Le autorità competenti, sia in Europa che negli Stati Uniti, hanno concesso il via libera a meno medicinali rispetto agli anni precedenti. In America è stato registrato il peggior dato degli ultimi sei anni
Dopo il picco di approvazioni registrato tra il 2014 e il 2015, nel 2016 l’industria farmaceutica ha fatto registrare il peggior risultato degli ultimi sei anni in quanto a nuovi medicinali lanciati sul mercato. È quanto emerge dal consueto report di fine anno dell’autorità americana competente, la Food and Drug Administration (Fda), che ha chiuso il 2016 con “solo” 22 medicine approvate, a fronte delle 45 dell’anno precedente. Una tendenza che è stata condivisa anche nel Vecchio Continente, dove l’Agenzia europea per i medicinali (Ema) ha concesso il semaforo verde a 81 farmaci, di cui la maggior parte generici, contro i 93 del 2015.
Le ragioni del calo – Il rallentamento dell’approvazione di nuovi farmaci, secondo John Jenkins, direttore dell’ufficio competente della Fda, non è imputabile al cambiamento di norme o politiche dell’agenzia ma a una serie di cause che hanno prodotto un calo che potrebbe considerarsi “fisiologico”. Uno dei fattori che per Jenkins ha contribuito maggiormente a questo risultato è stata l’approvazione anticipata, nel 2015, di 5 farmaci che sarebbero dovuti essere presi in esame l’anno successivo. Inoltre le aziende biofarmaceutiche hanno presentato un numero minore di richieste per nuovi farmaci e, allo stesso tempo, l’agenzia ne ha bocciati di più rispetto agli anni precedenti. Molti di questi come il Roche, un medicinale di ultima generazione per il trattamento della sclerosi multipla, sono stati sottoposti ad ulteriori esami e potrebbero essere approvati nei primi mesi del 2017.
Ottimisti grazie alla ricerca – Per queste ragioni, nonostante i risultati non troppo confortanti, la maggior parte dei dirigenti del settore farmaceutico si dice fiduciosa per quanto riguarda l’approvazione di nuovi farmaci. Un ottimismo che deriva soprattutto dai grandi traguardi raggiunti negli ultimi anni dalla ricerca scientifica, che sta puntando alla comprensione delle basi genetiche di molte malattie per poterne trovare la cura.
Sostenibilità economica – La ricerca, però, è tra le maggiori voci di spesa delle aziende farmaceutiche che negli ultimi anni hanno visto diminuire vertiginosamente il margine di guadagni in relazione agli investimenti fatti. Secondo un relationship del dicembre 2016 della società di consulenza Deloitte, infatti, i fondi stanziati in ricerca e sviluppo dalle 12 principali aziende farmaceutiche hanno fatto registrare un ritorno del 3,7% a fronte del 10,1% di soli 6 anni fa. Un crollo che negli Stati Uniti si spiega con le pressioni sempre maggiori esercitate da parte delle assicurazioni sanitarie e del government per mantenere bassi i prezzi dei farmaci.