Parapharmacies, with Milleproroghe at risk 5000 pharmacists
Allarme delle parafarmacie: cinquemila farmacisti che in questi anni hanno trovato lavoro grazie a questa esperienza rischiano di ritrovarsi senza un’occupazione. Lo sostiene Lino Busà, responsabile della Federbiomedica, che ha al suo interno anche l’Associazione nazionale delle parafarmacie Anpi-Confesercenti. Sotto accusa l’emendamento Pdl al Milleproroghe, decreto all’esame del Senato, che prevede la sospensione delle aperture delle parafarmacie. Ma questo, sostiene Busà, è solo uno degli ultimi atti «Fin dall’inizio questo governo» lamenta «ha cercato di cancellare l’esperienza delle parafarmacie, c’é stata un’ostilità e noi siamo fortemente preoccupati». Eppure il bilancio è stato positivo, commenta ancora Busà. «Basta guardare ai numeri» sostiene «3.400 sono le autorizzazioni richieste al ministero della Salute, che rappresenta il primo passo per aprire poi una parafarmacia. Quelli che esercitano sono 3.200, di cui il 30% sono corner nella grande distribuzione oppure catene in franchising. Il restante 70% sono negozi di vicinato. Cinquemila farmacisti hanno oggi un’occupazione grazie all’esperienza delle parafarmacie e molti sono giovani che hanno investito nei risparmi di famiglia. Considerando che il mercato per l’accesso alle farmacie è chiuso, la stragrande maggioranza non trova lavoro o fa il commesso nelle farmacie. Il trend di crescita per i cosiddetti negozi di vicinato è stato di 600/700 attività l’anno. Questo malgrado l’insicurezza sul settore». Busà tiene anche a sottolineare come tutti i farmacisti di parafarmacie sono laureati in Farmacia e iscritti all’ordine. Complessivamente all’ordine sono iscritti oltre 60 mila farmacisti ma i titolari di farmacie sono solo 15 mila, considerando anche le farmacie comunali. «Questo perché costa milioni comprare una licenza. E poi di solito si tramanda da padre a figlio».
Farmacista33 – 10 febbraio 2011
Liberalizzazioni, il Pd per la deregulation di fascia C e orari di apertura
È partita la gara, tra centrodestra e centrosinistra, a chi liberalizza di più. E se da una parte il Governo ha varato da poco un pacchetto di misure che non tocca la distribuzione del farmaco (almeno per il momento, perché altri interventi sono in cantiere), dalla parte opposta il Pd ufficializza per bocca del suo leader Pierluigi Bersani, un piano in 35 punti che su farmaci e farmacisti si sofferma parecchio. Spicca per cominciare quella liberalizzazione della fascia C che nella professione è da tempo terreno di scontro tra farmacisti di farmacia e parafarmacia. «Va data facoltà» recita il programma del Partito democratico «alle parafarmacie e ai corner della grande distribuzione, in tutto 3.300 punti di vendita che occupano circa 6.000 farmacisti, di vendere anche i farmaci di fascia C», un mercato che da solo «vale circa tre miliardi