In termini di spesa, i farmaci a patent scaduto hanno costituito il 54,2% della spesa netta convenzionata, il 2,1% della spesa dei farmaci acquistati dalle strutture sanitarie pubbliche e complessivamente il 21,4% della spesa pubblica. La spesa dei farmaci a patent scaduto è maggiormente concentrata nelle categoria dei farmaci cardiovascolari e dell’apparato gastrointestinale e metabolismo, dove incide rispettivamente per il 56,0% e il 46,2% sulla spesa pubblica della categoria.
Ben quattro principi attivi appartenenti alla categoria degli inibitori di pompa: pantoprazolo, lansoprazolo, omeprazolo ed esomeprazolo compaiono nella lista per spesa convenzionata dei primi venti principi attivi a patent scaduto, con una spesa rispettivamente di 180, 138, 117 e 98 milioni di euro mentre Leuprolide, octreotide e gli elettroliti sono i farmaci a patent scaduto a maggior spesa tra i farmaci acquistati dalle strutture sanitarie pubbliche.
In un’ottica di confronto internazionale, il nostro Paese si colloca dopo Grecia e Irlanda, in termini di spesa per i farmaci che hanno goduto della copertura brevettuale; invece, Inghilterra, Germania e Francia sono i Paesi con le più alte incidenze di spesa per i farmaci equivalenti.
Per maggiori informazioni leggi il Rapporto Osmed 2015
————————————————————————————————–
Pani (Aifa), trend uso farmaci a brevetto scaduto e spesa
“
Sono ancora “i medicinali per il sistema cardiovascolare la categoria maggiormente consumata dagli italiani, seguiti dai farmaci dell’apparato gastrointestinale e metabolismo, dai farmaci del sangue e organi emopoietici e dai farmaci per il sistema nervoso centrale, fra questi gli antidepressivi Ssri si confermano i più utilizzati”.
“In termini di impatto sulla spesa farmaceutica complessiva i farmaci antimicrobici sono al primo posto, mentre gli antineoplastici ed immunomodulatori si confermano al secondo e fanno registrare incrementi nei consumi (+1,9%) e nella spesa (+7,5%) da parte delle strutture sanitarie pubbliche”, aggiunge Pani. Nel 2015 “diminuiscono sia il consumo (-2,7%) che la spesa (- 3,2%) di antibiotici.
Anche l’utilizzo inappropriato di questa classe di farmaci è in diminuzione rispetto alle precedenti rilevazioni – evidenzia – e si attesta al di sopra del 30% in tutte le condizioni cliniche studiate. L’utilizzo inappropriato degli antibiotici per le infezioni delle vie respiratorie è presente soprattutto al Sud e nelle Isole, nella popolazione femminile e negli anziani”, conclude Pani.