I diabetologi insorgono contro l’Aifa che sta proponendo "per motivi non di natura clinica, ma meramente economica" l’introduzione di "restrizioni prescrittive che impedirebbero "a molti soggetti fragili, a rischio di crisi ipoglicemiche potenzialmente fatali, di poter godere di vantaggi offerti da trattamenti innovativi". In una lettera aperta rivolta al ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, e al direttore generale dell’Aifa, Luke Pani, the presidents of Amd (Association of diabetes doctors) Charles Bruno Giorda, Sid (Società italiana di diabetologia) Stephen Del Prato and Diabetes Italy, Salvatore Caputo, "esprimono forte disagio e contrarietà per le decisioni che l’Agenzia starebbe per assumere in tema di prescrivibilità dei farmaci incretinici (inibitori del DPP-4 e agonisti del GLP-1)." Fanno notare che, dal punto di vista "scientifico, le decisioni assunte sono in netto contrasto con i dettami delle linee guida nazionali e internazionali, oltre che con la filosofia della ‘personalizzazione’ del trattamento che le medesime organizzazioni indicano come via da perseguire". Il disappunto deriva inoltre dal fatto che tali restrizioni "sono definite senza aver consultato le società scientifiche diabetologiche, né le associazioni dei pazienti". Pertanto Amd, Sid e Diabete Italia chiedono "l’interruzione del processo di revisione delle indicazioni e l’apertura di un tavolo di consultazione per contribuire in maniera condivisa all’ottimizzazione della prescrivibilità delle terapie basate sulle incretine". Nella missiva non si indicano però i criteri prescrittivi che l’Aifa intende adottare. Secondo alcune indiscrezioni è fissato un range di HbA1C tra 7,5 e 8,5 entro cui si possono usare tali farmaci (considerando un valore superiore a 8,5 arbitrariamente trattabile solo con insulina); inoltre, per l’erogazione occorre che il medico ravvisi almeno un episodio di severa ipoglicemia nell’anno precedente, implicando così il rischio di sospensione della patente per un anno.
14 maggio 2013 – DoctorNews33
Technology and privatisation: the future of the NHS
Nel 2030 si potrebbe andare verso un Servizio Sanitario completamente privatizzato? È questo uno degli scenari delineati dall’indagine "Il Futuro del Servizio Sanitario Nazionale: protagonisti a confronto" presentata ieri a Milano e che rappresenta l’adattamento italiano dello studio di The Economist Intelligence Unit "The future of healthcare in Europe". «Per un responsabile governo del Sistema Sanitario proiettarsi in avanti è un dovere» spiega Federico Spandonaro, Economista sanitario all’Università Tor vergata di Roma e coordinatore scientifico del Ceis, che ha dato vita al progetto insieme al Sole 24 Ore Sanità e a Janssen Italia. Il Rapporto realizzato dall’Economist Intelligence Unit ha individuato sulla base dei 4 principali driver di costo e di 7 trend interconnessi, 5 scenari identificabili per il medio-lungo periodo: Il tr