Il 15 luglio 2019 vengono pubblicate le sentenze della sesta e terza sezione con cui si condannano le società a ripagare le spese processuali del secondo grado di giudizio
Redazione AboutPharma on line – 15 luglio 2019
l Consiglio di Stato ha respinto gli appelli di Novartis e Roche in merito al caso Avastin-Lucentis. Lunedì 15 luglio sono state pubblicate le sentenze della sesta And terza sezione che condannano anche le società a ripagare le spese processuali del secondo grado di giudizio.
La condanna
Il Consiglio di Stato dà quindi ragione all’Autorità garante della concorrenza che aveva contestato una collaborazione anti competitiva tra Roche e Novartis. I due soggetti avrebbero, scrivono i giudici, “concertato strategie volte a ostacolare la legittima possibilità di acquisto ed impiego del farmaco Avastin per la cura delle patologie oculari, al fine di favorire le maggiori vendite del farmaco Lucentis, di gran lunga più costoso del primo”. Le due società sono condannate “in solido tra loro, al pagamento delle spese processuali del secondo grado di giudizio, che si liquidano in 12 mila euro in favore dell’Autorità garante della concorrenza e del mercato, ed in 2.800 euro in favore di ciascuna delle altre controparti costituite”. La sezione terza, in un altro documento ha rigettato il ricorso di Novartis del 2016 e “condanna l’appellante a rifondere alle parti appellate le spese del grado di appello e quelle relative al giudizio dinanzi alla Corte di Giustizia Ue che liquida in 4 mila euro ciascuno, oltre accessori legge se dovuti”.
Roche: “una decisione lacunosa”
Roche affida a un breve comunicato la sua amarezza. “Roche, pur rispettando la decisione del Consiglio di Stato, esprime tutto il proprio disaccordo per le conclusioni a cui sono arrivati i magistrati. La sentenza lascia privi di risposta tutti gli argomenti difensivi sollevati da Roche in questi lunghi anni. Non c’è stata alcuna collusione con Novartis riguardo ai due farmaci bevacizumab e ranibizumab. Tutti i contatti tra Roche e Novartis sono stati assolutamente leciti, basati su informazioni veritiere di farmacovigilanza.
Novartis: “Noi sempre corretti”
Subito dopo il comunicato di Roche arriva anche quello di Novartis che “prende atto con rammarico della sentenza del Consiglio di Stato che conferma il provvedimento dell’Agcm emesso nel 2014 relativamente a presunte pratiche anticoncorrenziali. Sin dall’inizio – prosegue la nota dell’azienda – Novartis ha respinto con forza queste accuse ed è convinta che il caso antitrust sia stato guidato da motivi puramente economici, volti a forzare, nel quadro normativo italiano, un cambiamento atto a consentire il rimborso generalizzato di un farmaco in un’indicazione priva di autorizzazione (off label), nonostante la presenza sul mercato di medicinali autorizzati (on label). Sebbene la sentenza della Corte sia stata sfavorevole, Novartis conferma la correttezza del proprio operato e rimane convinta che l’utilizzo di un farmaco fuori indicazione in presenza di farmaci appropriati costituisca una minaccia per l’esistente sistema legale, medico e regolatorio, istituito per monitorare l’uso efficace e sicuro dei medicinali nei pazienti.
La posizione dell’Autorità garante
L’aggravio sulle casse dello Stato secondo l’Autorità è stato pesante. L’accordo tra i due colossi avrebbe comportato costi maggiori nel 2012 per quasi 45 milioni di euro. Inoltre la sostituzione di Avastin con Lucentis a seguito di pratiche illecite, avrebbe aggravato il Ssn di circa 540 milioni di euro nel 2013 e di 615 milioni l’anno successivo. Inevitabili le multe alle due aziende (oltre 90 milioni a Roche e 92 a Novartis) che poi hanno inutilmente fatto ricorso.
Parola fine?
Sulla questione interviene anche Altroconsumo (nei confronti della quale, insieme ad altri soggetti, le due aziende si erano mosse in giudizio) per bocca di Ivo Tarantino, suo responsabile delle relazioni esterne. “Ci sono voluti 10 anni e quattro diversi gradi di giudizio. In questi anni sono stati tanti i tentativi delle due aziende di ribaltare le carte in tavola, con tecnicismi estremi che niente hanno a che vedere con il cuore della vicenda. I pazienti si sono visti negati l’accesso alla cura di una malattia grave come la maculopatia e il servizio sanitario ci ha rimesso decine di milioni di euro per una scellerata concertazione illecita delle due case farmaceutiche”.
La vicenda: i preamboli
Il caso Avastin-Lucentis ha tenuto banco per anni. Tra il 2009 e il 2012 l’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) sospende via via tutti gli usi di Avastin consentiti in regime di rimborso. Le prescrizioni si spostano su Lucentis. Roche e Novartis si accordano infatti per differenziare i due farmaci cercando di dimostrare che Avastin presenta rischi maggiori, contro le evidenze che provengono dall’esperienza clinica e da tutti gli studi indipendenti. Avastin non può più essere rimborsato dal Servizio sanitario. Come rivelato dalla sentenza l’aggravio di spesa per il Servizio sanitario nazionale è calcolato in 45 milioni di euro per il solo 2012.
L’iter giudiziario
Il 5 maggio 2014 l’Antitrust sanziona con un ammenda di oltre 90 milioni le due case farmaceutiche al termine di un procedimento avviato nel 2013 anche a fronte della denuncia della Società dei medici oftalmologi italiani e di altri enti e organizzazioni, tra cui Altroconsumo. Le due aziende ricorrono subito al Tar Lazio che però, nel novembre 2014, respinge i ricorsi. A questo punto Roche e Novartis coinvolgono il Consiglio di Stato che rinvia il caso alla Corte Europea di Giustizia europea. Il 23 gennaio 2018 la Corte di Lussemburgo risponde ai quesiti pregiudiziali presentati dal Consiglio di Stato confermando nella sostanza la bontà dell’operato e delle conclusioni dell’Autorità antitrust e rimandando al sistema giudiziario italiano l’atto finale del lungo iter di questa vicenda.
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