Verso l’industria farmaceutica ”c’è un’indifferenza assoluta” e ”investimenti azzerati”. Lo afferma il presidente di Farmindustria, Sergio Dompé (photo), commentando, in un’intervista al Sole 24 ore, i 36 milioni di tagli previsti dal decreto Milleproroghe approvato ieri in Senato. Sulle imprese farmaceutiche si fanno infatti gravare due mesi di tagli del dimezzamento dei margini delle farmacie: «Addossare alle imprese la stretta sulle farmacie in modo retroattivo – afferma Dompé – è un atto di pura miopia». Dompé si dice estremamente preoccupato: «Quella che vediamo – rileva – è l’assenza più assoluta di attenzione verso l’industria farmaceutica, un settore vitale e trainante per l’economia del Paese. E questo fa un danno al Paese, non solo a noi». E se il quadro di riferimento è questo, si chiede il presidente di Farmindustria, «come essere competitivi?» e «quali investitori possiamo portare ancora in Italia, se queste sono le prospettive offerte a chi anche solo pensa di puntare sul nostro Paese?». La verità, sostiene Dompé, è che «i nuovi investimenti ormai sono azzerati» e «se l’occupazione in tre anni è scesa di 8.500 unità, di sicuro non è stato un caso». E, a fronte di una sanità pubblica in crisi, Dompé indica una ricetta: «Si colpiscano gli sprechi», afferma, sottolineando come «nel 2010 per la farmaceutica territoriale si è speso meno di 9 anni fa. Negli altri settori della sanità, invece, la spesa è salita del 60%».
DoctorNews – 17 febbraio 2011
Milleproroghe, retroactive discount for pharmacies and companies
Gli sconti sui margini di farmacie (1,82%) e aziende farmaceutiche (1,83%) applicati da agosto in base a quanto sancito dalla Manovra del 31 luglio scorso si applicano retroattivamente per i due mesi di vigenza del dl 78/2010, ossia dal 31 maggio. Così prevede uno dei paragrafi del maxiemendamento al ddl Milleproroghe presentato dal Governo e approvato ieri al Senato. È il rattoppo che i governatori auspicavano per mettere una diga alla marea montante dei contenziosi aperti dai farmacisti per recuperare la trattenuta del 3,65% sulle mensilità di giugno e luglio: in gioco c’erano un’ottantina di milioni di euro, cui le Regioni non intendevano rinunciare perché parte di un pacchetto di tagli che servivano a controbilanciare la sforbiciata del Governo (600 milioni) al budget 2010 per la farmaceutica. Se quei soldi devono essere restituiti alle farmacie, era il ragionamento dei governatori, li metta Tremonti. Oppure si trovi una soluzione diversa. Ed eccola la soluzione, non proprio "ethically correct" dal punto di vista giuridico. L’intervento era nell’aria (si parla di un emendamento sul 3,65% da un paio di settimane) ma pochi forse immaginavano una soluzione "fifty-fifty" come questa. Di certo non Farmindustria, che per bocca del suo presidente, Sergio Dompé, ha subito espresso forti critiche per il provvedimento: «Ormai è chiaro» ha detto ieri in un’intervista al Sole-24 Ore «in Italia non si vuole che investiamo, facciamo ricerca, creiamo occupazione». «Le Regioni avevano chiesto un emendamento che confermasse per quei due mesi il 3,65% a carico delle sole farmacie» è invece il commento del presidente di Federfarma, Annarosa Racca «Governo e Senato invece hanno voluto riprendere lo schema della legge di conversione. Si tratta di una tassa che ricade su farmacie e industrie e che può essere scavalcata soltanto aprendo il tavolo sulla riforma della remunerazione». Invece, resta insoluta la querelle riguardante l’applicazione dello sconto su generici e ossigeno