Centinaia di morti in più: sembra questo il risultato del calo di vaccinazioni contro l’influenza che si è avuto negli anziani lo scorso inverno dovuto al “caso Fluad”, ossia al ritiro del vaccino antinfluenzale di Novartis da parte dell’Aifa.
Lo ha affermato Walter Ricciardi, commissario straordinario dell’Istituto superiore di sanità, a margine di un convegno sul tema dei vaccini organizzato ieri a Roma. Il vaccino era stato poi scagionato da ogni sospetto, ma le conseguenze sono state drammatiche. «Stiamo facendo come Iss uno studio per valutare gli effetti del calo delle vaccinazioni che c’è stato, valutabile intorno almeno al 25-30% – ha dichiarato Ricciardi – ma i risultati preliminari ci dicono che un eccesso di mortalità c’è stato, oltre agli ottomila morti che sono la norma ogni anno ce ne sono stati alcune centinaia in più».
Non è stupito Carlo Signorelli, presidente della Società italiana di igiene, medicina preventiva e sanità pubblica (Siti), anch’egli presente al convegno romano: «C’eravamo immediatamente resi conto che l’episodio Fluad, avvenuto alla fine dello scorso novembre, avrebbe pesantemente ridotto l’adesione alla vaccinazione antinfluenzale in questa stagione. Ed è naturale che, in presenza di un calo significativo delle coperture vaccinali, ci siano stati degli effetti sanitari, anche se chiaramente questi non dipendono solo dal grado di copertura, ma da altri fattori concomitanti come l’aggressività del virus e le dinamiche di trasmissione».
Sarà importante fare buon uso di questo dato, che conferma l’utilità del vaccino, infatti, come ha detto Signorelli, «il prossimo anno sarà molto impegnativo proporre la campagna antinfluenzale e riprendere quelle percentuali che l’Organizzazione mondiale della sanità indica come ottimali per una copertura efficace».
Ricciardi ha ricordato che uno degli effetti del calo delle vaccinazioni è stato il sovraffollamento che ha caratterizzato alcuni pronto soccorso nei mesi invernali, mentre «i vaccini contro l’influenza sono estremamente sicuri e non ci sono dubbi neanche sull’efficacia».
Renato Torlaschi – Mercoledì, 15 Aprile 2015 – Doctor33
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Anziani poco informati su vaccini, rischi infezioni sottovalutate
Conoscenza imprecisa delle vaccinazioni come strumento di prevenzione di molte malattie
Anziani poco informati sui vaccini e poco consapevoli dei rischi legati alle infezioni. Secondo un’indagine del Censis, la popolazione anziana ha una conoscenza piuttosto imprecisa delle vaccinazioni come strumento di prevenzione di molte malattie, di cui proprio l’età avanzata rappresenta un fattore di rischio.
Dagli ultimi dati disponibili per la stagione antinfluenzale 2013-2014, risulta infatti che solo il 55,4% della popolazione di over 65 anni si è vaccinata, realizzando un tasso di copertura ben al di sotto degli obiettivi di sanità pubblica indicati da Organizzazione mondiale della sanità e Consiglio europeo, che sono del 75% come soglia minima e del 95% come soglia ottimale. E quest’anno i primi dati indicano addirittura una riduzione del 20-30% delle vaccinazioni antinfluenzali. Sono i numeri illustrati a Roma al convegno sui temi dell’invecchiamento e della prevenzione promosso da Italia Longeva.
Gli anziani, secondo l’indagine, sono poco interessati anche ad altre vaccinazioni, ugualmente importanti, come quella contro la polmonite da pneumococco (lo è soltanto uno su 3). La scelta di vaccinarsi viene piuttosto presa di volta in volta e sulla decisione pesano diversi fattori tra cui la percezione del rischio e il livello di informazione. “Il problema principale è proprio la percezione del rischio”, ha affermato Ketty Vaccaro, responsabile del settore Welfare e Salute del Censis.
“Se l’età è quasi un fattore soggettivo e l’informazione è spesso insufficiente, se non confusa e contraddittoria, sono il consiglio del medico curante (per il 45,1% del campione) e la familiarità con questa forma di prevenzione acquisita tramite la vaccinazione contro l’influenza i fattori in grado di incidere sull’interesse e lo sviluppo della vaccinazione tra gli anziani”.
“La vaccinazione rimane lo strumento più efficace per la prevenzione delle malattie infettive – ha dichiarato Walter Ricciardi, professore di Igiene dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma – E’ pertanto importante combattere le resistenze ideologiche e fare corretta informazione ai cittadini, sottolineando che la vaccinazione rappresenta una risorsa, non una minaccia, che contribuisce a guadagnare anni in buona salute. I malintesi comunicativi concorrono a determinare un calo delle vaccinazioni, osservabile ad esempio nel caso della vaccinazione anti-influenzale, mai così bassa come negli ultimi anni (- 20-30%)”.
“Nonostante il peso delle malattie infettive sulla popolazione anziana – ha detto Roberto Bernabei, presidente di Italia Longeva – la vaccinazione per questo target non è considerata un intervento sanitario di routine e risulta fortemente sottoutilizzata. Basti pensare che nel Piano nazionale di prevenzione vaccinale 2014, a fronte di un’offerta articolata per l’infanzia e l’adolescenza, vi è un’unica vaccinazione, quella antiinfluenzale, raccomandata per gli ultra 65enni”.