Nulla la sanzione della Commissione disciplinare dell’Ordine nei confronti di un medico assessore regionale alle politiche per la salute, perché aveva proposto e contribuito ad approvare una delibera della Giunta regionale sulla possibilità di impiegare infermieri nelle ambulanze anche in assenza dei medici. Delibera non gradita all’Ordine.
La Corte costituzionale, riunita ieri in camera di consiglio, ha esaminato il ricorso con cui la Regione Emilia Romagna ha sollevato conflitto di attribuzione nei confronti dell’Ordine provinciale dei medici chirurghi e degli odontoiatri di Bologna.
La Regione ha impugnato la sanzione della radiazione dall’albo dei medici adottata dalla Commissione disciplinare dell’Ordine nei confronti di un medico assessore regionale alle politiche per la salute, perché aveva proposto e contribuito ad approvare una delibera della Giunta regionale sulla possibilità di impiegare infermieri nelle ambulanze anche in assenza dei medici. Delibera non gradita all’Ordine.
In attesa del deposito della sentenza, l’Ufficio Stampa della Corte costituzionale fa sapere che, a conclusione della discussione, il ricorso è stato accolto.
La Corte ha deciso che non spettasse all’Ordine provinciale dei medici di Bologna adottare un provvedimento disciplinare nei confronti di un componente della Giunta regionale medico, per aver proposto e concorso ad approvare un atto politico- amministrativo regionale sgradito all’Ordine professionale. Così facendo, l’Ordine dei medici ha invaso la competenza assegnata alla Regione dagli articoli 117, terzo comma, e 118 della Costituzione, in materia di organizzazione sanitaria.
La Corte ha ritenuto che l’Ordine, nel sanzionare il medico/assessore, di fatto ha sindacato le scelte politico-amministrative della Giunta in materia di organizzazione dei servizi sanitari, su cui non ha alcuna competenza.
Roma, 5 novembre 2019 – Ufficio Stampa della Corte Costituzionale
Resta in piedi il procedimento penale per i nove commissari che deliberarono la radiazione, accusati di concorso in abuso di ufficio e per cui è fissata l’udienza preliminare. Inoltre si dovrà verificare l’entità dei danni civili: il danno di immagine provocato da questa vicenda alla Regione e alla figura professionale di Venturi.
la FNOMCeO non si è espressa. Antonio Panti, ex Presidente dell’Ordine di Firenze, in una lettera a Quotidiano Sanità osserva che “questo clima preoccupa. Da anni i medici sono a disagio per le profonde trasformazioni della società e dell’organizzazione della sanità, mentre la scienza e la tecnica costringono a un continuo adeguamento. Nasce così la recriminazione del passato e la volontà di riaffermare un ruolo che finisce spesso in velleitarismi. Una sorta di vittimismo categoriale con una forte tentazione autoreferenziale”.
La sentenza della Corte costituzionale – scrive in una nota la Fnopi – ha per la Federazione nazionale degli ordini degli infermieri un duplice significato. Il primo è il riconoscimento della libertà delle Regioni di programmare un servizio che non lede alcun diritto di altre professioni.
Ma soprattutto riconosce la bontà e la correttezza dell’articolo 52 del nuovo Codice deontologico degli infermieri in cui, in qualche modo anticipando di 6 mesi circa il concetto espresso dalla Corte costituzionale, si afferma che “l’Ordine Professionale non interviene nei confronti dell’Infermiere impegnato in incarichi politico istituzionali nell’esercizio delle relative funzioni.
Il segretario nazionale della Fp Cgil, Michele Vannini, e il segretario nazionale della Fp Cgil Medici e Dirigenti ssn, Andrea Filippi, commentano: “la sentenza dell’Alta corte sanziona un utilizzo improprio e strumentale dell’Ordine teso a riaffermare un’idea della sanità fatta di anacronistiche separazioni fra le professioni, per il quale sarà chiamato a rispondere chi ha adottato quell’atto”.
Ma soprattutto la sentenza afferma, proseguono, che “in una fase in cui la normativa è intervenuta in modo significativo sugli ordini delle professioni sanitarie, come non sia sufficiente un codice deontologico per dare tutela alle professioniste e ai professionisti e conferma, per noi, la necessità che si apra uno spazio di riflessione condiviso sui confini dell’attività degli ordini e sugli strumenti di tutela che vanno garantiti a tutte le donne e gli uomini che operano nelle professioni ordinistiche”
Il problema però non è solo questo che probabilmente è la punta di un iceberg. Recentemente l’assessore Venturi ebbe a dire: «Se ci sono meno medici, a parte le risorse che si liberano, un medico neo assunto costa 70mila euro complessivamente, un infermiere 36mila, se mi vanno via due medici ed io prendo due infermieri o tecnici, sapete quanti soldi che possiamo distribuire ai medici e ai professionisti? Se questi erano minimamente intelligenti e non fossero diventati degli impiegati, perché questo è il problema dei medici. Il medico vuole essere il burocrate, vuole essere lui a fare l’anamnesi ma per quale motivo?».
Le parole di Venturi hanno fatto insorgere il mondo medico. Per il Presidente della Federazione degli Ordini dei Medici Filippo Anelli si tratta di «parole in libertà, che rischiano però di creare una spaccatura sia tra le Professioni sia all’interno della Politica». «Un intervento spregevole» per Guido Quici, presidente della Federazione CIMO-FESMED che aggiunge: «Un’offesa gratuita nei confronti dei medici e degli stessi infermieri e tecnici perché l’importante, secondo l’assessore regionale, è garantire il servizio sanitario al più basso costo possibile e a prescindere dalla figura professionale o dal livello delle cure»
Nel servizio sanitario nazionale ci sono già reparti ospedalieri a conduzione infermieristica. Si adombra la possibilità di fare prescrizioni di farmaci da parte di infermieri e farmacisti. Alcune competenze si sovrappongono e nelle zone di confine delle stesse competenze l’atto medico diventa sempre più sfumato. I medici probabilmente cercano di difendere il loro ruolo.
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