“Bisogna garantire il diritto alla tutela della salute in un nuovo contesto, organizzando il sistema sanitario secondo i principi di appropriatezza delle cure, costo/efficacia, riduzione al massimo degli sprechi, gestione manageriale basata su una valutazione trasparente dei risultati". THE FULL DOCUMENT.
24 DEC – Annunciata domenica alla conferenza stampa di fine anno siamo in grado di anticiparvela. Ecco l’Agenda Monti, titolata "Cambiare l’Italia, Riformare l’Europa: Agenda per l’impegno comune", sulla quale il professore cercherà consensi e appoggi per la sua "salita in politica".
Nelle 25 cartelle del documento c’è anche la sanità per la quale, come per il welfare, esistono due alternative: "O cercare di conservare il welfare state com’è, rassegnandoci a tagli e riduzioni di servizi per far fronte ad una spesa sempre crescente. O provare a rendere il sistema più razionale e aperto all’innovazione". Ma "senza contrapporre sanità pubblica e sanità privata, perché ombre e luci, meriti e sprechi, esistono in entrambe".
E il nostro Ssn? Per Monti non c’è dubbio: "Il servizio sanitario nazionale resta una conquista da difendere e rafforzare attraverso innovazione, efficienza e professionalità". Ma qualcosa va cambiato.
Ecco il paragrafo integrale dedicato alla sanità.
"L’Europa e la sua agenda di disciplina delle finanze pubbliche e riforme strutturali sono nemiche del welfare? No. Lo Stato sociale è il cuore del modello sociale europeo e della sua sintesi tra efficienza ed equità, mercato e solidarietà. Realizzare obiettivi di redistribuzione e di lotta contro le diseguaglianze senza attenuare le energie per la crescita è la sfida politica centrale del nostro tempo. Di per sé l’Europa non limita i modi in cui si possono perseguire fini sociali e di equità, ma impedisce di finanziarli con una illimitata creazione di debito. E ci impone di capire che il modello che abbiamo costruito si sta incrinando sotto il peso del cambiamento demografico e della sempre più difficile sostenibilità finanziaria.
Abbiamo due alternative. O cercare di conservare il welfare state com’è, rassegnandoci a tagli e riduzioni di servizi per far fronte ad una spesa sempre crescente. O provare