La più grande fusione di sempre nel settore farmaceutico e la seconda in assoluto, l’affare da 160 miliardi di dollari annunciato a novembre che mette sotto lo stesso tetto Pfizer e Allergan
4 dicembre 2015, di Alberto Battaglia – Wall Street Italia
NEW YORK (WSI) – Le operazioni di consolidamento non sono mai state così numerose negli Stati Uniti. Questo 2015 sarà ricordato come l’anno dei record delle fusioni e acquisizioni (M&A), e non solo per via dei grossi affari conclusi che hanno riempito le pagine dei giornali, come quello che ha visto come protagonisti la compagnia farmaceutica Pfizer o il gruppo di birre AB InBev.
Infatti mercoledì Dealogic ha ufficializzato il sorpasso del 2015, nei volumi complessivi delle acquisizioni, rispetto ai deal conclusi nel 2007: stiamo parlando di 4.304 trilioni (migliaia di miliardi) di dollari che vanno a scalzare i 4.296 di otto anni fa. A questo dato si aggiunge il record storico, raggiunto a settembre, dei volumi dei deal stretti negli Stati Uniti, che attualmente si attestano al di sopra dei due trilioni di dollari.
Fra gli highlight di questo 2015 ricordiamo:
- La più grande fusione di sempre nel settore farmaceutico e la seconda in assoluto, l’affare da 160 miliardi di dollari annunciato a novembre che mette sotto lo stesso tetto Pfizer e Allergan.
- La più grande fusione nella tecnologia: Dell che acquisisce Emc per 67 miliardi di dollari; così come anche la medaglia d’argento: Avago Technologies che fa sua Broadcom per 36.6 miliardi.
- La più grande fusione nel settore delle bevande: AB InBev, colosso mondiale della birra, che si aggiudica SabMiller, per una cifra annunciata di 108 miliardi di dollari.
AND, per quanto riguarda le dimensioni delle M&A annuali, si è calcolato che nove transazioni hanno superato il valore di 50 miliardi dollari, mentre quelle oltre i 10 miliardi sono state 58: sono entrambi record da aggiungere a questo 2015.
Questa euforia potrebbe trovare in futuro degli ostacoli non indifferenti. Per quanto riguarda gli accordi motivati dalla cosiddetta “tax inversion” (che riguarda le fusioni volte a spostare la sede legale laddove gli utili sono meno tassati) è probabile che le normative si faranno più stringenti, visto il danno che questi traslochi fiscali recano alle casse pubbliche.
Inoltre non tutti i deal annunciati potrebbero essere effettivamente conclusi: il prezzo di saldo che alcune società target hanno concordato per concludere rapidamente le rispettive operazioni riflettono la preoccupazione che gli enti regolatori antitrust nazionali potrebbero bloccare i processi di concentrazione del mercato.
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