Gli analisti scommettono anche su un possibile interesse per Actavis, colosso nei farmaci generici, appetibile anche per il domicilio fiscale che è in Irlanda. Fondamentalmente, Pfizer è tornata dove spesso si è trovata negli ultimi anni, cioè in un punto in cui deve organizzare una grande fusione per continuare a crescere
Pfizer ha urgenza di concludere un accordo di grosse dimensioni. Questo è abbastanza chiaro alla luce delle scadenze brevettuali che la attendono e dall’insufficiente apporto di fatturato dei farmaci innovativi lanciati di recente.
Il fallimento (almeno per ora) dell’accordo con AstraZeneca non significa affatto che l’azienda si sia rassegnata. Alcuni fatti recenti potrebbero però far pensare che Pfizer stia puntando anche su altre possibili prede di dimensioni paragonabili a quelle della multinazionale britannica.
In primo luogo, nel secondo trimestre GlaxoSmithKline ha registrato guadagni deludenti e ha ridotto le sue previsioni per l’intero esercizio, facendo scendere il valore delle sue azioni che dai massimi del 2014 hanno perso circa il 15%. Gli analisti della banca d’affari Berenberg hanno emesso una nota per gli investitori esaltando le potenziali virtù di una unione di Gsk con Pfizer.
Il valore di mercato di GlaxoSmithKline è oggi di 116 miliardi dollari o giù di lì, una cifra leggermente inferiore a quella che Pfizer avrebbe voluto sborsare per fare sua AstraZeneca ($118 mld). A questa somma andrebbe però aggiunto circa il 40% che è il premio che solito le aziende pagano per conquistare una preda ambita.
E’ solo una speculazione ma non del tutto irrealistica, hanno detto gli analisti di Berenberg. E Kevin Kedra, analista di Gabelli & Co., a Bloomberg ha dichiarato la stessa cosa, più o meno. “Se sono disposti a concludere accordi dopo AstraZeneca, possono ovviamente cercare altri obiettivi consistenti”, ha detto Kedra. “Non c’è molto a limitare Pfizer tranne trovare un accordo che abbia un senso.”
L’unione Pfizer Gsk determinerebbe la creazione di un colosso nel settore dei vaccini, in cui già Pfizer è ben presente con il Prevnar e dove si è recentemente rafforzata acquisendo per $635 mln due vaccini da Baxter. Le due aziende già collaborano avendo unito le forze nell’area dell’Hiv con la creazione della società indipendente ViiV.
A rendere interessante Gsk vi è anche la domiciliazione legale nel Regno Unito, fiscalmente molto più conveniente per le grandi corporation rispetto a quella americana. Era stato anche questo un forte motivo per l’attrattività di AstraZeneca.
Ma non c’è solo Glaxo nell’orizzonte delle possibili opzioni per Pfizer. Gli analisti scommettono anche su un possibile interesse per Actavis, colosso nei farmaci generici ma con alcuni brand interessanti, specie dopo l’acquisizione dell’americana Forest Laboratories pagata circa $25 miliardi. Actavis adesso in borsa vale $57 miliardi.
Il nuovo domicilio legale di Actavis [CEO Paul M. Bisaro: $11,381,072/anno] basato in Irlanda, reso possibile dalla recente acquisizione di Warner Chilcott, sarebbe la ciliegina sulla torta di questo eventuale merger.
Il CEO di Pfizer Ian Read [$18.947.747/anno], non si sbilancia ma fa sapere che l’azienda sta continuando a valutare acquisizioni di piccoli e grandi gruppi. Ma non c’è dubbio, Pfizer ha bisogno di un accordo, probabilmente grande. Come sottolinea Bloomberg, senza buyout Pfizer ha poche prospettive per una crescita nel breve termine.
Fondamentalmente, Pfizer è tornata dove spesso si è trovata negli ultimi anni, cioè in un punto in cui deve organizzare una grande fusione per continuare a crescere. L’acquisizione di Wyeth (2009), l’ultima di una serie che era iniziata con Warner Lambert (2000) e proseguita con Pharmacia (2003), non è stata così positiva come l’azienda si aspettava, almeno secondo molti analisti tra cui quelli di McKinsey & Co. Il prossimo grande affare sarà quindi cruciale per il futuro del gigante americano