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Contaminazione diffusa da farmaci nei fiumi dei Parchi nazionali del Regno Unito

I prodotti farmaceutici stanno inquinando tutti i fiumi dei parchi nazionali inglesi. Gli API rilevati più frequentemente sono stati la caffeina, la carbamazepina, la metformina, la fexofenadina e la cetirizina, rilevati in oltre il 60% dei punti di campionamento

I prodotti farmaceutici stanno inquinando tutti i fiumi dei parchi nazionali inglesi

Proteggere questi ambienti insostituibili e garantire la salute della fauna selvatica e dei visitatori

Greenreport – 19 agosto 2024

The study “Pharmaceutical Pollution of the English National Parks has been publish”, pubblicato recentemente on Environmental Toxicology and Chemistry da un team di ricercatori dell’università di York e del Rivers Trust ha rivelato una contaminazione diffusa da farmaci dei fiumi nei Parchi nazionali inglesi e ha ruilevato la presenza nelle s acque di antidepressivi, anticonvulsivanti, antimicrobici, sostanze antinfiammatorie, regolatori dei lipidi e trattamenti per il diabete.

Lo studio ha trovato prodotti farmaceutici in 52 delle 54 località fluviali monitorate in tutti i 10 Parchi nazionali in Inghilterra e i ricercatori evidenziano che «Alcuni prodotti farmaceutici sono stati trovati a livelli preoccupanti per la salute degli organismi di acqua dolce e per gli esseri umani che entrano in contatto con l’acqua, evidenziando la necessità di una regolamentazione più severa e di un maggiore monitoraggio di alcuni dei territori più amati d’Inghilterra».

Anche se lo studio ha scoperto che i livelli di inquinamento farmaceutico erano generalmente più bassi nei Parchi nazionali che nei fiumi delle città del Regno Unito, ha identificato delle eccezioni allarmanti: «Alcuni fiumi nel Peak District e nell’Exmoor hanno mostrato concentrazioni di prodotti farmaceutici più elevate rispetto a quelle osservate nelle principali città come Londra. Per quest’ultima località, il campionamento è avvenuto durante un periodo portata fluviale molto basso, riducendo così notevolmente la diluizione dei prodotti farmaceutici e sottolineando i problemi che porterà che il previsto futuro aumento della frequenza delle siccità» .

Nel Peak District, nell’Exmoor, nel Lake District, nel South Downs e nella New Forest alcuni prodotti farmaceutici erano a livelli potenzialmente dannosi per pesci, invertebrati e alghe e i ricercatori evidenziano che «Le concentrazioni di antibiotici in località del Peak District e di Exmoor erano più alte dei livelli che si pensava potessero selezionare la resistenza antimicrobica nei batteri. Questo è preoccupante per la salute degli esseri umani che amano gli spazi acquatici per il nuoto libero, la canoa e altri sport acquatici».

Alistair Boxall, del Dipartimento di ambiente e geografia dell’Università di York, ha spiegato che «La maggior parte del lavoro sull’inquinamento farmaceutico nel Regno Unito si è concentrato sui fiumi urbani. Questo studio è unico in quanto esplora aree in cui potremmo aspettarci bassi livelli di inquinamento e abbiamo dimostrato che non è così. Dato il valore ecologico unico di queste aree protette, la nostra ricerca evidenzia che la presenza di questi prodotti farmaceutici è preoccupante. I nostri parchi nazionali sono veri e propri hotspot per la biodiversità e sono essenziali per la nostra salute fisica e il nostro benessere mentale, quindi dobbiamo agire rapidamente per proteggere questi ambienti insostituibili e garantire la salute della fauna selvatica e dei visitatori».

La ricerca si è concentrata su dieci parchi nazionali, che coprono quasi il 10% della superficie terrestre dell’ Inghilterra e con una popolazione umana di circa 320.000 residenti permanenti, luoghi forniscono un punto di riferimento per la ricreazione e il turismo per circa 90 milioni di visitatori ogni anno. I campioni sono stati raccolti da ogni luogo di campionamento nell’inverno e nell’estate del 2022. La contaminazione farmaceutica è stata riscontrata diffusamente. Il maggior numero di active pharmaceutical ingredients (API) –  29 – è stato rilevato nel Peak District, mentre il minor numero di API  – 7 –  è stato rilevato nello Yorkshire Dales. Gli antistaminici cetirizina e fexofenadina e il trattamento per il diabete di tipo 2, metformina, sono stati rilevati in tutti i parchi nazionali.

Gli API rilevati più frequentemente sono stati la caffeina, la carbamazepina (un anticonvulsivante), la metformina, la fexofenadina e la cetirizina, rilevati in oltre il 60% dei punti di campionamento. Rose O’Neill, direttrice generale della Campaign for National Parks, ha commentato: «I Parchi nazionali dovrebbero essere pieni di corsi d’acqua incontaminati e ricchi di fauna selvatica, ma la cruda verità è che ogni singolo fiume e lago è inquinato.  Che la situazione nei parchi nazionali sia peggiore che altrove è una perversità del sistema idrico che non funziona. Nonostante siano riconosciuti a livello internazionale come aree protette per la natura, all’interno dei parchi nazionali molti impianti fognari operano con standard molto più deboli rispetto a quelli di città e paesi. La piaga dell’inquinamento delle acque dovrebbe essere affrontata ovunque e la bonifica deve iniziare nei Parchi nazionali. Il governo deve garantire che vengano rispettati gli standard più elevati e che le aziende e gli enti regolatori siano ritenuti responsabili per riportare in piena salute i corsi d’acqua dei Parchi nazionali, amati e apprezzati da milioni di persone».

Lo studio invita ad assumere un approccio multiforme per affrontare il problema  e Boxall chiede al governo, alle autorità locali e all’industria idrica di «Lavorare insieme per migliorare il monitoraggio nei Parchi nazionali, per ulteriori investimenti in tecnologie di trattamento per proteggere i fiumi nei parchi nazionali e un’ulteriore esplorazione del potenziale impatto dei prodotti farmaceutici sulla salute degli ecosistemi dei Parchi.  Ci sono diverse ragioni per cui questi fiumi sono più inquinati di quanto ci si possa aspettare, tra cui una minore diluizione, una minore connettività ai sistemi di trattamento delle acque reflue, un trattamento delle acque reflue più vecchio e meno tecnologico e aumenti stagionali della popolazione dovuti al turismo. E’ il fatto che si estendono in luoghi spesso remoti e fragili che rende i nostri Parchi nazionali particolarmente vulnerabili a questo tipo di inquinamento. E’ fondamentale che le autorità si uniscano per affrontare urgentemente questo problema».

Le sostanze farmaceutiche vengono spesso rilasciate nell’ambiente naturale attraverso l’urina dopo che una persona ha assunto il medicinale, ma potrebbero finirci anche a causa dello smaltimento improprio di medicinali inutilizzati o dell’uso di medicinali sugli animali.  I Parchi nazionali inglesi hano spesso corpi idrici riceventi a “bassa portata”, quindi c’è meno acqua per diluire gli inquinanti provenienti dagli impianti di trattamento delle acque reflue. Di conseguenza, la concentrazione di prodotti farmaceutici può essere più elevata rispetto ai fiumi con un volume d’acqua maggiore.

Lo studio fa notare che «Gli impianti di trattamento delle acque reflue nei parchi nazionali spesso hanno tecnologie di trattamento più vecchie o meno sofisticate, che sono molto meno efficaci nel rimuovere i prodotti farmaceutici dalle acque reflue. A causa dei vincoli infrastrutturali, è anche più probabile che questi luoghi abbiano fosse settiche e altre strutture di stoccaggio e trattamento dell’acqua più basilari».

Inoltre,  i parchi nazionali registrano anche enormi fluttuazioni stagionali nei numeri della popolazione, ad esempio alti volumi di turisti durante le stagioni di punta, il che mette a dura prova le infrastrutture di trattamento delle acque reflue, portando potenzialmente a livelli maggiori di scarico di prodotti farmaceutici. Lo studio avverte che «I potenziali impatti sulla salute umana non devono essere sottovalutati» e rileva che «La presenza di alcuni antimicrobici è al di sopra dei livelli di sicurezza per la selezione della resistenza nei batteri e questo potrebbe contribuire alla crisi globale della resistenza antimicrobica».

Rob Collins, direttore Policy and science di Rivers Trust, sottolinea che «Sono diversi gli approcci che devono essere adottati per affrontare il problema. Sebbene abbiamo bisogno di vedere maggiori investimenti nel trattamento tradizionale delle acque reflue, anche tecnologie di trattamento più naturali come le zone umide possono svolgere un ruolo importante, in particolare in questi ambienti più rurali dove c’è spazio per implementare tali soluzioni basate sulla natura. E’ anche importante che la manutenzione e la gestione delle fosse settiche siano migliorate e che vengano applicate nuove norme governative in materia. Anche noi, l’opinione pubblica, possiamo fare la nostra parte; poche persone sono a conoscenza dei programmi di ritiro dei medicinali, tramite i quali tutti i medicinali non aperti, inutilizzati e scaduti possono essere portati alla farmacia locale, anziché gettati nel water e nella fognatura».

John Wilkinson, Dipartimento di ambiente e geografia dell’Università di York, ha concluso: «Il modo in cui le persone interagiscono con gli spazi selvaggi significa che i parchi nazionali e le loro comunità sono particolarmente vulnerabili. Poiché esiste una più stretta connettività delle persone con l’ambiente attraverso attività ricreative nei parchi nazionali, come il nuoto libero, lì potrebbe esserci anche una minaccia molto più grande per la salute umana.  E’ davvero importante che raccogliamo più dati di monitoraggio, per consentirci di misurare con maggiore accuratezza gli API: questo è l’unico modo in cui possiamo continuare a ottenere i migliori benefici ecologici, sociali, mentali e fisici possibili dai nostri meravigliosi parchi nazionali. E’ solo comprendendo il pericolo dell’inquinamento farmaceutico che possiamo gestire adeguatamente le sue minacce».

Redazione Fedaiisf

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