Secondo il professore sarebbe sbagliato tassare le case farmaceutiche che tanti profitti hanno fatto negli ultimi anni, perché ciò ne diminuirebbe la capacità di fare ricerca e sviluppo.
Il professore di Harvard dice la sua su un tema scottante: quello della disuguaglianza economica e del merito in relazione alla tassazione dei «ricchi» e il sostegno statale ai «poveri». E’ coerente il suo discorso?
Of Christian Dalenz | 12 Agosto 2015 | Forexinfo.it
In a editoriale del 19 Giugno sul Corriere della Sera, il professoreAlberto Alesina (Harvard University) ha svolto alcune critiche al modo in cui eminenti economisti come Paul Krugman, Joseph Stiglitz (premi Nobel) e Thomas Piketty (autore del best-seller Il Capitale nel XXI Secolo, a cui abbiamo accennato here) affrontano il tema delle disuguaglianze economiche (tema su cui di recente è uscito uno studio di economisti FMI, che abbiamo riassunto here).
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Secondo Alesina, non è una buona soluzione tassare i ricchi (come consiglia Piketty nelle sue opere), in quanto ciò rappresenterebbe un disincentivo al merito. Come esempio della giustezza di questo ragionamento, secondo il professore sarebbe sbagliato tassare le case farmaceutiche che tanti profitti hanno fatto negli ultimi anni, perché ciò ne diminuirebbe la capacità di fare ricerca e sviluppo. E per quanto riguarda la «la minoranza che non riesce, nonostante l’impegno, a partecipare alla competizione» è lo Stato sociale che deve intervenire per proteggerla.
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Dal libro della Mazzucato si apprendono altre informazioni che smentiscono il senso del discorso di Alesina sulle case farmaceutiche: infatti l’economista italo-americana mostra come le case farmaceutiche, nell’ultimo decennio, abbiano fatto poca ricerca e sviluppo (addirittura si sono moltiplicati i farmaci fotocopia, nuovi prodotti immessi nel mercato identici ad altri già esistenti), e i loro profitti di questi anni sono più che altro derivati da operazioni finanziarie.
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