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Article 18 and shock absorbers: last tug of war on the Jobs Act. The reinstatement for unlawful dismissal remains

L’indennizzo monetario, crescente con l’anzianità di servizio del lavoratore, sarà la regola in tutti i casi di licenziamento per motivo economico e organizzativo (non dovrebbe più rientrare la nozione di scarso rendimento).

Of Davide Colombo And Claudio Tucci 24 dicembre 2014 The sun 24 hours

L’indennizzo monetario, crescente con l’anzianità di servizio del lavoratore, sarà la regola in tutti i casi di licenziamento per motivo economico e organizzativo (non dovrebbe più rientrare la nozione di scarso rendimento). L’indennizzo-base potrebbe partire da 1,5-2 mensilità per anno di servizio, e arrivare a un massimo di 24 mensilità (con un minimo di 4 mensilità, da far scattare subito dopo il periodo di prova, per evitare licenziamenti nella prima fase del rapporto).

È confermata la conciliazione standard: qui le tutele crescenti partirebbero da una mensilità per anno di servizio fino a un massimo di 16, e un minimo di 2 (tutte somme che dovrebbero essere esentasse per incentivare le soluzioni transattive). Non ci sarebbero più importi maggiorati per le grandi aziende (sopra i 200 dipendenti). Per loro varrebbero minimi e massimi generali ma la crescita dell’indennizzo (in base all’anzianità di servizio) sarebbe più veloce. Il meccanismo è però ancora tutto da scrivere.

I tecnici di Palazzo Chigi e ministero del Lavoro hanno lavorato fino a ieri sera tardi per mettere a punto il Dlgs con le nuove regole sul contratto a tutele crescenti per i neo-assunti, che oggi sarà esaminato dal Consiglio dei ministri. Il Governo sta premendo per aver pronto, oggi, anche il Dlgs sull’Aspi, ma qui non sono stati sciolti i nodi sulle coperture, anche dopo i ripetuti incontri ieri con la Ragioneria generale dello Stato. Non è quindi escluso che il Consiglio dei ministri si limiti solo a un primo esame del Dlgs sulla nuova Aspi.

Sul fronte dei licenziamenti disciplinari la tutela reale dovrebbe rimanere nelle sole ipotesi di «insussistenza del fatto materiale». Ma potrebbe esserci anche un riferimento all’opting out (cioè alla possibilità di convertire la sanzione del reintegro con un maxi-indennizzo). La formulazione tecnica dell’opting out è ancora però tutta da scrivere. E ciò ha provocato la dura reazione del capogruppo al Senato di Area popolare, Maurizio Sacconi: «Domani è il d-day della politica italiana. O via articolo 18 o via il governo per crollo credibilità». Ma per Cesare Damiano (Pd) «l’introduzione dell’opting out non era nell’accordo con il Governo. E c’è eccesso di delega».

Nella bozza del Dlgs sulle tutele crescenti, composta da una decina di articoli, non dovrebbe esserci l’estensione delle nuove regole sui licenziamenti economici anche ai licenziamenti collettivi; mentre sul fronte delle piccole imprese si sta studiando una formulazione per evitare penalizzazioni rispetto alla situazione attuale (oggi, le imprese sotto i 16 dipendenti, in caso di licenziamento economico illegittimo pagano un ristoro economico da 2,5 a 6 mensilità).

Per quanto riguarda il Dlgs sull’Aspi il nodo principale sono le coperture. Nelle intenzioni del governo, il nuovo ammortizzatore universale per chi perde il lavoro dovrebbe entrare in funzione verso giugno prossimo e sarebbe accessibili con sole 13 settimane di contributi.
Il sussidio dovrebbe crescere con la durata del contratto (a tutele crescenti) fino a 24 mesi, ovvero 6 in più rispetto ai 18 previsti a regime dall’Aspi Fornero. Non trapelano indicazioni sull’ammontare che non dovrebbe però superare il tetto dei 1.090 euro mensili. L’estensione della platea dovrebbe comprendere la transizione fino a esaurimento dei co.co.pro. e i contratti in somministrazione, oltre a tutti i nuovi contratti a tutele crescenti, naturalmente, a prescindere dal settore di appartenenza.

Resta l’idea di base di legare la durata del sussidio alla contribuzione pregressa (con scalettatura ancora da definire) e resta l’assegno di disoccupazione che scatta dopo l’esaurimento della nuova Aspi ma non è chiaro se sarà già contenuto in questo Dlgs. Vi si accederebbe con un Isee basso, un ammortizzatore di ultima istanza che sarà legato a una condizionalità: la partecipazione del beneficiario a programmi di reinserimento lavorativo. Con la nuova Aspi, che armonizza l’attuale Aspi e la mini-Aspi, non dovrebbe cambiare lo schema della contribuzione dovuta da datori e dipendenti (con un carico per due terzi sui primi e un terzo sui secondi): l’1,30% dovuto per la disoccupazione e l’1,4% per l’Aspi sui contratti a termine.

Jobs Act, il governo approva i decreti attuativi: resta il reintegro per licenziamento illegittimo. Arriva il via libera alle misure per Taranto e Ilva

Addio articolo 18, arrivano le tutele crescenti. Arriva il via libera anche alla nuova Aspi. Svolta sull’acciaieria con l’intervento dello Stato da 2 miliardi: durerà al massimo 3 anni

Roma 24/12/2014 – LA STAMPA ECONOMIA

Adesso è ufficiale: l’articolo 18 è superato, inizia l’era delle tutele crescenti. Ma resta la possibilità di reintegro nel caso di licenziamenti discriminatori e in parte per quelli disciplinari. Il Consiglio dei ministri ha approvato i decreti attuativi del Jobs Act, che disciplinano il mondo del lavoro.

È «una rivoluzione copernicana», annuncia in conferenza stampa Matteo Renzi: «Non ci sono più alibi per non assumere». Non c’è il contestato «opting out», una specie di «jolly» per le aziende che avrebbe impedito anche a un lavoratore accusato ingiustamente di una mancanza di poter tornare a lavorare. «Sarebbe stato un eccesso di delega», spiega il premier. Che poi rivendica: «Con i decreti attuativi per il Jobs act si chiude un percorso che toglie qualsiasi alibi per non investire in Italia».

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Il governo ha dato via libera anche al decreto su Taranto, che prevede il passaggio del gruppo Ilva all’amministrazione straordinaria. Per la città sono previsti fondi per le bonifiche, risorse per il Porto e per il Museo. «Prevedo un intervento massimo dello Stato di 36 mesi», spiega il premier, secondo cui «la mano pubblica è fondamentale per salvare il polo industriale». Quello sul Taranto è stato «l’atto più emozionante del consiglio dei ministri – aggiunge Renzi -. La responsabilità ci chiama, e noi rispondiamo prendendo in faccia il vento che serve. Su di noi ricade di rimediare agli errori fatti in quella città che merita un grande diretto, investimento dello Stato italiano». Gli investimenti complessivi per Taranto ammontano a «oltre due miliardi». «Oltre ai 30 milioni per la realizzazione di un centro contro i tumori a disposizione della Regione Puglia», spiega Renzi, ci sono «i fondi da spendere da subito, bloccati extra Ilva assommano a 800 milioni di euro e le autorizzazioni di impatto ambientale valgono oltre 1 mld di euro.

Come previsto arriva anche la luce verde al decreto attuativo della delega fiscale sulla certezza del diritto. «Dare certezza fiscale è una cosa molto importante», rivendica il capo del governo, unico a rispondere alle domande dei giornalisti dopo il Cdm. renzi spiega così il provvedimento: «La chiarezza delle regole, le sanzioni inasprite per chi evade ma il tentativo di porre il pubblico come consulente non nemico» e «allo stesso tempo di ridurre la pressione burocratica». Approvato anche il “milleproroghe”, nelle parole di Renzi quello «più light della storia degli ultimi anni». Il premier respinge al mittente anche le accuse di forzature: «Abbiamo fatto meno leggi di tutti in questi primi mesi di governo, in 10 mesi abbiamo presentato 23 decreti, contro i 27 di Enrico Letta, i 27 di Monti e i 34 dell’ultimo Berlusconi».

Il Cdm «proroga i contratti dei lavoratori precari delle Province», annuncia inoltre il ministro Marianna Madia su Twitter. «Con #superamentoprovince nessuno perde il posto e si danno migliori servizi ai cittadini».

Ecco le misure previste:

LE NOVITÀ DEL JOBS ACT: NIENTE “OPTING OUT”  

Dal contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti con indennizzi legati all’anzianità di servizio, con il superamento di fatto, nella gran parte dei casi di licenziamenti illegittimi, del reintegro dell’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori, all’estensione del sussidio di disoccupazione. Sono queste le principali novità contenute nei primi due decreti attuativi della riforma del lavoro. Non c’è invece l’opting out, cioè la possibilità cioè per il datore di lavoro di superare il reintegro in caso di licenziamento ingiustificato con un super-indennizzo. Opzione su cui insisteva Ncd. Per quanto riguarda l’indennizzo economico per i «licenziamenti economici», si andrebbe verso da un minimo di 4 ad un massimo di 24 mesi di retribuzione, nelle aziende sopra i 15 dipendenti. Per quelle più piccole resta la norma attuale (tra i 2,5 e i 6 mesi di retribuzione).

LA RIFORMA FISCALE

Il consiglio dei ministri di oggi ha varato anche un pezzo della riforma fiscale. Si tratta di un decreto legislativo che accorpa tre diverse deleghe: di modifica delle sanzioni penali tributarie, sulla cosiddetta cooperazione rafforzata e sull’abuso di diritto. Le nuove regole tracciano un confine marcato fra elusione ed evasione fiscale. Il decreto equipara l’elusione all’abuso di diritto: se sarà accertato il fatto elusivo, l’azienda potrà avere un contraddittorio con l’Amministrazione fiscale e dimostrare che le operazioni contestate avevano una ragione economica e non avevano l’obiettivo prioritario di pagare meno tasse. Se riusciranno a convincere il Fisco non dovranno nulla, diversamente pagheranno quanto dovuto fino all’ultima lira più le sanzioni. Le nuove regole dovrebbero portare con sé un ammorbidimento delle soglie di punibilità sulla evasione: quella oltre la quale la dichiarazione infedele e l’omesso pagamento dell’Iva si trasformano in reato penale dovrebbe passare da 50mila a 150mila euro.

DECRETO SALVA-ILVA

L’Ilva di Taranto entrerà in amministrazione straordinaria secondo le norme della legge Prodi-Marzano per la ristrutturazione industriale delle grandi imprese che vengono modificate per essere applicabili anche all’Ilva. Matteo Renzi tenta così di risolvere una delle crisi aziendali più complicate d’Italia, un nodo gordiano nel quale la tutela dell’ambiente e della salute si intrecciano. Da una parte i bambini malati di tumore e dall’altra i figli dei tanti operai che lavorano all’Ilva, operai che con l’Ilva vivono ma che troppo spesso a causa dell’Ilva muoiono. Il decreto stabilisce il passaggio dalla gestione del commissario governativo Piero Gnudi a quella della nuova gestione, che affronterà i nodi, a partire dai finanziamenti per garantire già a gennaio gli stipendi dei 14.467 dipendenti del gruppo Ilva. Per farlo arriva un finanziamento di Cassa Depositi Prestiti garantita dal Tesoro e una newco partecipata da Fintecna (controllata da Cdp). Dopo vent’anni torna così la mano pubblica a sanare i guasti lasciati in eredità dai Riva che in quei 20 anni, come ha ricordato recentemente il commissario Piero Gnudi, di utili ne hanno fatti.

Schema di decreto legislativo recante disposizioni in materia di contratto di lavoro a tempo indeterminato a tutele crescenti, in attuazione della legge 10 dicembre 2014, n. 183.

Disciplina della Nuova prestazione di Assicurazione Sociale per l’Impiego (NASpI)

Redazione Fedaiisf

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