"Tagli" anche all’Abbott, a casa in 156. Ripercussioni anche sullo stabilimento di Campoverde
Rischia di diventare infinita la serie delle aziende pontine in crisi, in particolare nel settore farmaceutico. Dopo l’addio della Gambro, la vendita ancora tutta da decifrare della Pfizer e la situazione tutt’altro che tranquilla alla Bristol, infatti, è di ieri l’annuncio della procedura di "mobilità" per 156 dipendenti della Abbott.
Nel corso di un incontro con i rappresentanti delle organizzazioni sindacali che si è svolto a Roma, infatti, i vertici aziendali hanno fatto sapere che da un lato la contrazione del fatturato e dall’altra quella dei volumi produttivi impongono dei "tagli". Tra questi 52 riguarderanno le unità produttive dello stabilimento di Campoverde, 67 l’area commerciale legata quindi agli informatori scientifici, 37 la sede di Roma. Il primo incontro per avviare una trattativa rispetto alle decisioni comunicate dall’azienda ai rappresentanti di Cgil, Cisl e Uil è in programma venerdì prossimo. La notizia di possibili "tagli" era nell’aria da tempo ma non ci si attendevano dimensioni del genere. Solo qualche "aggiustamento", questa era l’ipotesi, invece ieri all’Hilton è arrivata la doccia gelata. Ad Aprilia i dipendenti sono 807 ma comunque mandarne a casa oltre 50 (il 6% della forza lavoro) non è piacevole.
«Siamo molto preoccupati – dice Luciano Tramannoni, segretario provinciale della Femca Cisl – i dati che sono stati forniti e la consistenza delle misure che l’azienda vuole adottare rappresentano sicuramente un problema. Chiaramente non intendiamo fermarci qui, anzi invitiamo la dirigenza a dimostrare disponibilità nella trattativa che si va ad avviare». L’idea delle organizzazioni sindacali è quella di verificare, di fronte alla situazione illustrata dall’Abbot, quali sono le possibili vie d’uscita. «Si deve cercare almeno di attutire l’impatto di una decisione del genere» – conclude Tramannoni. La lista delle crisi aziendali, quindi, si allunga e tutto questo in un settore strategico come quello legato alla chimica-farmaceutica che insieme al lattiero caseario, dove si vive un’altra pesante crisi, era fino a ieri trainante per l’economia dell’intera provincia. Il Messaggero del 06/06/2008 ed. LATINA p. 41