CONTRASTARE il fenomeno dei giovani ricercatori che si trasferiscono all’estero, favorire il rientro degli italiani già emigrati, attrarre "cervelli" stranieri e i visiting scientist italiani o stranieri: sono i quattro punti cardinali del progetto della Regione Piemonte che vedrà uno stanziamento nei prossimi tre anni di 40 milioni di euro. Una politica che dovrebbe nel prossimo triennio servire ad attutire i drastici tagli alla ricerca già decisi dal governo con la legge finanziaria di agosto e che è in linea con la richiesta del Piemonte di ottenere sempre più autonomia in questa materia come per la sanità e la scuola.
Uno degli strumenti attraverso i quali passerà la strategia dell’assessore regionale Andrea Bairati è l’accordo, firmato ieri a Roma, con il Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr), l’Istituto Nazionale di Ricerca Metrologica (Inrim), l’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (Infn) e l’Ente per le Nuove tecnologie, l’Energia e l’Ambiente (Enea). Mentre numerosi precari proprio di questi enti pubblici erano in piazza ancora ieri per manifestare contro le condizioni di perenne precariato che vengono imposte alla forza lavoro del mondo scientifico piemontese.
«L’accordo – ha detto Andrea Bairati – si può considerare una prima applicazione concreta di federalismo nel campo della ricerca. In questi anni abbiamo investito oltre 300 milioni di euro su questo fronte e per il sistema universitario piemontese a favore del diritto allo studio, della residenzialità e dell’edilizia universitaria, degli assegni di ricerca per il contenimento della fuga dei cervelli».
Obiettivo dell’intesa siglata ieri a Roma non è solo l’aumento del numero di ricercatori impegnati negli istituti di ricerca piemontesi, ma l’innalzamento del livello complessivo della qualità e dell’efficacia del sistema. Per il primo anno di applicazione dell’accordo, la Regione Piemonte investirà quasi 1 milione per l’attivazione di 60 assegni di ricerca. Di questi una decina saranno destinati a visiting scientist, giovani stranieri che vengano a insegnare o a lavorare per un periodo a Torino.
«La mobilità intellettuale è altamente formativa – detto il presidente del Cnr, Luciano Maiani occorre però fornire ai giovani cervelli italiani e stranieri condizioni certe di inserimento e di avanzamento nel mondo del lavoro, mediante selezioni meritocratiche. Inoltre, la politica della ricerca ha bisogno di un forte radicamento territoriale e in questa prospettiva, gli accordi con gli enti locali rivestono una particolare importanza».
La Repubblica del 17/10/2008 , articolo di OTTAVIA GIUSTETTI ed. Torino p. 09
af