Programmare, sin da ora la chiusura degli hub, liberando risorse umane ed economiche. E riportare la vaccinazione sul territorio, negli studi medici adeguatamente attrezzati, restituendo il personale, specialistico e infermieristico, alla cura delle patologie ordinarie. È questa, per il presidente della Fnomceo – l’Ordine
“È arrivato il momento di programmare la chiusura degli hub, e organizzare un modello diverso di vaccinazioni: quello che il Generale Francesco Paolo Figliuolo ha chiamato la ‘vaccinazione delocalizzata’, prossima al cittadino – afferma Rings -. Se tre indizi fanno una prova, i presupposti ci sono tutti: c’è la volontà da parte del Commissario e del Governo di riportare le vaccinazioni sul territorio, in una strategia a lungo termine e non più emergenziale; c’è la necessità e l’urgenza di ridurre le liste d’attesa, stanziando anche risorse ad hoc. E c’è il quadro epidemiologico in netto miglioramento, grazie soprattutto all’avanzamento della campagna vaccinale: oltre 30 milioni le dosi somministrate, più di 10 milioni gli italiani che hanno completato il ciclo”.
“Gli hub hanno permesso, in questa prima fase, di procedere rapidamente con la campagna, grazie all’impegno dei medici – di famiglia, volontari, specializzandi, specialisti, ospedalieri, pensionati, pediatri, delle Rsa, odontoiatri … -, degli infermieri e degli altri operatori sanitari – spiega Anelli -. Ma hanno sottratto e stanno sottraendo risorse sia dal punto di vista economico – affitto delle strutture, gestione organizzativa, retribuzione del personale… – sia, soprattutto, da quello del capitale umano. Capitale umano che viene dirottato dai suoi compiti abituali: e così le liste d’attesa aumentano. E, alla fine della pandemia, ci troveremo a contare, accanto alle vittime del Covid, quelle della pandemia silenziosa: le vittime dei tumori non diagnosticati in tempo, degli infarti non curati, del diabete trascurato, del disagio psicologico sommerso e aggravato dall’isolamento e dalla crisi economica”.
“Ora che si vede la luce in fondo al tunnel dobbiamo cambiare i nostri schemi mentali – continua il Presidente Fnomceo -. Possiamo abbandonare le strategie di gestione dell’emergenza, le strategie belliche, e preparare la pace, la normalità. Riportare le vaccinazioni sul territorio, negli studi medici, o anche a domicilio, ridandole in mano ai medici di medicina generale, ai pediatri di libera scelta, agli specialisti ambulatoriali, ai medici di continuità assistenziale, dell’emergenza territoriale, della medicina dei servizi, agli odontoiatri affiancati da un infermiere, un assistente sanitario o di studio, un collaboratore amministrativo. Il modello deve essere quello, che ha retto alla prova del tempo, della vaccinazione stagionale contro l’influenza. Unito però a quello dei microteam, per una più efficace ed efficiente organizzazione”.
“Ringraziamo tutti i medici che, con impegno, volontà, spirito d’iniziativa, si sono spesi per dare impulso alla campagna vaccinale, con esempi d’eccellenza su tutto il territorio nazionale – conclude Anelli -. Ringraziamo i medici ospedalieri, che hanno vaccinato i colleghi e hanno dato il loro contributo negli hub. Ringraziamo i medici pensionati, che sono tornati in servizio. Ringraziamo gli specializzandi, i volontari, gli odontoiatri. Ringraziamo i medici di medicina generale che sono andati al domicilio dei pazienti fragili, li hanno chiamati nei loro studi, sono andati, oltre l’orario, a vaccinare negli hub. Ringraziamo i medici e gli Ordini che hanno organizzato centri vaccinali per i senza fissa dimora, o i pazienti disabili, psichiatrici, stranieri, italiani residenti all’estero ma temporaneamente nel nostro paese. Ora è il momento di raccogliere, ancora una volta, le forze e riorganizzare la normalità, ponendo fine sia alla pandemia di Covid sia alla pandemia silenziosa delle altre patologie”.
Ufficio Stampa e Informazione FNOMCeO – 23/05/2021
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Vaccini in farmacia, ordinanza del ministro della Salute su gestione e tracciabilità
Per assicurare la tracciabilità, le farmacie ospedaliere dovranno attribuire “una univoca identificazione ai contenitori per flaconi di vaccini, provvedendo ad identificarli con apposito codice univoco pubblicato sul sito Internet del ministero della Salute, assicurando al contempo per ciascun contenitore la presenza di flaconi di vaccino con il medesimo lotto di produzione e medesima data di scadenza”.
I grossisti farmaceutici, che per conto della Regione o Provincia autonoma curano lo stoccaggio e la distribuzione alle farmacie territoriali, “registrano tali contenitori mediante il codice identificativo su tutta la documentazione tecnica, trasmettendo alla Banca Dati Centrale della Tracciabilità del farmaco i dati relativi alla movimentazione dei contenitori e del corrispondente numero di lotto indicato dalla farmacia ospedaliera”. Le medesime modalità di trasmissione alla banca dati centrale della tracciabilità del farmaco, “si applicano anche alle confezioni integre di tali vaccini”.