Le parlamentari democratiche Pini e Lorenzin (già ministro della salute quando militava nel centrodestra) vorrebbero alleggerire le norme di valutazione d’indipendenza della ricerca farmaceutica, consentendo anche alle aziende la possibilità di finanziare studi e validare i loro stessi farmaci.
Un emendamento inserito in Decreto Rilancio potrebbe sparigliare le carte sul tavolo della sanità pubblica. Le parlamentari democratiche Pini e Lorenzin (già ministro della salute quando militava nel centrodestra) vorrebbero alleggerire le norme di valutazione d’indipendenza della ricerca farmaceutica, consentendo anche alle aziende la possibilità di finanziare una ricerca sui loro stessi farmaci.
L’emendamento andrebbe ad allentare le norme sul conflitto di interessi tra il ricercatore che valuta l’efficacia di un farmaco e l’azienda che lo produce. Come ben spiegato da Andrea Capocci (il manifesto) “finora, infatti, chi proponeva una sperimentazione clinica doveva dichiarare ad un apposito comitato etico – un organo composto per almeno un terzo da sanitari che non fanno parte della struttura che ospita la sperimentazione – di non aver alcun rapporto con l’azienda produttrice del farmaco oggetto della ricerca.
Se l’emendamento verrà approvato, basterà dichiarare le relazioni con l’azienda, e sarà il comitato etico a valutare caso per caso se vi sia un reale conflitto di interessi. Il tema è tra i più discussi nella comunità scientifica. Un ricercatore che riceva finanziamenti da un’azienda potrebbe essere spinto a valutare in maniera più favorevole un prodotto dello stesso marchio, con il rischio di validare farmaci poco sicuri o inefficaci. Per questo motivo, i ricercatori devono rendere i propri legami con le aziende farmaceutiche nelle pubblicazioni accademiche.
Un vero e proprio obbligo non esiste: diversi studi mostrano che circa la metà dei ricercatori non dichiara i propri conflitti di interessi. La rigida norma sulle sperimentazioni cliniche intendeva impedire che questa prassi arrivasse a influenzare il delicato processo di valutazione dei farmaci”.
“Posto che è giusto – ha commentato Pini al Manifesto – che i comitati etici siano al corrente dei potenziali conflitti di interesse, in certi casi questi divieti assoluti possono creare blocchi all’avvio delle sperimentazioni”.
L’emendamento dovrebbe essere discusso ed eventualmente votato questa settimana.
La sua approvazione potrebbe indirettamente portare ad un riconoscimento formale di tutte le ricerche finanziate anche dall’industria del tabacco e della sigaretta elettronica. D’altronde, se uno studio è condotto con metodo scientifico, replicabile e verificabile, perché mai non dovrebbe essere preso in considerazione?
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