Cari colleghi è notizia dell’altro giorno apparsa su Pharmakronos del 15 febbraio 2011 che è in arrivo un marchio per la certificazione degli archivi delle aziende farmaceutiche, che contengono dati sui medici contattati e sul numero di visite effettuate dagli informatori scientifici.
L’articolo spiga con dovizia di particolari che nuove norme impongono infatti idonee forme di controllo periodico di questi archivi e dei processi per la raccolta dei dati dei medici da parte di tali società. Tutto ciò in seguito alla recente approvazione, da parte degli Enti di controllo, della procedura ‘Sgcmf’ per la verifica e l’analisi della conformità degli archivi medici, in applicazione dei decreti legislativi 219/06 e 196/03.
I due decreti infatti obbligano le industrie farmaceutiche a verificare che il trattamento dei dati raccolti e inseriti negli archivi aziendali siano nel rispetto dei requisiti cogenti di esattezza e aggiornamento, oltre che di non eccedenza. Il tutto al fine di poter comunicare all’Aifa i precisi e reali numeri dei medici visitati e delle visite effettuate sugli stessi.
Ora senza volerci dilungare eccessivamente su quanto riportato nell’articolo e convinti della buona fede di tutti fino a prova contraria, ho comunque dei seri dubbi sulla reale efficacia di tale sistema e sulla veridicità dei numeri di visite dichiarate.
Chi da anni infatti svolge la propria attività di informatore scientifico potrà confermare con i fatti, quello che da anni si sà. Il numero di visite annuali per medico fissate dalle varie normative sulla informazione scientifica approvate in più regioni italiane e dalla conferenza stato-regioni non è stato mai rispettato. In tutte le aziende infatti la richiesta di visite da effettuare al medico sono sempre state altissime. In passato una indagine sul numero dei medici visitati giornalmente dagli isf pubblicata su internet aveva già messo in evidenza svariate storture, ma ultimamente la pressione delle aziende sul numero dei medici visitati giornalmente e sul numero delle visite annue da effettuare è nuovamente esploso. Pur fissando teorici cicli di lavoro (da 4 a 5 annui) di fatto si chiedono agli isf di concentrare la loro attività su un numero ristretto di medici e su questi svolgere almeno 2 o 3 visite per ciclo di lavoro. Si tratta della famosa Share of Voice che ci dice, più visite, più vendite. In sostanza 2 o 3 visite per 4 o 5 cicli annui ed il numero totale di visite diventano aritmicamente dalle 8 alle 15 visite annue, altro che le 5 visite annue previste.
In qualche azienda per ovviare al problema, con una fantasia degna di Archimede Pitagorico si è deciso di suddividere le visite dai contatti cosidetti flash, sperando con questo giochino di non incorrere in problemi.
La verità purtroppo è che l’isf non può esimersi dal rispettare una specifica direttiva aziendale (mai scritta) e che è molto difficile per le aziende farmaceutiche incorrere in problemi legali per tale motivo. Una soluzione potrebbe essere quella di sfruttare le attuali metodiche informatiche di internet attivando una apposita area sul sito AIFA ove in modo del tutto anonimo comunicare tutte le storture e le mancanze relative a molte leggi, decreti e normative ed indicando anonimamente le vere visite effettuate dagli isf e non quelle magari “corrette” per facciata.
Apriamo gli occhi e cerchiamo per primi di offrire collaborazione,onestà e professionalità,tutto il resto verrà con sé.
Umberto Alderisi
umberto.alderisi@gmail.com
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