I principi attivi dei nostri farmaci generici oggi provengono al 90% da Cina e India. Teva è diventata una delle prime industrie farmaceutiche del mondo soltanto producendo farmaci a brevetto scaduto in alta qualità
Il Fatto Quotidiano | Antonio Marfella | 27 agosto 2016
Siamo tutti profondamente preoccupati dalla tenuta economica del nostro servizio sanitario nazionale, il più prezioso regalo che ci hanno fatto i nostri Padri Costituenti e che non sappiamo difendere efficacemente. Nel mondo da alcuni decenni l’industria cosiddetta “della salute” (in realtà più correttamente dovremmo definirla “della malattia”) prospera e risulta la prima e indiscussa area industriale che, nel pieno della crisi finanziaria mondiale iniziata dal 2008, non solo non ha subito alcun contraccolpo ma cresce a doppia cifra l’anno, in Italia e anche nel Sud Italia, Campania inclusa.
Too much Medicine, a few care (Troppa medicina, poca cura dei pazienti) tuona da anni sul New England Journal of Medicine, uno dei cui direttori, Marcia Angel, che già dal 2006 scriveva il libro Farma&co. Industria Farmaceutica: storie straordinarie di ordinaria corruzione edito da Il Saggiatore. Siamo oggi in fase di evidente “esplosione” di costi per i farmaci oncologici innovativi, non tutti di certo efficaci.
Efficaci ma carissimi sono invece i farmaci contro l’hepatitis C. Nel mondo abbiamo superato da poco i mille miliardi di dollari di mercato farmaceutico legale. Le sole droghe di abuso, che altro non sono che farmaci generici psicoattivi, grazie al proibizionismo rendono alle narcomafie non meno della metà (Saviano afferma circa 500 miliardi l’anno) di quanto incassa l’intera industria farmaceutica “legale” mondiale.
Sul “brevetto infinito”, garantito nel mondo dal proibizionismo, le narcomafie esercitano un ingiustificabile ricarico economico per produzione, spaccio e diffusione sulla base del quale si è costruito e prospera un anti-Stato molto più efficiente e garantista dello Stato ormai in tutto, dalla potenza militare sino alla previdenza sociale e alwelfare per i propri affiliati, garantiti più di quanto lo Stato italiano sia in grado di assicurare ai propri “servitori”, magistrati e forze di polizia incluse.
Va assolutamente ben chiarito che le droghe sono tossicomanigene tutte, dall’alcool alla marijuana, dalla cocaina alla morfina, fanno malissimo e non vanno utilizzate specie tra i giovani e i cervelli in formazione, ma palesemente ormai, come già dimostrato con l’alcool, il proibizionismo che ancora caratterizza le nostre leggi, consente il mantenimento di profitti infiniti da ripartire ovviamente tra affiliati e corrotti.
Dobbiamo iniziare a considerare che, se vogliamo salvare il Ssn pubblico, solidale e universale, dobbiamo cominciare, come Stato, a fare profitti e non solo costi. Esiste concorrenza tra pubblico e privato nell’assistenza, non esiste alcuna forma di concreta concorrenza dello Stato nel settore privatissimo della droga e della farmaceutica: lo scotto lo stiamo pagando salatissimo in questi giorni con i farmaci contro l’epatite C.
Nel mondo, numerosi Stati, a cominciare dall’India e dalla Cina, stanno facendo concorrenza spietata a Big Pharma sul piano della brevettazione, considerando (giustamente) farmaco innovativo solo quello dinamicamente (cioè strutturalmente) innovativo e non innovativo (e quindi fuori brevetto) quelli con innovazioni solo cinetiche. I principi attivi dei nostri farmaci generici oggi provengono al 90% da questi Paesi.
In pochi anni l’industria farmaceutica israeliana Teva (il cui nome in ebraico significa “Arca” cioè che “salva” tutti i farmaci generici beni comuni nel mondo) è diventata una delle prime industrie farmaceutiche del mondo soltanto producendo farmaci a brevetto scaduto in alta qualità. Noi, in outbranding su internet, cioè senza garanzia di qualità e di sicurezza, abbiamo un mercato farmaceutico che per il solo farmaco generico sildenafil (ex Viagra) pesa per centinaia di milioni di euro che i cittadini italiani pagano rischiando la salute propria ed altrui.
Immaginate se in Campania ci mettessimo, come Stato italiano, a produrre direttamente (maggiorandolo di pochissimo da destinare magari alla assistenza ai disabili), un sildenafil “pillola azzura” e quindi facilmente sponsorizzabile anche, per esempio, dal SS Calcio Napoli. Basterebbe un semplice slogan: “Mai più Pipita! Solo Maradona!” per stravendere (almeno a Napoli) guadagnando cifre esorbitanti necessarie per non tagliare anzi migliorare tutte le spese sociali destinate al welfare dei nostri disabili, oggi vergognosamente “tagliate” rispetto alla spesa farmaceutica ospedaliera in esplosione per la politica sbagliata dei brevetti oggi vigente.
Mi fa una rabbia infinita che nessun medico o farmacologo dipendente del Ssn si decida a fare intravedere a tutti i cittadini quello che nel mondo è già in atto: la partecipazione pubblica dello Stato nell’industria farmaceutica e la revisione drastica dei principi (sacrosanti) di brevettazione limitandola alle innovazioni farmacodinamiche e non più anche farmacocinetiche. Big Pharma e le narcomafie di certo non vogliono perdere il potere eccezionale garantito loro da queste politiche volutamente (?) cieche come il “proibizionismo” secco. Loro governano realmente il mondo e la sanità.
Noi ce la prendiamo con Saviano che lo racconta. Da stolti guardiamo il “dito” di Gomorra e non comprendiamo la potente “luna” del messaggio antiproibizionista sulle droghe concesse “a brevetto infinito” alla camorra.
Antonio Marfella Tossicologo oncologo, Componente Osservatorio Ambientale indipendente di Acerra