Su Rai3 Viaggio nelle fabbriche low cost delle medicine da dove arriva il batterio New Delhi, che ha già fatto decine di vittime in Toscana.
Un fiume diventato un laboratorio a cielo aperto in cui batteri resistenti agli antibiotici proliferano e rischiano di uccidere i soggetti più deboli anche in Italia; farmaci contaminati da una filiera senza controlli e poco trasparente; un sistema che in nome del risparmio mette a repentaglio la sicurezza sanitaria europea e mondiale: il viaggio di Report, in onda questa sera su Rai 3 e di cui possiamo dare una anticipazione, è una spiegazione di ciò che accomuna il recente ritiro di alcuni farmaci per la pressione (Valsartan, Losartan e l’Irbesartan) e per lo stomaco come (Zantac e Randil) a causa della contaminazione dei loro principi attivi e i decessi che si sono registrati in Toscana a causa di un batterio resistente agli antibiotici denominato “Nuova Delhi”.
L’articolo del Fatto prosegue riassumendo la vicenda che ha portato alla sospensione di alcuni farmaci per la presenza di nitrosammine (Ndma). Nel servizio di Report di Rai3 si dice che “Risalire la filiera di produzione è complicatissimo. I foglietti illustrativi riportano solo gli ultimi luoghi da cui si è mosso il lotto dei medicinali, ma in realtà i principi attivi per il 60% arrivano da paesi extra europei: India, Cina, Brasile, Armenia e Argentina. Ogni pillola può avere componenti provenienti anche da 12 paesi e quattro continenti. Sull’opportunità di segnalare la provenienza dovrebbe decidere l’Ema, che però è finanziata all’80 per cento proprio dall’industria farmaceutica. Le aziende, infatti, sostengono che Cina e India siano i posti migliori da cui rifornirsi, da lì arrivano anche i principi attivi dei medicinali generici.
Si afferma che le ispezioni delle agenzie regolatorie sono “pilotate” oppure rilevino macchinari arrugginiti e condizioni igieniche insufficienti senza però apparenti conseguenze.
Così si arriva in India dove c’è la fabbrica della Saraca, una di quelle che vende la ranitidina contaminata utilizzata anche per i farmaci in vendita in Italia. È al centro di un distretto farmaceutico a sud dell’India, uno dei più importanti al mondo con 170 impianti. Qui c’è anche Aurobindo, il gigante indiano fornitore dei generici, ma soprattutto ci sono le aziende che forniscono i prodotti intermedi necessari per scatenare le reazioni chimiche che poi portano al principio attivo. Le telecamere di Report mostrano solventi chimici, sporcizia, macchinari arrugginiti, reattori, barili di plastica. “Non sembra igienico” dice il giornalista. “Noi qui facciamo semilavorati e seguiamo i loro standard – risponde il titolare -. Se ne seguissimo di più alti, i costi si moltiplicherebbero e la gente comune non potrebbe permettersi farmaci a costo più basso”.
Nel servizio si mostra il sistema delle acque di raffreddamento, gli scarti finiscono nei fiumi. Inquinano e i sistemi di trattamento non sono efficaci. accanto alle fabbriche che producono farmaci distribuiti poi in tutto il mondo, ci sono le baracche in cui vive la bassa manovalanza, pagata pochissimo, 5 euro al giorno. Nei villaggi attorno, l’inquinamento è una piaga, i pesci muoiono nei fiumi a causa delle acque di scarto dell’industria dei farmaci. I camion cisterna devono portare acqua potabile, le falde sono verdi e puzzano di solventi. Le persone si ammalano, gli animali non possono bere, la terra non si può coltivare. E l’inquinamento ha anche un’altra conseguenza: le acque sono piene di antibiotici.
Nel servizio si riferisce che sono stati selezionati 28 siti, dove sono stati trovati batteri resistenti a moltissimi farmaci. “Ci aspettavamo di trovare il batterio Nuova Delhi – spiega Christoph Lubbert, infettivologo di Lipsia, riferendosi al germe che in Toscana ha già infettato 126 persone – ogni volta che c’è una nuova resistenza in India, in Cina o in Italia, non resta dove si trova. Quelli che stanno dando problemi in Toscana sono molto simili a quelli trovati ad Hyderabad”.
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AIFA. I medicinali equivalenti e biosimilari non sono e non saranno sottoposti a monitoraggio.