Trump chiede di accelerare il processo per mettere sul mercato le medicine. Affiderà l’ente regolatore a un superliberista? In quel caso finirà così
CECILIA MUSSI – 17 febbraio 2017 – pagina99
E se fosse il mercato a stabilire quali farmaci funzionano? L’idea viene suggerita da Technology Review (la rivista del Massachussetts Institute of Technology di Boston) in un articolo appena pubblicato (titolo: What if the Free Market Decided Whether or Not Drugs Work?). Una provocazione? Non è detto. Solo una delle molte ipotesi che circolano sulle future scelte dal presidente Donald Trump. Ma partiamo dall’inizio, seguendo il filo logico del giornale bostoniano.
Durante un incontro con i vertici delle aziende farmaceutiche, il 31 gennaio, Trump ha sollecitato la Food and Drug Administration (Fda) l’ente federale che ha il compito di approvare l’uso dei farmaci, a «rendere molto più veloce» l’iter che porta alla commercializzazione delle medicine. Trump ha aggiunto di avere in mente un «nome fantastico» da mettere alla guida dell’ente.
Facendo due più due gli osservatori si sono ricordati che, a dicembre, il nome che era girato come possibile capo della Fda era quello di Jim O’Neil, managing director di Mithril Capital, la società di investimenti di Peter Thiel, fondatore di PayPal e stretto collaboratori di Trump. E questo Jim O’Neil è un libertarian, cioè un liberista estremo, uno che nel 2014 disse che la Fda non dovrebbe preoccuparsi se un farmaco funziona, ma solo se è sicuro: dovrebbero essere i malati a stabilirne l’efficacia, cominciando a usarlo “a loro rischio e pericolo”. L’idea è semplice: i malati iniziano a usare un farmaco e poi lo valutano come gli utenti di Airbnb valutano un appartamento, quelli di Uber il servizio taxi, quelli di TripAdvisor i ristoranti. È il mercato, bellezza.
Technology Review non sposa questa ipotesi. Ricorda che si tratta di un’idea spesso abbracciata dagli editoriali del Wall Street Journal ma anche considerata impraticabile dalla maggioranza degli esperti, non foss’altro perché molti farmaci che vengono somministrati in alcune malattie gravi non sono affatto sicuri, anzi provocano diversi effetti collaterali spiacevoli: sta proprio a un ente come la Fda stabilire – tra le altre cose – in quali casi i benefici siano superiori ai rischi. Le aziende farmaceutiche, naturalmente, sperano che il processo di approvazione venga snellito: nel 2016 sono stati solo 22 i nuovi farmaci che sono stati autorizzati.
Ma il problema è ovviamente complesso e le aziende si trovano di fronte una fiera opposizione da parte delle università, che ogni anno incassano una decina di miliardi di dollari per effettuare migliaia di sperimentazioni (seimila solo nel 2016) allo scopo di misurare l’efficacia di ogni singolo farmaco. Che cosa accadrebbe se tutto fosse privatizzato e la scelta dei farmaci fosse interamente lasciata nelle mani del mercato? Chi si farebbe carico della ricerca? I libertarian sostengono che sarebbero le grandi società assicuratrici a finanziare gli studi realizzando così il sistema liberista perfetto.
La discussione va avanti, in attesa che Trump tiri fuori dal cappello il «nome fantastico» che dovrà guidare l’Fda. È prevedibile che, se davvero il personaggio scelto deciderà di affossare l’ente più prestigioso del mondo nel determinare l’efficacia e la sicurezza dei nuovi farmaci, si accenderà uno scontro titanico. Perché sulla salute non si scherza, nemmeno nell’America più liberista.
From the nuovo numero di pagina99 in edicola dall’11 febbraio 2017 o in edizione digitale
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