Arezzo, 18 novembre 2011 – "Sono qui da due ore, cosa credono, che uno abbia tempo da perdere?" «Ho fatto il permesso in ufficio ed è già scaduto, ma ancora ho quaranta persone davanti». «Guardi il mio numero, secondo lei ce la farò per l’ora di pranzo»? Monta la rabbia davanti al Cup dell’ospedale San Donato. C’è già fila di prima mattina e la coda si ingrossa sempre più. Duecento, forse duecentocinquanta cittadini in attesa. Molti devono prenotare, la maggioranza soltanto pagare avendo già in mano la prenotazione effettuata. Ma com’è possibile? Perché questa bolgia dantesca in una fredda mattinata di novembre quando pareva ormai superato il problema del sovraffollamento al Cup? Eppure gli sportelli sono tutti aperti: otto gli impiegati in servizio con la faccia stralunata, senza colpa davanti alle legittime proteste di gente arrabbiata, i più fortunati all’interno nei locali riscaldati del Cup, gli altri di fuori al freddo (e meno male che non c’era pioggia). La fila è stata massiccia per tutta la giornata: alle 13, ad esempio, c’erano 156 persone al centro prenotazioni del San Donato e 40 in via Guadagnoli.
La spiegazione però non sta nella cattiva organizzazione della Asl 8 aretina o nella lentezza del computer. In realtà le farmacie hanno interrotto il servizio di riscossione delle prenotazioni, dando seguito a una protesta peraltro annunciata e che procede per gradini. Dal primo novembre la sospensione della riscossione del ticket per le analisi, secondo step mercoledì 15: niente riscossione del ticket per le visite specialistiche. Dal primo dicembre un ulteriore innalzamento: sospensione totale del servizio con lo stop alle prenotazioni sia per le analisi che per le visite specialistiche. Infine, dal primo gennaio sarà interrotto il servizio di distribuzione di ausili medici, prodotti per diabetici e altro. Chissà cosa potrà succedere, visto il bagno di sangue di ieri.
La protesta dei farmacisti, privati e pubblici (pure l’Afm aderisce), è per «una modalità di consegna dei farmaci che salta completamente la rete delle farmacie della provincia», mettendo sotto scacco in particolare «le piccole farmacie rurali». Il nuovo sistema, secondo Federfarma e Afm, «obbliga il paziente a recarsi in ospedale o nelle strutture indicate dalla Asl per ritirare gli stessi farmaci che si trovano nella farmacia sotto casa». In questo modo, secondo le associazioni della categoria, si costringe il cittadino a pagare un ticket mascherato, dovuto agli spostamenti che il paziente deve sobbarcarsi. Di più: «la distribuzione diretta non viene sempre effettuata personalmente dai farmacisti ospedalieri, ma anche da semplici operatori… e in futuro probabilmente attraverso un postino con possibilità di inevitabili errori». Le frasi virgolettate fanno parte di un documento pubblicato a fine estate e firmato dal presidente di Federfarma Roberto Giotti e dal direttore di Afm Gianfranco Benedetti.
Segnali di disgelo al momento non se ne vedono e la posizione della Asl, espressa accanto dal direttore generale Desideri, rimane rigida. In mezzo ci siamo noi, i cittadini che hanno bisogno di un esame o di una visita e che si vedono di colpo precipitare indietro di anni luce.
di SERGIO ROSSI 18 novembre 2011