Roma, 13 marzo – Nella partita per la presidenza dell’Agenzia italiana del farmaco, ormai giunta alle battute finali, irrompe il nodo del conflitto di interessi, problema emerso già nello scorso mese di novembre, quando tra i “papabili” per l’importante carica iniziò a circolare il nome di Giuseppe Remuzzi (in the picture), nefrologo di chiarissima fama, direttore del Dipartimento di Medicina dell’Azienda ospedaliera Papa Giovanni XXIII (ex Ospedali Riuniti) di Bergamo e coordinatore delle ricerche del Centro di ricerche cliniche per le malattie rare dell’Istituto Mario Negri.
Remuzzi è – insieme a Carlo Gaudio And Stephen Vella – nel tris di nomi appena ufficializzati dai governatori delle Regioni in una lettera inviata al ministro della Salute Beatrice Lorenzin (cfr. RIFday del 10 marzo)
Ma nei mesi scorsi – lo ricorda un lancio dell’agenzia Adn Kronos – non erano mancate polemiche proprio su Remuzzi, per un possibile conflitto d’interessi. Il Mario Negri, infatti, che fa ricerca farmacologica, è un istituto privato che vive di finanziamenti e ha tra gli sponsor numerose aziende farmaceutiche, ancorché nel rispetto di un sistema di regole molto attento e trasparente. Ma per ogni tipo di collaborazione con l’Aifa occorre firmare una “dichiarazione pubblica di interessi e impegno alla riservatezza”, in cui si è tenuti a dichiarare tutti gli interessi diretti o indiretti nell’industria farmaceutica attuali, nei precedenti 2 anni, da 2-5 anni prima e oltre 5 anni.
Inoltre si deve dichiarare di non trovarsi in una condizione di inconferibilità e incompatibilità (di cui al decreto legislativo 8 aprile 2013 n. 39). La norma (art. 4) prevede una inconferibilità di incarichi a chi, nei due anni precedenti, abbia ricoperto cariche in enti di diritto privato o finanziati dall’amministrazione o dall’ente pubblico che conferisce l’incarico.
Inoltre Remuzzi, nato nel 1949, a fronte di un mandato di 5 anni finirebbe per superare il limite previsto dalla Legge Madia sugli incarichi nella pubblica amministrazione.
Infine c’è la questione, evidenziata già dalla stampa nei mesi scorsi, di una “vecchia” consulenza resa per la stessa Agenzia che Remuzzi non avrebbe potuto svolgere, stando almeno al regolamento Aifa. La vicenda si colloca tra la fine del 2015 e la primavera del 2016: all’epoca, Remuzzi non faceva parte della banca dati dei consulenti esterni Aifa, ma gli venne comunque affidato un incarico di consulenza, mentre, a termine di regolamento, l’Aifa può avvalersi di esperti esterni di comprovata e documentata esperienza, individuati nell’ambito della banca dati dei consulenti Aifa.
Se e quanto questi rilievi possano essere d’ostacolo alla nomina di Remuzzi (che, ancorché non indicato unanimemente, è il nome che gode di un numero maggiore di consensi rispetto a Vella e Gaudio), lo si vedrà molto presto.
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