Recentemente sono stati pubblicati i risultati relativi all’indagine condotta dalla FIMMG sull’informazione scientifica del farmaco e sul gradimento o meno degli ISF, non entro nel merito, al contrario preferisco esporre alcune considerazioni allo scopo di promuovere una seria e costruttiva riflessione tra tutti noi del settore.
In un momento cosi delicato e purtroppo in alcuni casi drammatico, siamo tutti d’accordo nel condividere che questa indagine ci ferisce, però di una cosa dobbiamo prendere atto, ci permette di aprire gli occhi, ma soprattutto, ci consente di fare una seria analisi sulle nostre responsabilità.
Mi spiego meglio:
Non siamo mai stati in grado di costituirci in un vero ordine professionale o comunque non abbiamo mai veramente manifestato una simile esigenza.
Chi ieri si batteva per la costituzione di un ordine o un albo professionale che dir si voglia (vedi AIISF), è stato sistematicamente attaccato e contrastato da parte di chi riteneva il ruolo dell’Informatore, per la natura del suo lavoro e per il suo fisiologico individualismo, non idoneo per una politica tesa a sostenere l’unità della categoria e la tutela del proprio lavoro e figura professionale.
Una forma di individualismo questa, alimentata dall’accettazione di condizioni predisponenti, come pure i premi e tutte quelle forme incentivanti ( politiche aziendali a tutti noi cara), che accentuano la divisione tra colleghi dello stesso team, è questa una tra le condizioni che ci impediscono di produrre un linguaggio politico, (incapacità di interloquire con efficienza verso le istituzioni) e sindacale ( incapacità di far capire il vero senso del nostro lavoro).
E’ vero allora che le politiche aziendali hanno contribuito e contribuiscono a questa condizione negativa, ma la responsabilità maggiore rimane sempre la nostra.
Riflettiamo su questo aspetto.
Ad appesantire questo clima di sfiducia tra noi è la mancanza di dialogo.
Un’associazione storica e rappresentativa come l’AIISF, che da sempre ha cercato di condurre un dialogo moderato e costruttivo, sia col mondo politico che sindacale, pur mantenendo una posizione a-partitica e a-sindacale per il rispetto delle nostre singole posizioni, è stata messa in difficoltà a causa di tensioni e divisioni inopportune, (già dal lontano 2004) che hanno prodotto solo rumore, disorientamento e nulla di nuovo nel nostro settore.
D’altronde tutti i problemi e le difficoltà che oggi denunciamo sul nostro lavoro, li conoscevamo già.
Purtroppo il prodotto di questo atteggiamento è la disaffezione e la mancanza di volontà ad aderire ad una vita associativa.
Un aspetto che dovrebbe farci ulteriormente riflettere, è anche il modo di divulgare notizie che ci riguardano, attraverso i siti che parlano di noi. Ci dimentichiamo spesso che questi sono seguiti dalle istituzioni politiche e non.
Pur condividendo le espressioni di disaggio dei colleghi che scrivono, dobbiamo anche riconoscere che da tutto ciò, non é mai emersa la volontà di trovare un percorso comune e costruttivo tra noi.
La sensazione che si trasmette, è l’assenza di dialogo, di una categoria fortemente divisa e quindi inesistente che va in ordine sparso e quindi facilmente aggredibile.
Riflettiamo anche su questo aspetto.
Questo nostro modo di procedere, alimenta e avvalora ancor di più la ragione, per la quale le industrie, tentano di rielaborare la figura dell’ISF ( vedi per es. l’informatore virtuale in America), o forme di lavoro (staff-leasing p.es.), che non contemplano l’Informatore Scientifico come soggetto prioritario
555 2 minuti di lettura