Nei confronti dell’ex ministro De Lorenzo è stato convalidato il risarcimento allo Stato pari a 2.582.284,50 euro, mentre nei confronti di Poggiolini è stata confermata la somma di 5.164.569,00 euro a favore dello Stato.
Roma – (Adnkronos) – Lo ha stabilito la Suprema Corte a sezioni unite civili respingendo il ricorso dell’ex ministro della Sanità e dell’allora direttore generale del Servizio farmaceutico nazionale del ministero.
Roma, 12 apr. – (Adnkronos) – Duilio Poggiolini e Francesco De Lorenzo legittimamente sono stati condannati dalla Corte dei Conti a rifondere lo Stato con un maxi risarcimento per il danno all’immagine. Lo ha sottolineato la Cassazione a sezioni unite civili respingendo il ricorso di De Lorenzo, ex ministro della Sanità negli anni ’90 e di Poggiolini che all’epoca dei fatti era direttore generale del Servizio farmaceutico nazionale del ministero.
Le richieste di risarcimento, ricostruisce la sentenza 5756, traevano origine da sentenze penali definitive emesse per i reati di corruzione o concussione ascritti a Poggiolini e a De Lorenzo che, negli anni 1982-1992, nelle posizioni rispettivamente rivestite nell’ambito della pubblica amministrazione, "avevano percepito somme da numerose case farmaceutiche, producendo un danno erariale derivato dalla ingiustificata lievitazione della complessiva spesa farmaceutica, determinata dalla violazione degli obblighi di servizio riferibili a ciascuno".
La Cassazione ha altresì confermato la legittimità del maxi risarcimento inflitto dai giudici contabili nel 2009 ad altri esponenti del ministero e a ex docenti universitari. In particolare, piazza Cavour nei confronti dell’ex ministro De Lorenzo ha convalidato il risarcimento allo Stato pari a 2.582.284,50 euro, mentre nei confronti di Poggiolini è stata confermata la somma di 5.164.569,00 euro a favore dello Stato. In particolare, per quello che riguarda la posizione dell’ex ministro De Lorenzo, piazza Cavour ha ricordato che l’ex ministro "è stato chiamato a rispondere nella qualità di sottosegretario prima e in quella di ministro poi, per il danno all’immagine arrecato alla pubblica amministrazione in relazione agli illeciti, accertati in sede penale, che avevano determinato una ingiustificata levitazione della complessiva spesa farmaceutica".