“Ben vengano le preoccupazioni della Regione sull’uso dei farmaci per la vitamina D a costo più basso. Ma è bene fare chiarezza e non alimentare polemiche, che non aiutano a risolvere un problema reale e rischiano di additare i medici come facile capro espiatorio” – ha commentato così Philip Rings, Presidente dell’Ordine dei medici di Bari la delibera proposta dal capo dipartimento Vito Montanaro, dedicata ai controlli sull’appropriatezza delle prescrizioni di colecalciferolo.
Si fa infatti gran confusione tra appropriatezza e rimborsabilità di un farmaco. Per esempio, nel caso di pazienti con il colesterolo alto, l’uso di statine in chiave di prevenzione è sempre appropriato dal punto di vista medico-scientifico, ma il servizio sanitario lo rimborsa, e quindi ne prevede l’erogabilità da parte del Ssn, prevalentemente in casi di prevenzione secondaria, cioè in pazienti che hanno già avuto una lesione dell’apparato cardiocircolatorio. Nella maggior parte dei casi di prevenzione primaria, invece, il medico potrà prescrivere comunque il farmaco, ma il paziente dovrà pagarlo di tasca propria.
“I medici si basano sulle evidenze scientifiche, sulle linee guida e sulle informazioni cliniche acquisite attraverso la visita del singolo paziente nella prescrizione dei farmaci. Se la Regione ritiene che, a fronte di rilevanti differenze di prezzo, la formulazione dei farmaci con colecalciferolo sia identica, dovrebbe segnalare l’anomalia all’AIFA, cioè all’autorità che determina il prezzo dei farmaci e la loro rimborsabilità.” - continues Rings.
La prescrizione oggi avviene sulla base dell’accertata carenza di vitamina D o nei casi in cui è necessario fare prevenzione. L’appropriatezza deve sempre essere valutata dal medico. Altra cosa invece è la rimborsabilità, che viene definita dall’AIFA e può stabilire dei limiti più stringenti, per esempio definendo la soglia di carenza sotto la quale il farmaco non è erogabile dal ssn.
“Il fatto che all’interno dell’Agenzia italiana del farmaco non siano presenti rappresentanti dei medici è un’altra anomalia che da tempo chiediamo di sanare perché non comprendiamo come si possa vigilare senza sentire il parere di chi i farmaci li deve poi prescrivere” – he concludes Rings – “Ribadisco anche alla Regione e a Vito Montanaro la disponibilità della categoria che rappresento a collaborare per individuare il corretto equilibrio tra i bisogni di salute del paziente e le esigenze di sostenibilità del sistema. Stabilire un dialogo è più efficace dell’invio di qualsiasi fredda circolare.”
Redazione FNOMCeO – 15/10/2019
«Usiamo solo il 5% di farmaci generici», ecco perché la Puglia spende troppo
Parla il capo dipartimento Vito Montanaro alle Asl: il resto d’Italia li usa per il 50%
La Gazzetta del Mezzogiorno – 16 ottobre 2019
L’impennata della spesa farmaceutica si è fermata. Ma ora bisogna cambiare di passo, aumentando l’appropriatezza prescrittiva e la penetrazione dei medicinali generici: che sono equivalenti e costano meno. Mettendo intorno al tavolo i direttori generali del Barese, ieri la Regione ha ricominciato a occuparsi del buco nero della sanità pugliese, la spesa per i farmaci che ogni anno si mangia l’equivalente di due medi ospedali: la Puglia è la seconda peggiore in Italia per il mancato rispetto del tetto previsto dalla legge.
Da gennaio a luglio, la spesa territoriale (le farmacie) è stata pari a 563 milioni di euro, praticamente la stessa del 2018. Ma con una dinamica interna che vede risparmi per le Asl di Brindisi, Bat, Lecce e Taranto e aumenti per tutte le altre. Ieri il capo dipartimento Vito Montanaro ha incontrato i direttori generali di Asl, Policlinico e dei due Irccs del Barese per quello che ha definito «l’attacco finale al problema».
I tecnici dell’assessorato hanno preso a riferimento tutte le delibere emanate dalla giunta regionale negli ultimi due anni per limitare la spesa inappropriata. E hanno analizzato ogni singolo principio attivo per mostrare ciò che avviene a livello nazionale e ciò che accade in Puglia. La differenza principale è il tasso di utilizzo dei farmaci generici, che è estremamente basso e che in alcuni casi porta a squilibri di spesa non giustificabili. Un esempio può essere l’Adalimumab, un biologico che si usa ad esempio per alleviare i dolori dell’artrite: la media nazionale vede per il 58% l’utilizzo del farmaco «originator» (un trattamento costa 12mila euro l’anno) e per il 42% del biosimilare (2-3mila euro) farmaco per la reumatologia, gastro e derma). In Puglia il biosimilare è al 5%.
Di esempi simili ce ne sono molte decine. L’analisi sui dati di Edotto ha consentito alla Regione di consegnare alle Asl prospetti molto precisi, a livello di singolo reparto. Ciò che accade, ad esempio, è che lo specialista utilizzi il farmaco generico durante il ricovero ma che poi indichi il «griffato» nel piano terapeutico che poi viene trascritto sulle ricette e portato in farmacia.
«Nessuno vuole colpevolizzare il medico – spiega Montanaro -. Piuttosto è necessaria una azione di confronto con le Asl e le direzioni delle farmacie territoriali. Siamo secondi in Italia per la spesa perché siamo ancora lontani sui livelli di prescrizione del generico: su questo è iniziato un percorso importante. Ai direttori generali chiediamo di applicare con attenzione le delibere di giunta degli ultimi due anni, in una azione di confronto continuo tra le direzioni farmaceutiche e i medici prescrittori per invitarli a utilizzare le molecole generiche sia in reparto che alla dimissione».
Proprio lunedì la giunta aveva approvato una delibera sul colecalciferolo (l’ormone che stimola la produzione di vitamina D), evidenziando che la prescrizione delle gocce (invece delle più costose fiale) potrebbe far risparmiare al servizio sanitario 9 milioni di euro l’anno. Una questione su cui è intervenuto Filippo Anelli, presidente dell’Ordine dei medici di Bari. Anelli parla di «rischio di additare i medici come facile capro espiatorio»: «Se la Regione ritiene che, a fronte di rilevanti differenze di prezzo, la formulazione dei farmaci con colecalciferolo sia identica, dovrebbe segnalare l’anomalia all’Aifa, cioè all’autorità che determina il prezzo dei farmaci e la loro rimborsabilità. Il fatto che non ci siano medici all’interno dell’Aifa è è un’altra anomalia che da tempo chiediamo di sanare, perché non comprendiamo come si possa vigilare senza sentire il parere di chi i farmaci li deve poi prescrivere
Ed: Articoli di questo tipo lasciano veramente perplessi. Si dice che lo specialista ospedaliero usa il generico nella struttura in cui opera, ma prescrive il farmaco di marca nel piano terapeutico. Com’è noto, indipendentemente dalla prescrizione, il farmacista deve informare il paziente del farmaco equivalente che costa meno. Dovrebbe essere altrettanto noto che il SSN rimborsa unicamente il costo del generico, qualunque sia la scelta del paziente. La Regione cioè spende sempre la stessa cifra. Dov’è allora il risparmio per la Regione? I casi sono due, anzi tre: o è ignorante Montanaro, cosa che riteniamo poco probabile, o è ignorante il giornalista che non conosce la normativa. Il terzo caso non lo diciamo per non incorrere in qualche reato di diffamazione.
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