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Svizzera. Mancano farmaci. Colpa dell’UE

In Svizzera mancano sempre più farmaci, e la “colpa” è dell’Unione Europea

Dimensioni ridotte di mercato e regole severe, rendono la situazione sempre più complicata con carenze anche gravi per più di 1’000 prodotti

di Chiara de Carli – tio – 19 dicembre 2023

Che si tratti di un banale sciroppo per la tosse o di compresse per terapie più complesse, sulla filiera del farmaco ci sono ancora dei problemi. Sono oltre mille i prodotti che mancano sugli scaffali delle farmacie svizzere e la situazione, a oltre un anno dall’allarme lanciato dai farmacisti, non sta affatto migliorando.

«Essere un Paese fuori dall’Unione europea (Ue), in questo caso, ci penalizza molto», afferma Enea Martinelli, vicepresidente dell’Associazione svizzera dei farmacisti PharmaSuisse. «Nella Confederazione elvetica, rispetto ai Paesi dell’Ue, la situazione è più difficile e le alternative si trovano con molte difficoltà. I problemi – continua – ci sono però anche al di fuori dei nostri confini: Italia, Francia, Germania. I loro governi, ora, hanno proibito l’export di certi medicamenti».

Martinelli, che fa parte della task force indetta lo scorso febbraio da Berna per individuare delle soluzioni concrete nell’ambito della penuria dei farmaci, già nel 2015 aveva deciso di mettere nero su bianco una lista di farmaci mancanti, dando vita al portale drugshortage.ch. Stando ai numeri riportati a oggi in Svizzera mancano esattamente 1012 farmaci e 352 principi attivi.

A pesare in modo significativo «è la grandezza del mercato svizzero. Siamo nove milioni, un numero piccolo se confrontato con Germania (80 milioni) e Italia (60 milioni). Più è basso il numero di potenziali pazienti, più è grande il rischio che un farmaco non arrivi».

Pochi farmaci generici a disposizione

Non ci si dovrebbe quindi stupire se in farmacia mancano farmaci a uso pediatrico o i sostituti generici. Anche in questo caso, è sempre una questione di costi e ricavi. Una motivazione che spiega perché quando viene a mancare un medicinale “di marca”, non è facile rimpiazzarlo, nemmeno con il sostituto generico.

Martinelli, a questo proposito, fa un esempio concreto: nelle nostre farmacie attualmente non si trova l’aldactone, impiegato nella cura delle insufficienze cardiache. «Anche in Germania non si trova più l’originale, ma sono disponibili otto generici. Se il mercato è abbastanza grande, e c’è un margine di guadagno, vengono introdotti più generici, altrimenti no».

A livello globale, aggiunge Martinelli, «il problema è da ricondurre alla concentrazione della produzione in pochi Paesi». «Le case farmaceutiche hanno l’obiettivo del guadagno e dunque tendono ad acquistare dove costa meno, quindi in Cina e India. È la globalizzazione. In Svizzera si produce poco per questo».

«Non siamo un’associazione senza scopo di lucro»

Un punto di vista confermato da Piero Poli, ceo di RivoPharm (casa farmaceutica attiva in Ticino specializzata nella produzione di farmaci generici) e presidente di Farma Industria Ticino, l’associazione delle industrie chimiche e farmaceutiche del cantone. Per lui la penuria di farmaci di cui tanto si parla non esisterebbe: piuttosto, sarebbe da ricondurre alla pressione che i diversi Paesi esercitano sui costi dei medicinali.

Facendosi portavoce delle case farmaceutiche ci spiega che il costo di produzione di un farmaco, a volte, supera il prezzo finale di vendita. «Produrre un farmaco che costa sei franchi e rivenderlo a cinque non conviene: è anti-economico e porterebbe alla chiusura di molte aziende/siti produttivi con il conseguente problema dell’incremento della disoccupazione. Non siamo delle associazioni senza scopo di lucro: vendere sotto costo è impossibile». E aggiunge: «Se si osserva l’elenco dei farmaci mancanti in Svizzera, si può notare che in buona parte sono medicinali il cui prezzo al pubblico è inferiore ai 50 franchi». Lo stesso vale per i generici: «La loro diffusione potrebbe ridurre i costi per le casse malati, ma bisogna evitare di abbassare eccessivamente i prezzi».

In Svizzera – così come in altri Paesi – non sono le aziende a determinare il prezzo al pubblico dei farmaci, bensì l’Ufficio federale della sanità pubblica (Ufsp), tenendo conto di diversi fattori. Questo vale sia per le nuove molecole che per i farmaci generici da prescrizione.

Le prospettive

Pagare di più i farmaci alle aziende farmaceutiche potrebbe dunque rappresentare una soluzione? Per Martinelli non basterebbe: «Dico sempre che qualora i prezzi dei farmaci venissero raddoppiati il problema non si risolverebbe. Esistono, sì, dei problemi riconducibili al prezzo, ma bisogna studiare la situazione e avere una strategia ben precisa da seguire».

Nella task force, intanto, si lavora per studiare un piano che sarà sottoposto al Consiglio federale entro la prossima estate. Alcune alternative sono già state trovate: «Se ora manca qualche farmaco possiamo importare principi attivi (con cui realizzare il farmaco, ndr). Il tutto con il supporto delle assicurazioni sanitarie. Chiaramente presenta dei limiti: se la formula di una compressa è complicata non la si può riprodurre».

Martinelli evidenzia infine che la crisi è gestita dall’Ufficio federale dell’approvvigionamento nazionale e che i Cantoni sono i responsabili dei farmaci. «Al momento però hanno le mani legate. Per questo – conclude – abbiamo lanciato l’iniziativa che punta a portare la competenza a livello nazionale».

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Redazione Fedaiisf

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