È innegabile che più di 8 professionisti su 10 ritengono ancora fondamentale il ruolo dell’informatore scientifico come fonte culturale, da integrare poi con ricerche personali, Occorra sempre considerare che il 95% dei medici ha ancora un contatto regolare con gli informatori scientifici e che l’informazione tradizionale viene considerata un momento importante di formazione per più dell’80% dei sanitari“. Un dato, quello dell’importanza attribuita al rapporto umano con l’informatore scientifico, confermato anche da uno studio condotto focalizzandosi sugli infettivologi.
Sanità, “tecno-camici 3.0”: WhatsApp e web anche dopo i 50 anni, ma il medico salva il “fattore umano”
L’83% dei medici usa l’email per inviare i propri messaggi, più di uno su 2 ricorre a WhatsApp
I classici Sms e le email, ma anche le chat di WhatsApp per comunicare velocemente con i pazienti. Regolarmente online e super connessi, senza limiti d’età. Sono i medici di oggi. Habitué di smartphone e tablet, ‘millennials’ solo un po’ più attempati, estimatori del mondo digitale, utilizzato per tenersi in contatto ma anche per aggiornarsi e informarsi, senza però alcuna intenzione di rinunciare al fattore umano. E’ l’identikit dei ‘tecno-camici 3.0’, che prende forma da 3 indagini distinte presentate a Milano, in occasione del lancio del primo ‘ecosistema digitale’ di Gsk Italia. Un universo parallelo multicanale di servizi in cui si entra attraverso un’unico accesso, il nuovo portale Gsk-Salute.it.
Le prime indicazioni raccolte per dare una fisionomia rinnovata all’insieme di servizi online arrivano direttamente dai dati del portale per operatori sanitari eDott, esperienza nata più di 15 anni fa. Oggi gli iscritti sono 61 mila. I suoi frequentatori – specialisti, medici di medicina generale, pediatri, farmacisti – sono regolarmente online. E più della metà di chi si collega quotidianamente ha superato i 55 anni. Un accesso su 3 al portale avviene da smartphone e tablet. Gran parte dei navigatori (2 terzi) torna regolarmente sul sito, non solo nelle ore di studio, ma anche nelle 24 ore.
Quanto al rapporto con la tecnologia digitale, l’83% usa l’email per inviare i propri messaggi, il 70% fa un uso regolare degli Sms, più di uno su 2 ricorre a WhatsApp, rileva una ricerca Fimmg (Federazione italiana medici di medicina generale), Osservatorio Politecnico di Milano e Doxapharma su 656 camici. Sebbene a fare ancora da freno ci siano le ansie legate un eventuale sovraccarico di lavoro e alla necessità di stare quasi sempre connessi. I professionisti non disdegnano neanche Skype e social network. In generale, nell’ottica del medico, le macchine aiutano, ma non sostituiscono l’uomo.
“Se è vero infatti che il 90% dei medici si aggiorna e studia online e che oltre il 70% dei camici bianchi utilizza un dispositivo smartphone, è anche innegabile che più di 8 professionisti su 10 ritengono ancora fondamentale il ruolo dell’informatore scientifico come fonte culturale, da integrare poi con ricerche personali“, spiega Fiorenzo Corti, vice segretario nazionale della Fimmg. “Soprattutto il medico di famiglia è l’unica figura nel Ssn che è costretta a operare online, con il computer accanto, attaccato alla Rete che serve per le certificazioni online e la lettura in tempo reale di referti o lettere di dimissioni, e davanti il paziente, una persona in carne e ossa con le sue ansie e paure“. La relazione, assicura, “resta un elemento importante. E lo stesso vale per l’informatore scientifico. Pur nell’ambito delle trasformazioni che hanno riguardato le modalità di informazione e le nuove tecnologie di cui il medico italiano ha sempre più bisogno, credo occorra sempre considerare che il 95% dei medici ha ancora un contatto regolare con gli informatori scientifici e che l’informazione tradizionale viene considerata un momento importante di formazione per più dell’80% dei sanitari“. Un dato, quello dell’importanza attribuita al rapporto umano con l’informatore scientifico, confermato anche da uno studio condotto focalizzandosi sugli infettivologi da un gruppo di lavoro coordinato dalla Fondazione SmithKline e pubblicato su una rivista scientifica internazionale.
Quello del medico è ormai un viaggio multicanale. I camici bianchi hanno bisogno di più strumenti, “che usano non solo per approfondimenti, ma anche per l’empowerment del paziente. Bisogna tener presente che ‘dottor Google’ è tra noi, che ci piaccia o no – sottolinea Andrea Boaretto, Founder e Ceo Personalive e Adjunct Professor di Multichannel Marketing Mip Politecnico di Milano, che ha affrontato un lungo studio su questo fronte – e per il medico in carne e ossa è fondamentale un aggiornamento continuo e veloce. Questa consapevolezza e capacità di gestire i nuovi mezzi digitali non ha distinzione di sesso o età. Ho incontrato anche camici bianchi over 70 pienamente interattivi“. E il percorso tentacolare nel mondo digitale è destinato ad arricchirsi, con l’inarrestabile evoluzione delle tecnologie. Il futuro? “Potrebbe essere nell’avvento dell’intelligenza artificiale“, ipotizza Giuseppe Recchia, direttore medico e scientifico di Gsk. Una nuova storia, tutta da scrivere. (AdnKronos)
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