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Covid. During the months of lockdown, Italians stopped being treated for fear of going to the clinics: -20% the consumption of drugs

Medici e Covid: visite specialistiche dimezzate per paura del contagio

Il Covid ha modificato il comportamento di alcuni pazienti. Per timore di un eventuale contagio, in tantissimi hanno annullato le visite specialistiche. La preoccupazione dei medici.

Emergency live – 20 agosto 2020

La tavola rotonda dei medici sulla sanità durante il Covid, ‘Tempo di ripartire e tornare a curarsi: la salute non può aspettare’ ha dichiarato che “Lo scenario attuale ha inevitabilmente modificato il comportamento dei pazienti che, per timore del contagio, hanno gradualmente limitato la frequentazione degli studi medici. Ciò ha portato ad un inevitabile calo di accessi dei pazienti agli ambulatori di medicina territoriale e specialistica, dall’inizio della pandemia fino alle ultime settimane. Le conseguenze di questo allontanamento non sono banali: un compromesso controllo delle patologie e una mancata aderenza terapeutica. Nel peggiore dei casi, l’abbandono delle cure potrebbe avere un impatto negativo sulla salute degli italiani e sull’intero sistema sanitario“.

È questo, in sintesi, quanto emerso oggi nel corso della tavola rotonda dal titolo sulle conseguenze dell’epidemia da Covid-19 nel rapporto tra i doctors hey patients, moderata dall’amministratore delegato DOC Generici, Riccardo Zagaria, che si è svolta nell’ambito del 41esimo Meeting di Rimini in programma fino al 23 agosto.

L’evento ha visto la partecipazione di Filippo Anelli, presidente della Federazione nazionale degli ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri; Lucio Corsaro, direttore generale di Medipragma; Filomena Maggino, presidente della Cabina di Regia ‘Benessere Italia’; Lorenzo Mantovani, direttore del CESP – Centro di Ricerca Sanità Pubblica dell’Università Milano Bicocca.

MEDICI E PAZIENTI: CALO DELLE VISITE – IL TIMORE DEI CONTAGI COVID

“Il timore del contagio da COVID-19 ha drasticamente diminuito gli accessi ai servizi diagnostici e alle strutture ospedaliere per la prevenzione e il trattamento di diverse patologie- ha commentato Zagaria- Questo gravissimo effetto ha inevitabilmente riacceso il dibattito sull‘importanza della medicina territoriale.

Come azienda farmaceutica vicina sia ai medici di medicina generale sia agli specialisti, ci siamo chiesti come potevamo essere di supporto in questa situazione. Ci siamo interrogati su quali potessero essere le azioni che incoraggiassero i pazienti a ritornare negli ambulatori, con le dovute accortezze, al fine di riconquistare una relazione unica e preziosa che non deve perdersi o scalfirsi a causa della paura del contagio.

Per questo, a breve, DOC Generici lancerà una campagna di sensibilizzazione con l’obiettivo di incoraggiare sia i medici a comunicare l’importanza delle cure sia di sensibilizzare il paziente sull’importanza dell’aderenza terapeutica”.

LA RICERCA DI MEDIPRAGMA

Intanto una ricerca condotta da Medipragma e presentata oggi nel corso dell’evento ha rilevato che “se a febbraio 2020 il medico di medicina generale visitava in media 21 pazienti, nei mesi successivi (aprile/maggio) la media è scesa a 7 pazienti al mese”. Il calo della frequenza di visite dal medico di medicina generale è stato determinato da diversi aspetti. Ha spiegato il direttore Corsaro: “Motivi economici che hanno determinato un calo dal 5% al 12%, allungamento della durata delle singole visite, ricezione dei pazienti esclusivamente per appuntamento, diffidenza dei pazienti nel frequentare ambulatori medici”.

Durante l’emergenza sanitaria, è emerso ancora dall’indagine presentata, c’è stato anche un calo del 33% delle visite cardiologiche, mentre quelle pediatriche sono diminuite del 53%. “È un effetto allarmante- ha commentato ancora Corsaro- che non può essere ignorato. Basti pensare che durante il mese di giugno 2020 solo 3 italiani su 10 hanno effettuato una visita medica, non direttamente correlata al Covid-19 e che a luglio, prendendo ad esempio l’ambito cardiologico, si è rilevata una drastica riduzione di ricoveri per infarto (48% in meno da febbraio a luglio) con significativo aumento delle complicanze e della mortalità”.

La ricerca Medipragma conferma inoltre che gli accessi agli ambulatori da parte dei pazienti ancora non sono tornati ai livelli pre-Covid-19, anche se si osserva una ripresa rispetto al periodo di lockdown. Al contrario, crescono le richieste di ricette digitali e con queste tutti gli strumenti digitali a supporto (piani terapeutici, telemedicina e teleconsulto) che diventano punto nevralgico per il futuro. La gestione della relazione con i propri medici ha subito infine una rivoluzione di linguaggio, affidando lo scambio di informazioni o le richieste di supporto alle comunicazioni da remoto, bypassando così ogni possibile contatto personale: il 74% di coloro che hanno scelto di non effettuare visite, ha fatto sapere Medipragma, comunica con il proprio medico tramite telefono, seguito da WhatsApp ed e-mail, soprattutto nel caso in cui il paziente necessiti di un rinnovo della prescrizione o del piano terapeutico. In conclusione, il dibattito ha fornito alcune possibili soluzioni per consentire il ritorno alle cure da parte dei cittadini, come ad esempio “il superamento della burocrazia, dando maggiore autonomia ai professionisti della salute; l’attivazione e il miglioramento di strumenti di telemedicina; l’integrazione del territorio con le attività specialistiche”. Altra possibile soluzione per rassicurare i pazienti e incoraggiare il ritorno a curarsi è l’organizzazione di “percorsi differenziati tra i pazienti, ovvero tra coloro che sono affetti da Covid-19 e coloro che non lo sono, ma soffrono di altre patologie”. Ultimo punto messo in luce è stata la necessità di “garantire uguaglianza di accesso alle cure su tutto il territorio nazionale”.

ZAGARIA E I MEDICI: “CALO FARMACI DEL 15-20% PER PAZIENTI CRONICI”

“La tavola rotonda di oggi è voluta partire da un’osservazione della realtà, cioè che purtroppo gli italiani durante i mesi di lockdown hanno smesso di curarsi“, Lo ha fatto sapere alla Dire Riccardo Zagaria, amministratore delegato di DOC Generici Srl, in occasione della tavola rotonda dal titolo ‘Tempo di ripartire e tornare a curarsi: la salute non può aspettare’. “Avendo un osservatorio privilegiato- ha spiegato Zagaria- abbiamo avuto la possibilità di vedere settimanalmente i dati di uscita dei farmaci per pazienti cronici, che hanno subito un calo del 15-20%. E non si tratta di un problema di capacità di spesa, perché sono medicinali rimborsati dal Servizio sanitario nazionale, piuttosto c’è stata da una parte una diffidenza e una paura da parte degli italiani di ritornare dal medico, dall’altra anche un problema di sistema”.

Secondo Zagaria, quindi, gli ospedali oggi devono “riadeguarsi e utilizzare dei percorsi anche non Covid all’interno delle proprie strutture”. I dati presentati da Medipragma nel corso della tavola rotonda, ha sottolineato ancora Zagaria, dimostrano che “c’è stato un netto calo dell’ingresso negli ospedali per quanto riguarda i pazienti con patologie croniche e anche di accesso dal medico di medicina generale”. Secondo l’amministratore delegato di DOC Generici, è invece “importante che gli italiani tornino a curarsi– ha aggiunto- perché le conseguenze della ‘non cura’, in termini sociali e di morti, sono superiori rispetto alla paura e al rischio di andare dal proprio medico o nelle strutture ospedaliere. In un’ottica dell’arrivo dell’autunno dobbiamo far sì che questo fenomeno vada a scemare e non ad aumentare”. Zagaria ha infine ricordato come durante l’emergenza sanitaria “le morti per infarto, per fibrillazione atriale o per patologie oncologiche sono state sicuramente superiori ai morti per Covid”, ha concluso.

LE AZIENDE FARMACEUTICHE HANNO RUOLO SOCIALE NELLA LOTTA AL COVID

“Le aziende farmaceutiche hanno un ruolo sociale e vogliamo fare in modo che le persone tornino a curarsi. Per questo ci metteremo a disposizione lanciando anche una campagna social e tv, che partirà a settembre, per dire agli italiani che è ora di ricominciare a curarsi, soprattutto in un’ottica di un possibile rialzo dei casi di Covid in autunno”, ha proseguito Riccardo Zagaria. “Molto spesso nel nostro Paese le aziende farmaceutiche sono viste come quelle che ‘vogliono fare profitto sulla salute dei cittadini’- ha proseguito Zagaria- mentre invece basta solo pensare agli investimenti che ora si stanno facendo per i vaccini contro il Covid-19: sono tutti investimenti privati trainati dalle industrie farmaceutiche, che ovviamente devono fare profitto, perché sono aziende. Ma la ricerca senza il privato non esisterebbe. La chiave è sicuramente una collaborazione tra pubblico e privato; ma soprattutto in sanità, se togliamo gli investimenti privati che provengono dalle aziende farmaceutiche, la ricerca non ci sarebbe. Pubblico e privato devono viaggiare insieme- ha concluso- non esiste l’uno senza l’altro”.

ZAGARIA E DOC GENERIC: “DONATI 300MILA EURO AGLI OSPEDALI LOMBARDI”

“Durante l’emergenza sanitaria abbiamo donato 300mila euro alle strutture ospedaliere lombarde“, ha aggiunto Zagaria. “In tempi di Covid, per far sì che la popolazione costretta a casa dal lockdown avesse la possibilità di continuare a curarsi- ha proseguito Zagaria- insieme a Pharmercure abbiamo dato la possibilità ai cittadini di Lombardia e Piemonte di ordinare farmaci e prodotti da banco, con consegna gratuita a casa, per limitare gli spostamenti delle persone più vulnerabili e per contenere il rischio di contagio”. L’ad di DOC Generici ha infine ricordato la “storica” collaborazione con la Onlus Banco Farmaceutico, che “la scorsa settimana, dopo l’esplosione a Beirut, è stata la prima a donare e inviare 10mila confezioni di antibiotici ai cittadini”.

MEDICI E CORONAVIRUS, MEDIPRAGMA: “PER IL 62% DEGLI ITALIANI SÌ A VACCINO ANTI COVID-19″

“Il 49,8% ha dichiarato di essere favorevole a fare vaccino influenzale (con picco tra gli over 65) e il 62% degli intervistati sarebbe disposto a una vaccinazione anti-Covid (con picco del 72% tra gli anziani), qualora fosse disponibile un vaccino entro Natale”. Lo ha fatto sapere Lucio Corsaro, direttore generale di Medipragma, presentando una ricerca condotta di recente online tra la popolazione italiana e presentata nel corso della tavola rotonda dal titolo ‘Tempo di ripartire e tornare a curarsi: la salute non può aspettare’.

“Una delle conseguenze non ovvie della epidemia da Covid-19- ha proseguito Corsaro- è stato lo svuotamento degli accessi ambulatoriali. Oculisti, dermatologi, pediatri, dottori di medicina di generale hanno registrato un calo forte degli accessi, con punte del -57% per le visite andrologiche e del -50% per quelle ginecologiche”. Dalla ricerca è inoltre emerso che c’è stata una riduzione degli accessi per infarto miocardico, con conseguente aumento della mortalità. “Anche le visite generiche quotidiane da medici di base e pediatri sono diminuite, con picchi nel mese di maggio 2020- ha spiegato il dg di Medipragma- e non sono ritornate ai livelli dell’estate 2019”. Secondo Corsaro, quindi, il “48% degli italiani nel periodo segnato dal Covid ha preferito rinviare visite mediche non urgenti per paura del contagio e per rischi avvertiti nel recarsi in ospedale o ambulatorio. Il 12%, infine, le ha rinviate per minori disponibilità economiche”, ha concluso.

FNOMCEO: “PERIODO DRAMMATICO ANCHE PER PAZIENTI NON COVID”

“Il periodo Covid è stato drammatico non solo per i malati da Coronavirus ma anche per quelli che ordinariamente si rivolgevano al Servizio sanitario nazionale. I dati presentati oggi evidenziano come ci sia stato un abbandono delle cure, un rallentamento e una riduzione dell’assistenza di tutti i soggetti non Covid, che però avevano bisogno di cure”. Lo ha detto Filippo Anelli, presidente della Federazione nazionale degli ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri (Fnomceo), intervenendo alla tavola rotonda che si è svolta oggi nell’ambito del 41esimo Meeting di Rimini.

“Questo ha determinato anche un aumento delle diseguaglianze– ha proseguito Anelli- perché ovviamente le persone più povere sono state le più colpite, creando un vero e proprio problema di salute pubblica oltre che di accentuazione di quelle differenze che già prima del Covid esistevano ed erano oggetto di una grande discussione soprattutto nel mondo medico. Noi da sempre, infatti, consideriamo l’uguaglianza delle cure una delle questioni strategiche della professione. Tutti abbiamo diritto alla tutela della salute”. Durante l’emergenza sanitaria, ha aggiunto il presidente della Fnomceo, gli ospedali “non sono riusciti ad essere flessibili e ad avere un personale in grado di seguire tutti i malati, non solo quelli Covid, lasciando fuori moltissime persone che avevano bisogno di altre cure”. Il Servizio sanitario nazionale era infatti orientato “esclusivamente alla dimensione economica, in un’ottica di contenimento dei costi- ha spiegato Anelli- e questo ha prodotto nel tempo una riduzione del personale e dei posti letto. Ma nel giro di un anno, da quando è arrivato il ministro Speranza, c’è stato un impegno a favore di risorse del Servizio sanitario nazionale che non si era mai visto prima. Abbiamo assistito ad un cambio di strategia che secondo noi è fondamentale, prendiamo solo come esempio il numero dei posti per le scuole di specializzazione: due anni fa erano 6mila, l’anno scorso 8mila, quest’anno ‘grazie’ al Covid siamo a 14.200. Insomma ci si è resi conto che mancavano risorse, personale e medici specialisti“.

In merito ai farmaci, infine, ci sono “dati impressionanti che mostrano un abbandono delle terapie. Alcuni farmaci- ha aggiunto ancora Anelli nel corso dell’evento- prima dell’emergenza erano sottoposti a piano terapeutico, ma ‘improvvisamente’ durante il periodo Covid il rinnovo dei piani terapeutici è sparito, consentendo ai medici di famiglia e ai pediatri di poter prescrivere farmaci anche in assenza di un rinnovo di un piano terapeutico”. E questo, secondo il presidente della Fnomceo, pone una questione di fondo: “L’aderenza all’appropriatezza prescrittiva del farmaco è legata ad un processo burocratico che di fatto ha complicato il sistema. Tale burocratizzazione nel periodo Covid è diventata un ostacolo alle cure tanto, che il governo ha deciso di eliminarla. Abbiamo bisogno di un processo di semplificazione che riproponga in maniera ancora più forte il concetto secondo cui, ad essere fondamentali- ha concluso- sono le competenze e le abilità del medico, non la burocrazia che c’è dietro”.

E’ POSSIBILE TORNARE A CURARSI IN SICUREZZA?

“Oltre 12,5 milioni di esami diagnostici, 20,4 milioni di analisi del sangue, 13,9 milioni di visite specialistiche e 600mila gli interventi chirurgici (di cui 50mila oncologici) sono stati cancellati, oltre un milione di ricoveri posticipati con liste di attesa che rischiano di arrivare a livelli insostenibili per un Servizio sanitario nazionale basato su equità e universalismo che tutto il mondo guarda con ammirazione. È un quadro che dimostra come il nostro Paese rischi concretamente di trovarsi di fronte a un’altra emergenza”. Così Filomena Maggino, presidente della Cabina di Regia ‘Benessere Italia’ presso la Presidenza del Consiglio dei ministri, intervenendo alla tavola rotonda.

“Abbiamo il dovere di affrontare questa paura con responsabilità– ha proseguito Maggino- infondendo fiducia a tutti i cittadini e rassicurandoli sullo stato di sicurezza dei nostri ospedali, dei nostri ambulatori, dei nostri studi medici, che hanno con coraggio e straordinaria abnegazione dimostrato in questi mesi quanto hanno a cuore la salute di tutti noi”. Il benessere dei cittadini deve essere “al centro delle decisioni”, secondo Maggino, che poi ha fatto un esempio: “Entro 4 anni non saremo in grado di curare i bambini malati di diabete. La cura interviene quando la salute non c’è più. E invece dobbiamo intervenire prima- ha sottolineato- sulla consapevolezza dei cittadini, sul proprio stile di vita. Ci vuole una visione reticolare. Per questo la Cabina di Regia aveva fatto delle riflessioni sull’approccio sistemico, su come intervenire per mantenere la salute e non sulla cura che è successiva. Dobbiamo porre al centro delle decisioni le persone e l’ambiente che le ospita”. Tornare a curarsi, rientrare negli ospedali per accedere a diagnosi e trattamenti “rapidamente e in assoluta sicurezza è possibile- ha spiegato la presidente della Cabina di Regia ‘Benessere Italia’- Non bisogna infatti abbassare la guardia ed è fondamentale l’uso corretto dei dispositivi di protezione (che comprende anche il loro corretto smaltimento) come principio di libertà e rispetto per noi stessi e per gli altri. Questo è il messaggio che voglio lanciare a tutti. È un passaggio fondamentale per garantire salute e benessere a tutta la popolazione ed evitare così che la paura del contagio prenda il sopravvento. Il rischio, infatti, è quello di generare un’ulteriore crisi di salute pubblica dovuta all’interruzione di attività di prevenzione e trattamento, cruciali per tutti cittadini e per i numerosi pazienti che necessitano di cure regolari”.

Ridurre le diseguaglianze e garantire benessere ai cittadini è quindi “la missione della Cabina di regia ‘Benessere Italia’ che ho l’onore di presiedere- ha sottolineato Maggino- una sfida istituzionale e sociale alla quale non dobbiamo e non possiamo sottrarci. Una sfida che vede la salute pubblica al centro, ma che deve essere affrontata con un approccio integrato. Solo insieme, società, cittadini, istituzioni, si può affrontare”.

L’Italia, secondo Maggino, ha saputo “reagire alla fase più acuta della pandemia. Adesso ci prepariamo con lo stesso spirito ad affrontare qualsiasi tipo di scenario in autunno. Anche durante questi giorni di agosto occorre tenere fermo il principio di prudenza e il rispetto delle regole dettate dalle autorità sanitarie- ha sottolineato- Ma alla ripresa sarà altrettanto cruciale fare in modo che nessuno resti indietro sotto il profilo della diagnosi, cura e trattamento di qualsiasi patologia. Per questo bisogna anche ripensare ed investire sui servizi territoriali alla persona, che sono fondamentali”. Il Governo, ha fatto poi sapere la presidente di ‘Benessere Italia’, si è “già impegnato per una drastica riduzione delle liste di attesa accumulate. Far leva però sul senso di fiducia è in prospettiva il migliore strumento affinché trattamento, cura, prevenzione per tutti possano tornare a essere la normalità. Non possiamo permetterci proprio oggi di farci sopraffare dalla paura e abbassare l’asticella del diritto alle cure. Altrimenti avremo forse vinto solo la prima battaglia- ha concluso- ma la nostra comunità soffrirà le conseguenze di una sconfitta più pesante”.

 

Redazione Fedaiisf

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