La casa farmaceutica americana Eli Lilly and Company ha annunciato che l’anticorpo monoclonale LY-CoV555 somministrato a pazienti con sintomi lievi/moderati da COVID-19 nei test di fase 2 abbatte il tasso di ricovero del 72 percento, rispetto a chi è trattato con placebo. Il farmaco, che non ha determinato effetti collaterali seri, può essere un’arma molto efficace nel trattamento precoce dei pazienti contagiati dal coronavirus SARS-CoV-2.
L’anticorpo monoclonale LY-CoV555 sviluppato dal colosso farmaceutico americano Eli Lilly and Company è in grado di abbattere il tasso di ricovero nei pazienti con sintomi lievi o moderati scaturiti dall’infezione da coronavirus SARS-CoV-2. In parole semplici, il farmaco, un anticorpo semi-sintetico derivato da immunoglobuline neutralizzanti estratte da pazienti guariti dalla COVID-19, può essere un’arma molto efficace per trattare precocemente i soggetti nella fase iniziale dell’infezione.
A dimostrare l’efficacia di LY-CoV555 è stato uno studio di Fase 2 randomizzato, in doppio cieco e controllato con placebo (chiamato BLAZE-1) nel quale sono stati coinvolti circa 450 pazienti, tutti risultati positivi al coronavirus SARS-CoV-2. I partecipanti, entrati nello studio subito dopo la diagnosi, sono stati suddivisi in quattro gruppi in base al tipo di trattamento ricevuto: basso dosaggio dell’anticorpo monoclonale (700 milligrammi); medio dosaggio (2.800 milligrammi); alto dosaggio (7.000 milligrammi); e placebo.
L’obiettivo della sperimentazione era verificare l’abbattimento della carica virale a 11 giorni dalla somministrazione del farmaco, oltre che il tasso di ricovero o comunque la necessità di una visita al pronto soccorso. Ebbene, dall’analisi dei dati è emerso che soltanto l’1,7 percento (5 su 302) dei pazienti trattati con l’anticorpo monoclonale è dovuto tornare in ospedale, contro il 6 percento (9 su 150) del gruppo trattato con placebo. Ciò significa che i pazienti con sintomi lievi o moderati da COVID-19 (l’infezione causata dal SARS-CoV-2) trattati con l’anticorpo monoclonale presentano un rischio inferiore di finire in ospedale del 72 percento.
Come sottolineato nel comunicato stampa diffuso dalla casa farmaceutica americana, la maggior parte dei ricoveri si è verificata nei pazienti con età avanzata e con indice di massa corporeo (BMI – Body Mass Index) elevato; pertanto si ritiene che il trattamento con l’LY-CoV555 sia più efficace proprio in questa fascia di popolazione con fattori di rischio per la malattia grave. I risultati andranno comunque confermati attraverso studi più ampi. Il farmaco è stato ben tollerato a qualunque dosaggio (non ha determinato effetti avversi gravi) e nessuno dei pazienti coinvolti – anche quelli trattati con placebo – ha avuto bisogno della ventilazione meccanica o è finito in terapia intensiva. Chi è stato trattato con l’anticorpo monoclonale ha avuto una riduzione dei sintomi più rapida (già a 3 giorni), mentre a 11 giorni la carica virale si è abbassata in modo significativo anche nel gruppo cui è stato somministrato il placebo. Curiosamente, gli effetti migliori si sono registrati con la dose media del farmaco, un dato che andrà approfondito nelle prossime indagini. Nessuno dei pazienti coinvolti nello studio BLAZE-1 è deceduto.
“Questi dati ad interim dello studio BLAZE-1 suggeriscono che LY-CoV555, un anticorpo specificamente diretto contro SARS-CoV-2, ha un effetto antivirale diretto e può ridurre i ricoveri correlati a COVID. I risultati rafforzano la nostra convinzione che gli anticorpi neutralizzanti possano aiutare nella lotta contro COVID-19”, ha dichiarato il dottor Daniel Skovronsky, direttore scientifico e presidente di Lilly Research Laboratories. La casa farmaceutica sta testando un secondo anticorpo monoclonale (LY-CoV016) progettato per colpire un’altra porzione della proteina S o Spike, quella che il coronavirus sfrutta per invadere le cellule umane e determinare l’infezione.
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