Quindici confezioni di avodart da 30 compresse ciascuna, per una terapia che supera abbondantemente l’anno visto che di norma la posologia prescritta è di una pillola al giorno. Quindici scatole che l’Asl aveva dispensato a suo tempo in distribuzione diretta a un paziente affetto da ipertrofia prostatica benigna, e che ora devono essere gettate in un cestino perché non
Esemplifica quanto accaduto nei giorni scorsi a una farmacia del cesenate, che si è vista consegnare da un anziano 15 scatole di avodart (fascia A, poco meno di 30 euro il prezzo al pubblico) ancora intonse, fornite in distribuzione diretta dalla sua Asl come conferma il timbro rosso che compare sul fustello (vedi foto). Il malato non sapeva più che
Come si ricorderà, Federfarma aveva già denunciato di recente due analoghi episodi di spreco da distribuzione diretta, sempre in Emilia: il primo riguardava un ultra90enne che alla morte aveva lasciato in casa una cinquantina abbondante di confezioni di farmaci, erogate dall’Asl anche stavolta in quantitativi da grossista (fanno di nuovo fede i timbri rossi sulle fustelle). Qualche giorno dopo un altro caso, fotocopia del precedente: un anziano se ne va e i familiari si rivolgono alla farmacia vicino a casa per disfarsi dei farmaci avanzati: 8 scatole di novorapid flex, quattro di lantus solostar, otto di insupen, 3 scatole di strisce reattive (da 50 pezzi l’una), 15 di lancette sterili (50 pezzi), 4 di clopidrogrel, quattro di anastrazolo Teva, 3 di zoloft, 3 di twice, 3 di luvion, 4 di tildiem. Anche stavolta forniti in distribuzione diretta e tutti da buttare. E chissà perché, i parenti che se ne devono disfare preferiscono rivolgersi alla farmacia sotto casa anziché all’azienda sanitaria. Forse perché la distribuzione diretta farà anche risparmiare, ma non famiglie e malati che devono fare avanti e indietro con l’Asl.
(AS – 17/03/2017 – Federfarma)
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