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Emilia Romagna. Our news about the "deprescribing" of the elderly reaches the media. Embarrassment of the Region

La nostra segnalazione sul Questionario sulla “deprescrizione” agli anziani ed i relativi corsi ECM ai Medici di Medicina Generale su come deprescrivere arriva sui media regionali ed è ripreso da una interrogazione della Lega alla Giunta provocando un evidente imbarazzo al Servizio Sanitario Regionale che ritirerà il questionario.

Su l’edizione di Bologna di Repubblica di ieri in un articolo dal titolo ≪L’AUSL ai Medici di Famiglia: “Volete tagliare i farmaci a chi è troppo anziano?”≫ riferisce che il questionario ha creato qualche imbarazzo alla Regione e tra i medici mentre insorge Fedaiisf che addirittura presenta l’iniziativa corredata dall’immagine del medico nazista Mengele.

Nell’articolo si ammette che la formulazione di alcune domande del questionario, messe a punto da Marco Lombardi dell’AUSL di Parma e Vittorio Maio della Jefferson University, si prestano a interpretazioni preoccupanti sul piano etico. Per esempio si chiede al medico se è d’accordo a “deprescrive i farmaci ad azione preventive al paziente anziano quando la sua aspettativa di vita non ne giustifica eventuali benefici” una frase che si potrebbe leggere come un ridimensionamento della cura preventiva quale che sia a chi ha superato una certa età.

In un punto successivo poi si chiede al medico se è d’accordo nel togliere farmaci ad azione terapeutica “sebbene raccomandati dalle linee guida”. In un altro punto si chiede se si è disposti a ridimensionare la terapia anche se prescritta da un collega e ancora si chiede se è disposto a deprescrivere anche contro il parere del paziente o di chi ne ha cura.

L’articolo pone il dubbio che forse si tratta di ambiguità anche se viene il sospetto che si voglia anteporre il risparmio del farmaco alla salute degli anziani.

L’Assessore Regionale alla Salute, Venturi, concorda sulla necessità di togliere ogni ombra. Si è dichiarato sicuro della buona fede degli estensori del questionario “ma occorre eliminare ogni ambiguità, altrimenti il cittadino non ne capisce gli scopi. Nei prossimi giorni – prosegue Venturi – parlerò con gli estensori, va spiegato cosa si intende per aspettativa di vita anche perché i medici di famiglia non sono specialisti”

L’Assessore però trascura di citare che c’è anche un corso ECM organizzato da un AUSL affinché i medici di famiglia apprendano bene come deprescrivere tenedo conto anche delle “aspettative di vita“.

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AUSL Parma. Deprescrizione

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Anziani di troppo? C’è la soluzione inglese

A conti fatti meglio l’abbandono terapeutico quando l’anziano -over 70- non è più “un beneficio per la società più ampia” perché non solo non è più in grado di produrre, ma addirittura consuma risorse. Così si legge nella proposta di legge del governo del Regno Unito che mira a limitare (se non addirittura a toglierla) l’assistenza sanitaria ai vecchi qualora, come usa dire, il gioco non valga la candela. Poiché -è specificato nella proposta di legge- continuare a prendersi cura di loro con medicinali e visite sarebbe soltanto uno sperpero di denaro pubblico. Tanto per capire, fra un lavoratore malato di cancro e un anziano , se le risorse non permettono di soddisfare le pretese di entrambi, va privilegiato chi ha maggiori aspettative di vita.

Sullo sfondo c’è l’accesa polemica fra le case farmaceutiche inglesi e il sistema sanitario nazionale. Le case farmaceutiche accusano lo Stato di tagliare le spese, scegliendo di privare i pazienti più debilitati delle cure farmacologiche. I principali quotidiani britannici hanno titolato: “Paura per gli anziani” e “Agli anziani saranno negate le medicine salva vita”. Ma hanno anche spiegato che il sistema sanitario deve recuperare 20 miliardi in 5 anni, e siccome non sa dove poter attingere le risorse, si affida ai tagli. Sicché lasciar spegnere gli over 70 è già nel pacchetto delle idee da non sottovalutare.

Jospephine Quintavalle, voce laica di spicco del movimento pro life britannico, fondatrice e direttrice del Comment on Reproductive Ethics, osservatorio sulle tecniche riproduttive umane, sostiene che «il problema è molto più profondo», ammette che «non sappiamo più da che parte girarci», perché spiega la signora: «gli anziani sono assistiti nelle cliniche, con un costo altissimo per il sistema sanitario nazionale, di cui il 60 per cento è rappresentato dagli stipendi al personale e il 20 dai farmaci».

La soluzione potrebbe essere un’esistenza a timer per la Terza età, come suggerisce John Harris, docente di bioetica alla Manchester University il quale afferma (in un suo scritto del 1970 The Value of Life, an Introduction to Medical Ethics) che a tutti dovrebbe essere garantita una “equa quota di vita”, stimabile in 70 anni. Chi riesce a superarla “deve considerare eventuali anni ulteriori come una sorta di bonus”, insomma un fortunato a cui se si toglie la possibilità di vivere ancora più a lungo non può gridare all’ingiustizia perché “una volta raggiunta la soglia [dei 70 anni] ha ormai visto soddisfatto il suo diritto”.

Naturalmente la proposta di legge britannica prosegue il suo iter, sostenuta anche da un’opinione nei secoli condivisa in tutto l’impero britannico, secondo la quale per assicurare la «massima felicità per il massimo numero di persone», si può anche sacrificare la “felicità” di alcuni, come scrisse il giurista e filosofo Jeremy Bentham (1748-1832), pure lui inglese. Insomma, largo ai giovani. La spending review inglese rottama senza esitazione . Chissà se pure a Palazzo Chigi ci hanno pensato.   vincenzomaddaloni.it

L’Inkiesta

Redazione Fedaiisf

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