È di pochi giorni fa la notizia, riportata dalla stampa, del reato di comparaggio contestato dalla Procura della Repubblica di Bologna a medici, farmacisti e a dirigenti e a un ISF di un’azienda farmaceutica. Questo episodio segue di circa un anno analogo avvenimento avvenuto a Bari.
L’AIISF considera questi episodi inaccettabili e li condanna nella maniera più assoluta.
Facts of this kind, even if sporadic and committed by a few elements (we wouldn't even call them ISF), discredit the entire category of 25,000 Italian whistleblowers who work honestly and in compliance with the law.
Possiamo comprendere che la pressione parossistica alle vendite di alcune aziende o per salvaguardare il proprio posto di lavoro o più semplicemente prendere premi inopinatamente legati alle vendite possano spingere i soggetti più deboli ad atteggiamenti non consoni alla deontologia, ma mai e poi mai siamo disposti a giustificarli.
Nessuno vuol contestare il diritto delle Imprese Farmaceutiche a fare profitti né che l’informazione scientifica possa essere orientata alla vendita, ma, proprio perché il farmaco non è un bene di consumo qualunque e proprio per evitare conflitti d’interesse, l’ISF non dovrebbe avere niente a che fare con le vendite, che competono ad altri.
È da tempo che si vuol far passare in Italia la figura dell’Informatore “commerciale”. È bene che si sappia che se dovesse accadere una cosa del genere i casi di comparaggio aumenterebbero a dismisura.
Auspichiamo che Farmindustria faccia valere il Codice Deontologico che si è data e che lo Stato inasprisca le pene per chi viene giudicato colpevole di tali reati.
Invitiamo infine tutti i Colleghi che si dovessero sentire “costretti” ad infrangere la legge a rivolgersi immediatamente alle nostre sezioni, presenti in ogni provincia, presso le quali avranno tutta l’assistenza legale di cui necessitano.