La casella di posta elettronica certificata l’ha solo il 31% dei medici contro il 93% degli avvocati, il 94% dei commercialisti, il 100% dei notai e il 95% dei geometri
Tecnici e politici delle regioni sembrano divisi tra loro sull’atteggiamento da assumere nei confronti dei medici di famiglia e del loro sindacato Fimmg che vuole la convenzione ma contro l’attuale versione ha indetto lo sciopero del 19 maggio. In realtà se il comitato di settore formato da assessori ha firmato un’intesa a marzo in cui mette al riparo gli emolumenti dei Mmg dalla possibilità che siano destinati a finanziare le nuove aggregazioni, la Sisac – agenzia tecnica controparte – ha negato questa interpretazione.
Nel mezzo ci sta l’atto d’indirizzo scritto dagli assessori ma a quanto pare in termini più filo-Sisac che consoni all’intesa con i sindacati. Il 7 maggio si attende l’incontro comitato di settore-sindacati-Sisac per l’interpretazione autentica dell’Atto. Ma intanto nell’ambito della conferenza delle regioni voci fanno trasparire la possibilità che dalle prossime tornate la Sisac, agenzia “tecnica”, possa essere assistita da esponenti del Comitato di settore, formato da assessori e vice e di più diretta emanazione politica.
Nei giorni scorsi il segretario Fimmg Giacomo Milillo ha replicato al presidente del Comitato di Settore Claudio Montaldo che o c’è un nuovo atto d’indirizzo in ballo o c’è solo l’atto d’indirizzo noto e su quella base non si fanno passi avanti. Montaldo, è assessore sanità ligure, a DoctorNews aveva ventilato come possibile il riavvio e la chiusura “felice” della trattativa con i sindacati spiegando che il testo dell’Atto recepisce l’intesa di marzo ma solo con parole un po’ diverse. Milillo ribatte che i due testi sono molto diversi e che nell’ultimo incontro con i sindacati Sisac, sconfessando il Comitato di settore, lo ha rivelato. «Bisogna capire chi è il padrone, cioè chi più esprime le volontà prevalenti nelle regioni – spiegano in sede Fimmg – se la Sisac che ha un’interpretazione pericolosa dell’Atto per noi medici, o gli Assessori quando manifestano la volontà di chiucere».
Quanto agli altri sindacati, seppur non orientati allo sciopero, le basi stanno premendo per non trattare una convenzione “a perdere” e sono più critici di Fimmg verso la legge Balduzzi che impone la rivoluzione sul territorio senza investimenti aggiuntivi. Chiedono addirittura di cambiarla.
Mauro Miserendino – 2 maggio 2015 – Dotor33
Sanzioni a medici sprovvisti di Pec, Conte (Fnom): ipotesi senza senso
Gli ordini professionali sono buoni contabili, e i loro numeri non tradiscono. Così viene fuori che, pur essendo obbligatoria per tutti i professionisti dal 2008, la casella di posta elettronica certificata l’ha solo il 31% dei medici contro il 93% degli avvocati, il 94% dei commercialisti, il 100% dei notai e il 95% dei geometri. Sono 1 milione e 150 mila i professionisti che hanno segnalato al rispettivo ordine locale di avere una casella di posta elettronica (e 4,5 milioni di imprese anche individuali) e sono stati iscritti al registro governativo Ini-Pec, ma a quanto pare i medici restano circa 100 mila in questo drappello, o poco più. Qualche media ventila l’ipotesi di sanzioni: per Luigi Conte segretario Fnomceo non avrebbero logica.
«Per avvocati e notai – spiega – la Pec è strumento di lavoro, come lo è tra i medici per i consulenti tecnici d’ufficio che devono trasmettere i loro atti ai tribunali e infatti ce l’hanno tutti. Ma a parte i Ctu, ricordo che ci sono 120 mila ospedalieri che di norma non hanno rapporti con ministeri, 55 mila medici di famiglia, 50 mila odontoiatri che usano la Pec di rado e 120 mila pensionati “nativi” del cartaceo che magari non esercitano ma restano iscritti all’Ordine provinciale per senso d’appartenenza. Inoltre ci sono colleghi che l’hanno ma non la comunicano all’Omceo. Tra l’altro per molti non è subito consultabile, e se un paziente la utilizzasse per chiedere una visita urgente e l’e-mail fosse letta una settimana dopo sarebbe un pasticcio.
vari motivi insomma fanno sì che un sistema cervellotico, reso obbligatorio in funzione dell’iscrizione a qualunque Ordine professionale, sia disatteso, e non bisogna scandalizzarsi. Fnomceo peraltro aggiorna il Registro governativo per i Ctu, che in caso contrario potrebbero perdere opportunità, ad esempio non ricevendo l’invito del giudice a una consulenza». Per Conte, «qualsiasi meccanismo sanzionatorio per chi non ha Pec sarebbe inconcepibile. Andrebbero prima specificate tutte le tipologie d’iscritti agli ordini che ragionevolmente non sono interessate all’obbligo di utilizzare la Pec.
Generalizzare non ci porterebbe da nessuna parte». A proposito di sanzioni, Conte è reduce da un incontro al Ministero della Salute dove è rimbalzato dalla stato-regioni il vincolo per i medici di prescrivere solo esami diagnostici previsti da protocolli, pena possibili ripercussioni pecuniarie. «Condizionare l’operato di una professione con norme repressive senza un percorso né condiviso nel tempo in termini di formazione né definito da norme sulla responsabilità, è molto grave», tuona Conte. «E’ il classico esempio di come chi legifera tenda a giudicare persone e comportamenti partendo dal generale senza considerare il particolare: in questo caso, il medico che prescrive nel quotidiano di fronte al dramma di una malattia e di un paziente. La professione non accetterà decisioni che calano il sipario sul Servizio sanitario nazionale e sui diritti del cittadino».