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Mmg strike: Milillo (Fimmg) "The mobilization is still underway". Exodus Mmg, in Italy and England

«La nostra mobilitazione è ancora in atto ed è testimoniata da tutti i manifesti che sono in giro per le principali città italiane, con lo slogan “Io non vado col primo che capita”. È stato solo revocato lo sciopero a fronte di un accordo importante e rispetto al quale il governo si è impegnato su alcuni princìpi fondamentali e soprattutto si è impegnato a svolgere una funzione sussidiaria nel caso in cui le trattative con le regioni non andassero avanti».

Non usa mezzi termini, Giacomo Milillo, Segretario nazionale della Fimmg, intervistato da DoctorNews33 a margine della presentazione alla stampa del Piano nazionale per la fertilità, voluto dal ministro della Salute Lorenzin. Nonostante si sia, dunque, scongiurata fino ad oggi la mobilitazione totale dei medici di medicina generale e dei pediatri, non si ferma la campagna di comunicazione ManifestiAmoFimmg contro “l’abolizione del medico di famiglia”, anche dopo la revoca dello sciopero nazionale.

«Io non vado col primo che capita. Il mio medico di famiglia lo scelgo io»: è, come ricorda Milillo, lo slogan della grande iniziativa informativa che sta “viaggiando” sugli autobus e i tram delle città italiane: da Torino a Bologna a Genova per raggiungere così i cittadini e sensibilizzarli sui rischi che sta correndo la medicina generale. «Tra qualche giorno ci saranno le elezioni regionali – aggiunge Milillo – e bisognerà verificare come procedono le trattative. È chiaro che se dovessimo ritrovarci sempre di fronte alla stessa situazione noi chiederemo al governo e al ministro Lorenzin di procedere per via di decretazione».

All’inizio della protesta la Fimmg aveva annunciato che proprio al centro della questione c’erano le Regioni: «La politica delle Regioni, mira – aveva fatto sapere in conferenza stampa – a limitare la professionalità e libertà del medico nel suo rapporto di fiducia con i pazienti ed è guidata solo da criteri economicistici e di bilancio». Paradossalmente, secondo i medici di base, il rischio è che si arriverà al punto in cui a “curare” il paziente sarà il burocrate regionale che, imponendo limitazioni a tavolino, impedirà al medico di esercitare liberamente la propria professione nell’interesse del paziente: «Magari il medico riterrà necessario prescrivere un numero X di esami e farmaci, ma sarà costretto a prescriverne solo alcuni per i limiti di bilancio imposti, e gli altri dovrà pagarseli il cittadino».

Rossella Gemma – Giovedì, 28 Maggio 2015 – Doctor33

Esodo Mmg, in Italia e Inghilterra ostacolo a riforme sanitarie

«Una ri-fondazione della medicina generale centrata sul medico di famiglia in Italia è molto improbabile così come sta risultando impossibile in Gran Bretagna, dove pure i medici prendono più di noi e sono forniti di personale». L’allarme lo lancia Francesco Carelli membro italiano del Royal College of General Practitioners, conoscitore delle riforme sanitarie di laburisti e conservatori.

«I 30 mila GP britannici sono pochi e l’età media è alta, mancano 8 mila unità e il 20% dei giovani specializzandi vorrebbe lavorare all’estero, in paesi del Commonwealth dove non si accolla loro la riorganizzazione del servizio», spiega Carelli. «Prendere in carico funzioni organizzative vuol dire non potersi dedicare al paziente come ha chiarito il recente sondaggio della British Medical Association dove molti colleghi inglesi hanno affermato di reputare insufficienti anche dieci minuti di consultazione di media per un paziente. Stiamo parlando di studi dove la capillarità è resa possibile dall’organizzazione del servizio, infermieri e collaboratori  tanti e ben pagati, così come ben pagati sono i GPs in forza del contratto on Quality che assegnò loro Tony Blair nel 2004.

Ma i premi del contratto 2004 si scontrano ora con condizioni di convenzionamento peggiorate. Inoltre, sia da noi sia in Gran Bretagna entro il 2020 è atteso l’esodo di fino a un terzo dei Mmg e in queste condizioni non sembra possibile la ri-fondazione impostata da Fimmg che punta tutto sulle qualità organizzative dei medici di famiglia: doversi costituire in cooperativa, occuparsi in parte di problemi contabili e di certo di organizzazione e informatizzazione, relazionare con nuovi colleghi giuridicamente dipendenti da te, e tutto a 60 anni appare uno sforzo immane».

«È vero che oggi c’è un eccesso di attività informatiche e non legate alla clinica – replica Florence Corti area comunicazione Fimmg – ed è vero che l’età media dei Mmg può essere alta ma non lo è abbastanza da farci rinunciare a occuparci della nostra crescita, che non può non passare da una crescita gestionale: ad esempio, in prospettiva, le cooperative di servizio permettono al medico di non perdere più tempo». Sì, ma per ora? «Non vedo altre possibilità; se non una pseudo dipendenza, senza benefici giuridici e con tanti ordini di servizio dell’azienda, somigliante al rapporto che hanno molti medici delle cliniche private, liberi professionisti solo sulla carta. Io dico: impariamo dai farmacisti. Anziani quanto e più di noi, di fronte all’aumento dei costi di acquisto e distribuzione, pur consci che i tempi dei guadagni erano finiti, si sono detti che dovevano imparare a gestire il sistema da soli o sarebbe stato loro sfilato; hanno costruito le cooperative e si sono posti più che mai come soggetti indipendenti dal Ssn, al punto da costruire un modello di farmacia dei servizi normato a livello nazionale e regionale. Questa secondo Fimmg è l’unica strada, il resto sono teorizzazioni». Conclude Corti: «I medici inglesi prendono di più? Guardiamo al costo della vita e dei dipendenti, i confronti non si fanno con i soli numeri Bma e i pochi italiani che ho visto trasferirsi Oltremanica sono tornati volentieri qui».

Mauro Miserendino – Giovedì, 28 Maggio 2015 – Doctor33

Redazione Fedaiisf

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