Sergio Dompè, Presidente Farmindustria
Le farmaceutiche pagano "l’assenza di un ministro dell’Industria e dello Sviluppo economico". Ne è convinto Sergio Dompé, presidente di Farmindustria, secondo cui è proprio questo uno dei motivi per cui le aziende del settore sono state "penalizzate" nella manovra finanziaria.
Vittime di un ministro ‘fantasma’. Perché, attacca Dompé a Milano, a margine di un incontro sulle sinergie fra ospedali e industrie organizzato dall’azienda ospedaliero-universitaria Sacco, "se ci fosse stato un ministro, si sarebbe ribellato in tutte le maniere possibili e immaginabili" alla decisione di ripartire anche sull’industria il taglio dei margini dei grossisti, che originariamente sarebbe dovuto ricadere interamente sulle farmacie con uno sconto del 3,65%.
L’industria, secondo il testo attuale, sarà chiamata a corrispondere l’1,83%, cioè il 50% del taglio previsto. Così, prosegue Dompé, alle imprese spetterebbe meno del 60% del prezzo al pubblico di un farmaco, "mentre un nostro collega in Inghilterra prende l’80%. Una differenza che è stata allargata ancora di più per finanziare un aumento dei margini delle farmacie".
Il presidente di Farmindustria incalza: "Non posso non lamentare che da questa manovra arriva un segnale che deprime gli investimenti delle imprese farmaceutiche. Non viene loro riconosciuto né il valore scientifico né quello economico. E, in un momento come questo, trovo che far diminuire i margini delle imprese sia una cosa che ha dell’incredibile.
Pensavo fosse una battuta, poi ho visto la misura concretizzarsi. E non posso che esprimere un commento secco e molto negativo".
Dompé è convinto che sia stata determinante la mancanza dell’appoggio di un ministro dello Sviluppo economico, oggi che il suo ruolo, dopo le dimissioni di Caludio Scajola, è stato assunto ad interim dal premier Silvio Berlusconi. "Ricordo che in Francia sottolinea – lo sponsor numero uno dell’industria farmaceutica nazionale nel mondo è direttamente il presidente Nicolas Sarkozy. Mi piacerebbe che i nostri rappresentanti governativi prendessero esempio da lui". Il "grande timore" del presidente di Farmindustria è che, "lasciate completamente senza armi per fronteggiare la competitività interna che abbiamo anche in Europa con altri Paesi che facilitano e spingono gli investimenti, noi imprese farmaceutiche italiane, anziché fare un passo avanti, ne facciamo tre indietro. Ricordo che negli ultimi due anni abbiamo perso oltre 7 mila posti di lavoro, senza che nessuno dicesse null