Se in Toscana le gare centralizzate riescono a strappare prezzi più bassi alle aziende farmaceutiche è perché in altre regioni quegli stessi prezzi rimangono più alti. Se gli acquisti fossero gestiti da un’unica piattaforma nazionale, i ribassi sparirebbero. Considerazione che ridimensiona gli orgogli da “granducato” quella lanciata da Pierluigi Russo, coordinatore dell’area Strategie e politiche del farmaco dell’Aifa, dal palco del convegno con cui mercoledì, a Firenze, si è discusso di acquisti in Sanità. Organizzato da Aboutpharma and Medical devices, l’evento ha messo a confronto rappresentanti della politica, della Sanità e del farmaco per fare il punto sulle novità normative e sui cambiamenti in atto nel sistema.
Tra i relatori, non sono ovviamente mancati gli spunti critici. Russo a parte, meritano di essere segnalati gli interventi di Alessandro Mugelli, della Società italiana di farmacologia, che ha denunciato l’eccessiva disinvoltura con cui a volte le gare mettono in competizione tra loro molecole che per biodisponibilità e per bioequivalenza non sono rapportabili, e quello di Tonino Aceti, coordinatore nazionale del Tribunale per i diritti del malato-Cittadinanzattiva, che ha auspicato il superamento dei prontuari regionali e il ritorno a un unico elenco nazionale, con linee guida uguali per tutti su prezzi e gare.
Tra gli ospiti anche Riccardo Froli, componente del consiglio di presidenza di Federfarma nazionale, che nel suo intervento ha ricordato la capillarità delle farmacie. «Siamo virtuosi e la distribuzione di farmaci e presidi attraverso la nostra rete risulta più economica di quella effettuata dalle Asl in forma diretta» ha ricordato «eppure, non siamo quasi mai presenti ai tavoli di programmazione sul territorio». (AS)
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