi visto che all’ospedale “Immacolata Longo” di Mussomeli se non dovessero arrivare questi professionisti c’è il rischio di dover ulteriormente ridimensionare le unità operative. Per il momento ancora nessun medico argentino è stato contrattualizzato, ma subito dopo la stesura delle graduatorie a Mussomeli c’è stato un continuo via vai di medici provenienti dall’America del Sud per vedere il piccolo centro del Nisseno e iniziare a tessere i primi rapporti in vista della nuova avventura professionale.

Source: Grandangolo Agrigento – 29 agosto 2022


La reazione dell’Ordine dei Medici

OMCeO Palermo. Carenza medici: la Sicilia guarda all’Argentina

OMCeO Sicilia “Serve subito un piano straordinario concordato per gestire l’emergenza”

Dopo i 500 operatori sanitari assunti dalla Calabria per fronteggiare la carenza di personale e le interlocuzioni avviate in Puglia per reclutare medici dall’Albania, la Sicilia guarda all’Argentina. E’ il caso dell’Asp nissena, dove il presidio ospedaliero Longo di Mussomeli è in grave affanno per la scarsità di medici e personale sanitario.

“È noto da vent’anni che il fabbisogno di medici e sanitari sia inadeguato – ha detto il presidente dell’ordine dei medici di Palermo Toti Amato (in the photo on the left), consigliere della FNOMCeO – e siamo consapevoli che in uno stato d’emergenza servono misure urgenti per garantire salute ai cittadini. Ma non è accettabile che questo possa avvenire senza nessuna interlocuzione e un piano straordinario concordato tra Regione e istituzioni ordinistiche, pienamente coinvolte nel processo di certificazione necessaria ai colleghi esteri per esercitare la professione in Italia”.

Per i nove presidenti degli ordini provinciali “la chiamata alle armi di medici stranieri che diverse istituzioni pubbliche e private sembra stiano esaminando è una soluzione a tempo, la durata di un contratto che rinvia un problema grave senza guardare in casa nostra e scavalcando ogni regola ordinaria e straordinaria in tema di assunzioni in sanità. Come ha scritto il Foglio mercoledì scorso, in Calabria lo stipendio lo stipendio lasciato dal governo cubano ai medici che manda all’estero come presunto gesto di solidarietà per la crisi pandemica è di 70 euro, il resto va alle casse della dittatura. Obbligandoli tra l’altro con una serie di costrizioni a tornare a Cuba per evitare diserzioni”.

Le stesse misure amministrative eccezionali con cui la Calabria ha assunto medici cubani per sostenere i suoi ospedali, secondo Amato  “possono essere applicate ai nostri specializzandi, pensionati o medici in formazione per la medicina generale, oltre che ai colleghi migrati all’estero per mancanza di lavoro o di un contratto dignitoso”.

Grazie a una deroga temporanea che sposta il riconoscimento dei titoli conseguiti in Paesi stranieri dal Ministero alle Regioni, conclude il presidente dei medici “chiamare in soccorso personale medico estero significa derogare dalle garanzie di quella qualità assistenziale richiesta in Italia ai nostri professionisti dopo un lungo percorso formativo certificato, mortificandoli con contratti di tre mesi, spesso anche in libera professione, a differenza dei tre anni dei loro colleghi cubani ridotti in schiavitù dal regime. Senza parlare poi dei problemi di lingua dei colleghi esteri e della buona relazione medico-paziente, che è al centro del buon esito di tutti i percorsi di cura. A quel punto diventerebbe inesistente”.

Source: Redazione FNOMCeO – 29/08/2022

 

Redazione Fedaiisf

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