2008: MANOVRA TRA SOLDI E “REGOLE”

Fsn a 101,5 miliardi – Fondi integrativi, si cambia – Italia senza Salute

Tanti soldi, tante scommesse, tante mini-regole. Sono i tasselli delle riforme che il ministro Livia Turco ha disseminato soprattutto negli ultimi mesi di questo concitato 2008 e che regalano al capitolo Sanità della Finanziaria 2008 un aspetto piacevolmente in contrasto con altre scelte cruente della manovra. Dopo anni di tagli all’inseguimento degli sprechi, sul «Pianeta Sanità» i numeri crescono, gli investimenti pure, nuove e vecchie riforme si preparano al grande esordio. Primo dato che conta: il Fsn cresce ancora, l’asticella supera i 100 miliardi fermandosi a quota 101,457, 4,417 in più rispetto al 2007; 10,434 in più rispetto al 2008. Crescono i fondi destinati alla costruzione, ristrutturazione e ammodernamento tecnologico delle strutture sanitarie, e si focalizza l’attenzione sulle aree più carenti dell’assistenza: dalle unità di risveglio dal coma alle terapie intensive neonatali, alle cure palliative. Sempre alla voce dei finanziamenti, dalle pieghe della manovra saltano fuori: il prestito d’onore (9,1 miliardi di euro) per l’estinzione dei contratti con le banche dalle Regioni coi piani di rientro attivati; i finanziamenti (180 milioni) per chiudere le azioni di risarcimento pendenti per i danni subiti per trasfusioni, emoderivati infetti e talidoide; gli 834 milioni che servono ad abolire anche per il 2008 il ticket in quota fissa di 10 euro a ricetta su visite e analisi; i fondi per sostenere la diffusione del vaccino contro il papilloma virus tra le dodicenni; i 50 milioni in più per il potenziamento delle attività di prevenzione nei luoghi di lavoro; i denari per risarcire le vittime dell’amianto e quelli per rimpinguare il Fondo per la non autosufficienza che nel 2008 potrà contare su un budget di 300 milioni. Qua e là ancora finanziamenti grandi e piccoli per altre emergenze emergenti: dal contributo straordinario a sostegno della Lega Tumori (1 milione l’anno fino al 2010) al tributo a Telefono azzurro (1,5 milioni), alle risorse riservate a sostegno dei giovani ricercatori. Regole di "normalizzazione", insomma. Che fanno il paio con l’altro sostanzioso pacchetto delle regole che dimenticano i denari e prediligono la "disciplina". Nella miscellanea merita d’essere citato lo starter alla riforma della medicina penitenziaria, pensata dal legislatore nel 1999 e mai attuata; la leva del credito d’imposta per incoraggiare la nascita degli studi professionali associati, potenziando così la rete della medicina territoriale; lo scivolo normativo alla riorganizzazione del sistema nazionale Ecm, recependo l’accordo Stato-Regioni d’agosto e incardinando la Commissione nazionale nell’ambito della ribattezzata Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali. Nonché la "spinosa" norma che fissa paletti stretti sull’uso dei farmaci "off label", pensata per evitare che, in base a una documentazione limitata o parziale di attività del farmaco in una determinata patologia si pensi di sperimentarlo anche per un’altra, finendo per usare i pazienti come inconsapevoli cavie. Per non parlare infine della regoletta che vorrebbe risolvere il problema di quelle che restano vere "zone d’ombra" del sistema: l’assistenza odontoiatrica e la non autosufficienza. Poche parole in fila per cancellare con un colpo di spugna le vecchie distinzioni tra fondi Doc e non Doc e passare al sodo, selezionando le prestazioni che servono a integrare davvero. Il servizio sanitario pubblico. E ancora: la serenità (quasi ritrovata) per i dipendenti precari della Cri; la rimozione degli ostacoli – almeno burocratici per l’accesso alle scuole di specializzazione; la copertura delle urgenze sul fronte contratti; le spinte alla gestione da buon padre di famiglia su tutti i fronti: dalle spese postali e tele

Exit mobile version