Nel contrasto ai fenomeni corruttivi c’è ancora da tanto da fare: colmare lacune normative e soprattutto applicare le regole già esistenti. Il quadro emerge dal nuovo report di Transparency International Italia, in cui l’healthcare è ancora sotto la lente di ingrandimento in quanto ambito ad alto rischio
Molte buone leggi ma poco applicate. E i settori con più alti livelli di spesa sono quelli in cui si concentrano i fenomeni di corruzione: sanità, opere pubbliche e prestazione di servizi. È questo, in sintesi, il quadro che emerge dal report “Agenda anticorruzione 2017 – L’impegno dell’Italia nella lotta alla corruzione“. Il documento, presentato il 10 ottobre da Transparency International Italy, sottolinea che le norme anticorruzione ci sono (62/100 punti) ma applicazioni e sanzioni non sono sufficienti (45/100). Sotto la lente di ingrandimento ci sono pratiche e regole del settore pubblico, di quello privato e della società civile. E per ogni area il dossier prova a fare una valutazione di quanto l’Italia sia in grado di combattere contro questa piaga.
Gli ambiti in cui la lotta alla corruzione funziona di più (e di meno)
L’antiriciclaggio (75/100 punti) e gli obblighi di trasparenza nella contabilità (89/100) sono considerati gli ambiti in cui la battaglia contro i fenomeni corruttivi funziona meglio. A contribuire, anche la norma che ha previsto di nuovo l’ingresso nell’ordinamento del reato di falso in bilancio. Il settore privato (51/100) invece non raggiunge la sufficienza. Anche perché si registra un dislivello tra le Pmi, più lente nel fronteggiare adeguatamente il problema, e le grandi aziende, più solerti.
Il ruolo di media e società civile
Media e società civile (42/100) non fanno abbastanza nel prevenire e contrastare i casi di corruzione. Benché l’argomento sia spesso trattato, non risultano esserci campagne mediatiche e indagini approfondite in merito. Eppure, c’è grande necessità, ovviamente, che si sviluppi intorno al tema una consapevolezza anche di tipo culturale. La prova di questo gap arriva dai numeri. Da inizio 2017 a oggi, sono stati riportati 560 casi di corruzione. Questo almeno stando ai dati contenuti nella mappa della corruzione aggiornata di mese in mese da Transparency.
Contrasto alla corruzione: sanità sotto la lente di ingrandimento
Nell’approfondire la questione degli appalti pubblici, spesso al centro di inchieste, l’Agenda anticorruzione menziona anche le parole del Procuratore generale della Corte dei Conti, Claudio Galtieri. Che sottolinea gli ambiti più interessati dalla corruzione: sanità, opere pubbliche e servizi. “I rilevanti effetti distorsivi [si manifestano] – dice il magistrato – proprio nei settori in cui più alto è il livello della spesa, come quelli della sanità, della realizzazione di opere pubbliche e della prestazione di servizi”. Il report ricorda anche che “con l’adozione della legge Anticorruzione del 2012, l’Italia ha per la prima volta ratificato i principi internazionali preposti al contenimento del fenomeno corruttivo”. Il riferimento è alle norme stringenti per le stazioni appaltanti, che comprendono anche programmi di formazione periodici. A questo si aggiungono altre regole per favorire la trasparenza nella Pa, dagli obblighi di pubblicazione di documenti importanti come i bilanci.
“Il rischio resta alto”
“Eppure, nonostante gli importanti sforzi legislativi, il rischio corruzione – si legge nel report – rimane alto. E il susseguirsi di indagini da parte delle diverse procure sembra inarrestabile. Dal Database dei casi di corruzione di Transparency International Italia si evince che nei soli primi sei mesi del 2017 sui giornali italiani sono stati pubblicati articoli su settanta diversi casi di corruzione nel settore degli appalti, su 433 articoli totali relativi a casi di corruzione rilevati”.
Poche norme su whistleblowing e lobbying
La corruzione resta preoccupante anche perché si registrano lacune “in merito alla possibilità di segnalazione delle condotte illecite da parte dei dipendenti pubblici”, sottolinea l’Agenda. Il riferimento è al cosiddetto whistleblowing, che raggiunge un punteggio di 25/100. “In molte occasioni si riscontra infatti un atteggiamento fin troppo passivo nel favorire tale pratica dissuasoria”. Per esempio, non ci sono sufficienti canali per le segnalazioni e corsi di formazioni per sensibilizzare al tema. Inoltre, chi fa le segnalazioni non è sufficiente tutelato: una mancanza significativa del quadro normativo. E le attività dilobbying non sono regolamentate abbastanza. In tema di whistleblowing, però, l’approvazione del ddl Businarolo alla Camera e la discussione della proposta già programmata in aula al Senato è vista come un passo in avanti. Ma “sul lobbying siamo ancora molto lontani da una qualsivoglia regolamentazione”, si legge nel documento.
Cantone: “Tre aspetti da regolare”
“Sul piano normativo ci sono ancora tre aspetti importanti da regolare”, ha dichiarato durante la presentazione il presidente di Anac, Raffaele Cantone. “Oltre alla tutela del whistleblowing, è indispensabile una legge sulle lobby e un’altra per assicurare trasparenza sulle fondazioni politiche, che ormai sono divenute il vero canale di finanziamento della politica”. Il magistrato ha anche invitato associazioni e fondazioni a pubblicare, in vista della campagna elettorale, tutti i contributi ricevuti.
Orlando: “Fatto tanto, grazie all’Anac miglioriamo sulla prevenzione”
“Molto di ciò che dovevamo fare dal punto di vista legislativo è stato fatto”, ha affermato il ministro della Giustizia, Andrea Orlando. “Abbiamo anche messo in campo uno sforzo per evitare le prescrizioni e rendere più celere il processo. Grazie al ruolo di Anac possiamo invece fare il salto di qualità sulla prevenzione”.
Carnevali: “Siamo ottimisti per il futuro”
“Nonostante il quadro ancora insufficiente delineato dal nostro report, siamo ottimisti per il futuro”, ha detto Virginio Carnevali, presidente di Transparency International Italia. “Iniziamo a riempire il vuoto legislativo sul whistleblowing e sul lobbying e poi concentriamo sforzi e risorse per applicare più efficacemente le tante e buone leggi che abbiamo”.
Le priorità per Governo e Parlamento
Quali sono quindi le priorità che Governo e Parlamento dovrebbero mettere in agenda per fare fronte alla corruzione? Transparency International Italia, dati alla mano, ne ha indicate alcune. Tra queste:
- regolamentare il lobbying
- consolidare i presidi anticorruzione negli uffici e dare più risorse ai Responsabili per la prevenzione della corruzione
- migliorare il quadro normativo sul whistleblowing
- semplificare le leggi per evitare abusi
- investire di più sull’educazione civica dei giovani.
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