«Apprendo con soddisfazione che, ancora una volta, sono confermate la sicurezza e l’efficacia dell’uso del medicinale Bevacizumab-Avastin, utilizzato per la cura della degenerazione maculare correlata all’età. Questa sentenza conferma una volta di più quanto di buono fatto dalla Regione Emilia-Romagna, come impegno e come rigore, per il migliore utilizzo delle risorse pubbliche».
Così l’assessore regionale alle Politiche per la salute, Sergio Venturi, dopo la sentenza del Tar del Lazio pubblicata il 13 gennaio che ha respinto il ricorso di Novartis contro il provvedimento con cui Aifa (l’Agenzia italiana del farmaco) nel 2014 dispose l’inserimento del medicinale per la cura di questa malattia nell’elenco dei farmaci a carico del Servizio sanitario nazionale.
Fin dal 2009 la Regione Emilia-Romagna, prima in Italia, ha intrapreso una battaglia per utilizzare tale farmaco dal costo più di venti volte inferiore a quello di altri medicinali disponibili per la medesima patologia, a garanzia di un più efficiente uso delle risorse finanziare e a tutela della salute dei cittadini.
Il Tar del Lazio conferma la solidità del percorso disegnato da Aifa nel 2014 e ribadisce la fondatezza degli atti della Regione Emilia-Romagna che hanno consentito – e tuttora incentivano – l’utilizzo di Avastin off-label (per un uso diverso da quanto previsto dalle indicazioni di registrazione) nel trattamento della degenerazione legata all’età nelle strutture sanitarie della regione.
Le disposizioni attuate per prima dall’Emilia-Romagna hanno consentito di trattare complessivamente, dal 2009 ad oggi, oltre 6.000 cittadini con Avastin, con una spesa di circa 450 mila euro. Se fossero stati trattati con Lucentis (altro farmaco ad alto costo) i costi per il Servizio sanitario regionale sarebbero stati di circa 12 milioni di euro.
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