È stato presentato, presso la Sala delle Colonne del Centro Congressi Angelicum di Roma, il primo Rapporto
Il Rapporto descrive le caratteristiche della prescrizione farmaceutica nella popolazione ultrasessantacinquenne, approfondendo nel dettaglio alcuni aspetti relativi a tre setting assistenziali: domicilio (prescrizione territoriale), ospedale e Residenze Sanitarie Assistenziali (RSA).
La pubblicazione, inoltre, analizza l’uso concomitante di farmaci nei pazienti in trattamento per alcune patologie (diabete, demenza, BPCO, parkinsonismo); valuta nuovi indicatori di qualità e appropriatezza prescrittiva, con particolare riferimento alla politerapia, alle interazioni farmacologiche e all’uso di farmaci potenzialmente inappropriati; analizza l’uso dei farmaci nelle fasce di età più avanzate (pazienti ultranovantenni); descrive alcune esperienze nazionali di deprescrizione farmacologica (deprescribing); analizza l’impatto della pandemia da COVID-19 sull’uso dei medicinali nella popolazione anziana nel 2020 (a confronto con il 2019).
«È un nuovo capitolo della collana OsMed, che conferma e amplia la collaborazione tra AIFA e altre istituzioni nazionali e locali e ricercatori, già avviata con i precedenti volumi tematici dedicati ad antibiotici e gravidanza – ha affermato Nicola Magrini, Direttore Generale dell’AIFA, introducendo i lavori – L’analisi su flussi di dati provenienti da fonti diverse ci ha consentito di porre l’attenzione su alcuni contesti particolari del consumo dei farmaci nella popolazione anziana, quali l’ambito ospedaliero e quello finora poco esplorato delle residenze sanitarie assistenziali, che è stato pesantemente colpito dalla pandemia da COVID-19.
Tra i principali risultati emersi – ha aggiunto Magrini – riscontriamo un sovrautilizzo della vitamina D non sostenuto da evidenze, l’uso inappropriato di antibiotici e di alcuni antiaritmici nel grande anziano, alcune possibili interazioni tra farmaci della coagulazione usati spesso in associazione, come FANS, anticoagulanti e antiaggreganti».
«Questo nuovo Rapporto, centrato sul consumo dei farmaci negli anziani, rappresenta uno strumento prezioso per promuovere interventi e progetti mirati a migliorare la qualità e la sicurezza dell’uso del farmaco in questa popolazione – ha dichiarato Silvio Brusaferro, Presidente dell’ISS – Si stima, infatti, che un terzo degli over 65enni utilizzi 10 o più farmaci contemporaneamente. Questo rapporto aiuta a comprendere diversi aspetti di questo fenomeno individuando nella deprescrizione farmacologica, ovvero nella riduzione del numero dei principi attivi prescritti, una risposta mirata per garantire una maggior sicurezza e appropriatezza delle cure. Non sempre, infatti, la prescrizione di un numero elevato di farmaci – ha concluso Brusaferro – corrisponde alle migliori cure o a più salute».
Sono intervenuti Graziano Onder (ISS), Francesco Trotta e Giuseppe Traversa (AIFA), Alessandro Nobili e Silvio Garattini (Istituto “Mario Negri”), Ignazio Grattagliano (SIMG), Paola Kruger (EUPATI), Pier Mannuccio Mannucci (Fondazione IRCCS Ca’ Granda Ospedale Maggiore Policlinico di Milano), Roberto Bernabei (Fondazione Policlinico Universitario “Agostino Gemelli” IRCCS).
L’uso dei farmaci nella popolazione anziana in Italia – Rapporto nazionale 2019
L’Italia è la nazione europea con il maggior numero di anziani, dei suoi oltre 59 milioni di cittadini circa uno su quattro ha più di 65 anni, porzione che nei prossimi decenni diverrà ancora più consistente. Il processo di invecchiamento e l’aumentare dell’età si associano spesso a un accumulo di fattori di rischio e/o patologie. In particolare, se la presenza di due o più patologie caratterizza già il 75% dei sessantacinquenni, tale condizione sembra colpire gli ultraottantenni nella loro quasi totalità.
Nel corso del 2019 la quasi totalità della popolazione ultrasessantacinquenne (più gli uomini che le donne) ha ricevuto almeno una prescrizione farmaceutica (98%), con lievi differenze tra aree geografiche, con consumi giornalieri pari a tre dosi per ciascun cittadino e una spesa pro capite annua di circa 660 euro.
I farmaci a maggiore prescrizione sono stati quelli del sistema cardiovascolare, in particolare gli antipertensivi mentre metà della popolazione ha ricevuto farmaci antibiotici o gastroprotettori. Un primo approfondimento riguarda l’uso concomitante di farmaci nei pazienti in trattamento per alcune patologie (diabete, demenza, BPCO, parkinsonismo).
Una sezione è dedicata all’analisi dell’uso dei farmaci nelle fasce di età più estreme, dai novanta ai cento anni. In Italia sono oltre 800.000 le persone di oltre 90 anni di cui poco si conosce rispetto all’utilizzo dei farmaci. In Italia negli ultimi 3 anni il consumo di farmaci e la spesa pro capite in questa popolazione sono progressivamente aumentati. Le categorie terapeutiche più utilizzate sono state gli antipertensivi, gli antiaggreganti, i farmaci per l’ulcera peptica e malattia da reflusso gastroesofageo e gli ipolipemizzanti.
Altro elemento innovativo è rappresentato dalla descrizione di esperienze nazionali di deprescrizione farmacologica (deprescribing), il processo finalizzato a diminuire o interrompere i farmaci che potrebbero non essere più utili o causare danni, con l’obiettivo di ridurne il carico o il danno migliorando la qualità della vita.
Un ulteriore approfondimento è legato alla pandemia da COVID-19 e a come questa abbia influenzato l’uso di farmaci nella popolazione anziana in Italia. Le conseguenze in termini di ospedalizzazione e mortalità durante le prime fasi della pandemia sono state devastanti per gli anziani, il 91% dei decessi, infatti, ha riguardato i soggetti con età superiore a 65 anni.
È stato osservato un decremento del consumo degli antibiotici e dei FANS, attribuibile alla riduzione della trasmissione di patologie infettive delle alte e basse vie respiratorie grazie all’adozione di norme igieniche finalizzate a contenere la diffusione del virus. Gli anticoagulanti invece hanno subito il maggiore incremento durante il periodo pandemico ed è probabilmente il risultato dell’aumento di prescrizioni per eventi tromboembolici COVID-19 correlati o per la loro profilassi.
Infine, elemento di assoluta novità nel Rapporto è rappresentato dall’analisi dell’uso di farmaci nelle RSA, un primo tentativo di esplorare un nuovo flusso di dati dedicato a questo importante setting assistenziale, ancora poco studiato, e che ha mostrato particolari criticità proprio durante l’ultima pandemia.