Meno leggi, meno incertezze interpretative, più autocertificazione e più controlli che diventano di strettissimo interesse delle imprese costrette a fronteggiare la crescita e dunque i danni che derivano da importazioni parallele, traffici illeciti e contraffazioni di farmaci, legati all’allargamento dell’Europa e ai mercati emergenti. L’appello a usare nei confronti del settore la logica della Borsa – «dove chi sbaglia è punito subito nella quotazione del titolo» – è arrivato dal presidente Framindustria, Sergio Dompé , che martedì scorso ha convocato al capezzale del settore magistrati, giuristi, carabinieri dei Nas, Guardia di finanza, medici, farmacisti. L’appello – puntualmente raccolto anche dal ministro della Salute, Livia Turco («Obiettivo condivisibile, purché non abbassino il livello di qualità e sicurezza del sistema») – è servito a fare il punto soprattutto sulle «falle del sistema», che procurano con le sole esportazioni parallele danni per circa 490 milioni di euro. A fornire il dato il comandante dei Nas, Saverio Cotticelli , che chiede regole e controlli più severi. «Dopo 24 anni dall’introduzione del bollino in filigrana abbiamo ottenuto la tracciatura dei farmaci e c’è stata subito una flessione di truffe e rapine ai danni del Ssn». Ma davvero non basta. Per Cotticelli è urgentissimo mandare a regime la banca dati della Salute e coprire tutte le falle del percorso di controllo: «Bisogna verificare che fustelle e bollini vengano realmente distrutti»; bisogna controllare «che i bollini vengano annullati con inchiostro indelebilecontrollo indelebile»; bisogna spezzare il traffico illecito di farmaci scaduti «che invece di essere resi all’Assinde per essere smaltiti finiscono spesso nel commercio illegale e di qui, a volte, in case di riposo o cliniche private?». Eccoli i vuoti di sistema che vanno colmati, a partire dalla necessità di «creare un canale dedicato a questo tipo di reati oggi trattati come furti e rapine normali», e di stabilire un asse sempre più stretto anche con le dogane «impossibilitate a intervenire a causa dalla libera circolazione intercomunitaria». Rilievi e considerazioni ampiamente condivisi da Fernando Verdolotti , comandante del Nucleo speciale spesa pubblica e repressione frodi comunitarie della Gdf, che ha denuciato per il 2007 danni da 1 miliardo e 197 milioni di euro per il Ssn derivanti proprio da frodi e truffe, a fronte di 150 verifiche fiscali nel settore della produzione e di 570 ispezioni nel ramo distribuzione effettuate nell’arco degli ultimi due anni. Per Verdolotti serve «più lavoro di squadra». Nel frattempo la Gdf sta "valorizzando" l’istituto della "confisca per equivalente" introdotta con la legge 300 del 2000, che consente il sequestro preventivo di beni corrispondenti alla quantificazione del reato compiuto di cui il responsabile abbia comunque disponibilità. Un altro buon suggerimento, insomma. Anche se poi c’è da fare i conti con la realtà tratteggiata da Antonio Clemente , sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Benevento, e titolare di un’ampia esperienza pregressa a Napoli. Sotto accusa «la patologia del sistema che offre solo armi spuntate a Polizia e Magistratura»: il vulnus è il mancato funzionamento del sistema giudiziario, che prescrive i reati in 7 anni, perlopiù insufficienti a gestire tutti i gradi di giudizio per i maxi-procedimenti generati dai reati collettivi. Sotto accusa però ci sono anche i «provvedimenti disciplinari insufficienti da parte degli Ordini»; l’assenza di sanzioni amministrative da applicare indipendentemente dai processi penali in corso; la scarsa collaboratività del sistema bancario sugli
495 2 minuti di lettura