Alfasigma: “abbiamo un problema, gli ISF con la quarantena non possono lavorare e da casa non sono efficaci”

Alfasigma, i colossi non chiudono mai

La casa farmaceutica con smart working non si ferma, ma la produttività viene limitata

InCronaca – 18 marzo 2020

Alfasigma è una delle aziende più importanti della provincia di Bologna, se non di tutta Italia. Una sede a Bologna, una a Milano, due stabilimenti in Lazio e uno in Abruzzo, diciasette filiali all’estero e distributori in novanta paesi del mondo. Basterebbero questi numeri per far capire la grandezza di questa casa farmaceutica, frutto dell’unione dei gruppi Alfa Wassermann e Sigma-Tau.

«Le due sedi svolgono mansioni diverse», commenta Biagio Oppi, Head of Corporate Communication & Media Relations dell’azienda, «quella bolognese è il vero e proprio headquarter, mentre a Milano si occupano di tutta la parte amministrativa che riguarda l’estero». Tra cui la Cina. Sì perché Alfasigma ha due filiali in Cina, per cui già alcune settimane fa ha dovuto fare i conti con le conseguenze portate dal Covid-19: «Le abbiamo chiuse entrambe, prima di tutto viene la salute dei nostri dipendenti. Da lì poi ci siamo mossi a seconda di come si sviluppava il contagio, chiudendo anche le filiali in Spagna e Portogallo. Il tutto è partito a metà gennaio».

Anche in Italia la situazione non cambia, con uffici chiusi a favore del lavoro da casa: «Noi lo smart working lo abbiamo attivato a metà 2019, così da permettere a chi non potesse recarsi in ufficio di lavorare comunque. Siamo quindi attrezzati e nel momento in cui Milano è diventata la zona più colpita dal virus abbiamo chiuso gli uffici. Il cambio è stato immediato e questo proprio perché era già attivo tutto il protocollo che serve per il telelavoro». Il problema, dunque, è stato un altro. O meglio, lo è ancora. «Noi siamo una casa farmaceutica», continua Oppi, «abbiamo molti dipendenti che presentano i nostri farmaci ai medici. Si chiamano informatori scientifici del farmaco e il loro compito è di andare di persona da un medico per parlare di un prodotto. Chiaramente, con lo scoppio del virus e la quarantena per i nostri informatori è diventato impossibile lavorare, perché per loro farlo da casa è molto più difficile e meno efficace».

C’è poi la questione sicurezza. «Se gli uffici sono chiusi, gli stabilimenti in Lazio e in Abruzzo continuano a produrre: «Ci sono volute una serie di modifiche per sottostare alle norme di sicurezza. Abbiamo garantito il minor contatto possibile tra i dipendenti, diluendo i turni e mettendo una pausa tra una squadra di lavoro e l’altra. Negli spogliatoi, inoltre, adesso si entra uno alla volta e in mensa è raddoppiata la pulizia dei tavoli, mentre è aumentata la distanza tra un posto e l’altro. Anche il cibo ha avuto delle modifiche: la verdura, ad esempio, la serviamo solamente se è sottovuoto. Possono sembrare sciocchezze ma non è così. Noi non ci possiamo fermare, per cui è necessario attivare tutte le procedure richieste per continuare».

Pause, turni alternati e controlli sono tutti elementi che frenano la produttività ottimale dell’azienda. Se poi si tratta di una casa farmaceutica delle dimensioni di Alfasigma, ecco che il tutto si moltiplica. «È chiaro che con il timing diluito cala l’efficienza, perché perdere 15 minuti per squadra non è poco. In un’organizzazione produttiva tipica ogni reparto ha tre squadre, che lavorano otto ore ciascuna per un totale di tre turni. Sommare il quarto d’ora che serve ora tra una squadra e l’altra in ogni settore fa la differenza. Poi c’è anche l’altra faccia della medaglia, ovvero quelli che lavorano da casa. Per loro il tempo disponibile aumenta, perché non hanno più il tragitto da casa all’ufficio e, in genere, lavorano anche meglio».

Situazioni comuni a tutti coloro che in questi giorni cercano di portare avanti i propri compiti e che fanno sembrare impensabile quello che fino a pochi giorni fa consideravamo parte della nostra quotidianità.

Vale per tutti, anche per un gigante come Alfasigma.

 

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