L’azienda francese prevede scorte aggiuntive per 14 settimane. Preoccupa sempre di più il mancato raggiungimento di un accordo tra l’Unione europea e Londra. Qualche settimana fa, una decisione simile era stata presa anche da Astrazeneca
Redazione Aboutpharma – 2 agosto 2018
Per l’effetto Brexit, le aziende corrono ai ripari. Come aveva già fatto Astrazeneca, anche Sanofi aumenta le proprie scorte. L’aumento prevede immagazzinamenti di medicinali per ogni area terapeutica per 14 settimane. Esclusi medicinali che sono costantemente a basso profilo di stoccaggio. Aumentate anche le scorte di vaccini. Ne da notizia il Washington Post.
Hard Brexit
Ciò che più spaventa le aziende è la mancanza di un accordo tra Ue e Regno Unito. In quel caso la Gran Bretagna uscirebbe dall’Europa senza poter contrattare alcune questioni decisive per la sopravvivenza del mercato farmaceutico. Sanofi, per esempio, potrebbe avere difficoltà a portare avanti le attività di controllo qualità che allo stato attuale sono sul continente, ma nelle quali sono operativi diversi professionisti di origine britannica. Senza un accordo, c’è il rischio di forti tagli della forza lavoro d’oltremanica. La preparazione per la Brexit è stata avviata un anno fa e la succursale britannica si è attivata sei mesi dopo.
La pipeline
In totale ci sono 2600 farmaci nella fase di preparazione in Gran Bretagna e 45 milioni di pazienti vengono riforniti con medicinali provenienti dallo Uk. 37 milioni quelli che invece li ricevono dal continente. Il mercato rischia di collassare. I prezzi potrebbe alzarsi (con possibili dazi) e le scorte non essere comunque sufficienti. Secondo l’Agenzia europea dei medicinali ci sono almeno 108 medicinali “only britain” che devono comunque essere dispensati e quindi tenuti in stoccaggio.
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