Cala il numero dei trial, si dimezzano quelli no profit. Gli esperti riuniti a convegno: «La ricerca indipendente rischia di sparire, servono misure urgenti e fondi pubblici»
di Vera Martinella – 23 febbraio 2015 – CORRIERE DELLA SERA
La ricerca oncologica italiana è tra le migliori e tra le più produttive, eppure abbiamo moltissimi «cervelli in fuga» e il nostro Paese fatica a tenere il passo con Europa e Stati Uniti. C’è di peggio: il numero delle sperimentazioni è in calo rispetto agli anni precedenti e la ricerca indipendente (cioè non commissionata e finanziata da aziende) rischia di scomparire, insieme a quella cooperativa che è invece appena stata rinnovata e rilanciata negli Usa. Il panorama, a tinte assai fosche, è stato dipinto nei giorni scorsi a Firenze, durante il convegno nazionale del Gruppo Oncologico Italiano di Ricerca Clinica (GOIRC): secondo gli esperti le regole burocratiche del «sistema Italia» ingessano i ricercatori, provocano ritardi nell’approvazione degli studi, impediscono l’arrivo di nuove molecole e la collaborazione con l’industria farmaceutica. Senza considerare che i fondi dallo Stato non arrivano.
A cosa serve la ricerca indipendente
«La ricerca indipendente – spiega Rodolfo Passalacqua, presidente GOIRC e direttore dell’Oncologia Medica degli Istituti Ospitalieri di Cremona – è quella non sponsorizzata dall’industria. La si chiama anche accademica perché parte dalle Università, dagli Istituti di ricerca pubblici e non è finalizzata a registrare un farmaco. Le aziende hanno per natura un loro interesse: ricercare e studiare nuove cure che, se si rivelano efficaci, verranno poi approvate e il brevetto frutterà un utile. Non c’è invece motivo perché sostengano l’onere economico di un altro tipo di studi come quelli che puntano, ad esempio, a la trovare migliore combinazione di medicinali (magari valutando prodotti di aziende diverse); o a individuare cure ad uso preventivo (come, in campo oncologico, potrebbero essere gli studi su tamoxifene, aspirina, metformina, il cui brevetto è scaduto). Queste indagini sono opera della ricerca indipendente, così come il confronto tra farmaci per capire qual è più efficace».
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GlaxoSmithKlein all’Università per i farmaci innovativi
SIENA. La multinazionale farmaceutica GlaxoSmithKlein sceglie l’Università di Siena per valutare idee e progetti di ricerca sullo sviluppo di farmaci innovativi.
Duncan Holmes, responsabile europeo del programma di Glaxo “Discovery Partnerships with Academia” sarà in Ateneo mercoledì (25 febbraio), presso la sede universitaria di via Mattioli, per assistere alla presentazione di 11 progetti di ricerca sullo sviluppo di nuovi farmaci, molti dei quali antitumorali, alcuni che riguardano altre patologie gravi come la sclerosi multipla e la sindrome di Rett, o incentrati su batteri resistenti agli antibiotici.
L’incontro sarà introdotto dal rettore dell’Università di Siena Angelo Riccaboni, seguito da Andrea Frosini, manager della proprietà intellettuale della Fondazione Toscana Life Sciences. Saranno presenti anche Doris Fendt, Italia centro nord & Tecnology Transfer Manager di GlaxoSmithKlein, e Stephane Huet, del programma “Discovery Partnerships with Academia”.
L’iniziativa è il primo passo di una collaborazione che si svilupperà a lungo termine tra l’Università di Siena e il programma della GSK, che ha lo scopo di selezionare alcune idee proposte dai ricercatori per realizzare una collaborazione scientifica che metta in comune competenze, strutture e risorse per lo sviluppo di farmaci innovativi.