Legge stabilità, Delrio rassicura: la sanità non si tocca
Giovedì, 16 Ottobre 2014 – Doctor33
In questo clima così confuso, in cui si susseguono continuamente voci di tagli a questa o a quella voce, chissà se sono riuscite a rassicurare le parole arrivate dal sottosegretario alla presidenza del consiglio, Graziano Delrio, in riferimento alla legge di Stabilità, sul fatto che se «la spending review sulle Regioni si aggira intorno ai 4 miliardi come tagli di sistema», «il budget attuale della sanità non verrà toccato, anzi si può ragionare su eventuali incrementi». Il chiarimento è stato reso necessario dalle voci che si erano susseguite su un contributo della sanità: secondo quanto era stato diffuso, la metà dei quattro miliardi richiesti alle Regione sarebbe potuta arrivare dalla sanità. E d’altra parte, lo aveva sottolineato anche Sergio Chiamparino, rappresentante dei governatori, «già i tagli per quattro miliardi sarebbero insopportabili per le regioni» ma resta da capire come le regioni possano arrivare a quella cifra, visto che – era stato fatto notare – la sanità rappresenta comunque anche fino all’80% dei bilanci regionali. Sul piatto era poi finito anche il fondo sanitario, che avrebbe dovuto ricevere non tanto una potatura quanto piuttosto un mancato aumento, rimanendo anche nel 2015 sulla cifra destinata per quest’anno (109,9 mld). Quindi le parole di Delrio. Ma intanto da Luca Coletto, coordinatore degli Assessori della salute, è arrivato un ammonimento: «Non ci siamo proprio. La sanità sarà colpita duramente, al punto da mettere in forse il principio costituzionale dell’assistenza universalistica dicendo addio all’erogazione dei Livelli Essenziali di Assistenza. Inevitabile anche la disdetta degli impegni assunti nel nuovo Patto Nazionale della Salute, rispetto al quale il Governo smentisce sé stesso e vanifica l’impegno e la lealtà con cui le Regioni hanno agito a quel tavolo».
Frances Giani
Manovra, tagli ai ministeri e stretta sulla Sanità da 2 miliardi
Deficit, tagli e nuove tasse su rendite e giochi. Per recuperare i 36 miliardi necessari (30,9 quelli netti se si escludono le risorse già stanziate nel vecchio provvedimento del bonus) il governo mette mano a tutto l’armamentario possibile. Che la costruzione sia stata complessa, tuttavia, lo dimostra anche l’errata corrige che in tutta fretta il Tesoro ha dovuto consegnare in Parlamento per eliminare dal Def le stime sugli effetti recessivi che la spending review avrebbe avuto sui conti pubblici.
Il motivo è chiaro. Nelle slides presentate da Renzi ieri, alla voce tagli di spesa sono iscritti ben 15 miliardi di euro. Anche in questo caso, però, bisogna scomputare i 2,7 miliardi dei tagli già previsti dal precedente decreto sul bonus e conteggiati dal governo nel totale. Ma restano sempre più di 12 miliardi di tagli. Da dove arriveranno? Sei miliardi circa saranno a carico dello Stato, dei ministeri.
GIRO DI VITE
Una cifra elevata e, quasi sicuramente, non limitata al solo taglio del budget dei dicasteri ma allargata a molte delle proposte messe nero su bianco dal commissario alla spending review, Carlo Cottarelli, dallo spegnimento delle luci alla razionalizzazione delle Forze di polizia. Uno sforzo pesante sarà chiesto anche alle Regioni. Nei loro bilanci dovranno essere trovati 4 miliardi di risparmi. Secondo Renzi, in realtà, si tratterebbe solo di 2 miliardi, in quanto già a legislazione vigente i budget dei governatori il prossimo anno sarebbero lievitati di 2 miliardi. Tra le righe dovrebbe significare che potrebbe essere bloccato il programmato aumento del Fondo sanitario. Ma anche i restanti due miliardi di tagli potrebbero avere ripercussioni indirette sulla sanità. La sfida sarà riuscire a risparmiare sugli acquisti di farmaci e dispositivi medici, altrimenti l’unica strada sarà quella di aumentare le tasse regionali, come ha ammesso il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan.
TUTTE LE NOVITA’
Ai Comuni, invece, sarà richiesto uno sforzo minore: 1,2 miliardi di euro. A fronte di questo i sindaci avranno un maggiore spazio nel patto di stabilità interno per un miliardo e il governo si farà anche carico del pagamento delle spese dei tribunali oggi a carico dei Municipi. Un analogo sforzo, un miliardo di euro, sarà richiesto anche alle Province. In questo caso molto si agirà sul personale, che grazie alla riforma Madia potrà essere spostato ad altri impieghi. Ma se l’elenco dei tagli di spesa è lungo, anche le «nuove entrate» daranno un contributo sostanziale alla legge di stabilità. Dalla lotta all’evasione arriveranno 3,8 miliardi di euro. Novecento milioni arriveranno dal «reverse charge», l’inversione contabile, il meccanismo per cui a versare l’Iva in alcuni casi non sarà più il compratore ma il venditore. Da questa misura il governo si attendeva di più, fino a 2 miliardi. Ma l’Europa ha frenato l’allargamento dell’operazione legando le mani al governo. C’è poi un capitolo ribattezzato «fisco amico». La legge di stabilità rivoluzionerà i meccanismi di accertamento da parte dell’Agenzia delle Entrate ma, contemporaneamente, introdurrà anche dei nuovi meccanismi per fare la pace (a sconto) con il Fisco. La copertura della manovra non sarà tuttavia, solo spending e lotta all’evasione. C’è anche un capitolo, corposo, di nuove entrate. Tradotto significa nuove tasse. Ad essere colpiti saranno innanzitutto i Fondi pensione, per i quali il prelievo salirà dall’11,5% al 12,5% (Renzi ha derubricato questa operazione ad aumento della tassazione sulle rendite, anche se in realtà si tratta di risparmio previdenziale). Stretta anche per le Fondazioni di origine bancaria la cui tassazione agevolata sarà ritoccata. Giro di vite da un miliardo di euro anche sui giochi. Il pay out, ossia la vincita restituita ai giocatori sulle New slot, sarà ridotta dal 74% al 70%. Contemporaneamente dovrebbe essere anche ritoccato il Preu, il prelievo unico erariale che potrebbe aumentare da 1 a 5 punti percentuali a seconda del gioco. Una parte consistente della legge di stabilità, come ampiamente anticipato nei giorni scorsi, sarà comunque finanziata lasciando salire dal 2,2 al 2,9% il deficit del prossimo anno. Un allentamento che da solo vale 11,5 miliardi.
16 Gen 2014 – Il Messaggero.it
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