Disinfettante di lusso gli sprechi in sanità. Cattaneo accusa la politica: “Complice di sciamani e ciarlatani”
Redazione Fedaiisf
La farmaceutica, provoca l’“aumento artificioso dei prezzi, brevetti, comparaggio, falsa ricerca scientifica, prescrizioni fasulle, prescrizioni non necessarie” e “rimborsi fasulli”
Corruzione e sprechi sono una metastasi che minaccia la sanità italiana. Ventitré miliardi di euro è il totale dei soldi pubblici scialacquati soltanto nel 2013 a danno della salute e delle tasche dei contribuenti.
Quello che è successo in provincia di Foggia, negli ospedali di Manfredonia, San Severo e Lucera, non ha più dunque dell’incredibile. In tre anni, dal 2009 al 2011, sono stati spesi 2,5 milioni di euro per 1200 flaconi di disinfettante, cioè 2080 euro l’uno, una quantità spropositata (visto che le farmacie all’interno degli ospedali erano già provviste del prodotto) a prezzi gonfiati.
L’Asl infatti avrebbe dovuto ordinare solo 90 flaconi di Trigene (così si chiama il disinfettante, che è usato in sala operatoria) da 95 euro l’uno, per un totale di 8.500 euro. NON SOLO. Sul rapporto della Guardia di Finanza si legge che le società fornitrici hanno corrotto i pubblici dipendenti con un giro di mazzette da almeno 14 mila euro. Di male in peggio: per portare a termine l’impresa illegale sono stati usati timbri contraffatti per falsificare le attestazione dell’avvenuto ritiro della merce.
L’inchiesta, aperta dalla Procura di Foggia lo scorso febbraio, porterà sette indagati, tra funzionari statali e imprenditori, davanti al Tribunale. A denunciare la truffa è stato il responsabile dell’ospedale San Severo, il dottor Giuseppe D’Alessandro, non appena si è trovato tra le mani la fattura del primo carico di disinfettante.
Un’altra truffa, fresca di cronaca, è quella sull’affaire Stamina. Due giorni fa, i carabinieri del Nas di Torino hanno sequestrato tutti i materiali del metodo Stamina agli Spedali civici di Brescia. Davide Vannoni, l’inventore della cura, risulta indagato insieme ad altre 12 persone, con l’accusa di associazione a delinquere e truffa.
Per loro il prossimo 4 novembre si aprirà l’udienza preliminare a Torino. I numeri sul fenomeno lasciano a bocca aperta. Nel primo Libro bianco Ispe-Sanità (Istituto per la promozione dell’etica in sanità), presentato lo scorso 15 aprile a Roma, si legge che la corruzione in senso stretto ha pesato per 6,4 miliardi di euro sui 114 miliardi di spesa pubblica destinati al comparto sanitario. A questo male vanno aggiunti 3,2 miliardi di inefficienza e 14 miliardi di sprechi.
I casi di illegalità si concentrano soprattutto al Sud (41 per cento), mentre al Centro sono il 30 per cento e al Nord il 23. E interessano cinque settori specifici (stando al report “Corruzione e sprechi in sanità” curato da Rissc e Transparency International Italia e ripreso dal Libro Bianco).
Innanzitutto, le nomine: “ingerenza politica, conflitto di interessi, revolving doors, spoil system, insindacabilità, discrezionalità” e “carenza di competenze”.
In secondo luogo, la farmaceutica, provocando l’“aumento artificioso dei prezzi, brevetti, comparaggio, falsa ricerca scientifica, prescrizioni fasulle, prescrizioni non necessarie” e “rimborsi fasulli”.
Terzo: procurement, che significa appalti pilotati, cartelli, carenza di controlli e false attestazioni di forniture.
Poi c’è la negligenza (come lo scorrimento liste d’attesa, dirottamento verso sanità privata, false dichiarazioni, omessi versamenti) e il bagaglio di illiceità nella sanità privata, tipo la mancata concorrenza, zero controllo dei requisiti, prestazioni inutili.
In buona sostanza, la corruzione è sotto la luce del sole e tocca tutti da vicino. Tutti sanno ma ancora troppo pochi denunciano. Eppure la corruzione in sanità fa scattare una serie infinita di effetti collaterali che minano economia e sicurezza del Paese.
Siccome “la spesa pubblica – si legge sul rapporto – cresce per sprechi, inefficienza e aumento del costo di forniture e appalti“ allora “il prelievo fiscale cresce per compensare l’aumento della spesa pubblica” ma “la compensazione della spesa con le nuove entrate del fisco non è immediata, il debito cresce per effetto dell’eccessivo e crescente indebitamento” e così via. Finché si fanno i tagli ai servizi pubblici, i consumi calano e la disoccupazione aumenta.
Cattaneo accusa la politica: “Complice di sciamani e ciarlatani”
La scienziata e senatrice a vita anticipa allo Spiffero il suo intervento inaugurale della Festa “democratica metropolitana” di Torino. “Le istituzioni dovrebbero essere vicine a malati e famiglie”. E sul caso Stamina plaude all’iniziativa di Guariniello
“Non ci si può rendere complici degli sciamani” e, quindi il pmRaffaeleGuariniellosequestrando i preparati e bloccando le infusioni praticate da Stamina negli Spedali di Brescia “ha fatto quel che andava fatto quando si è in presenza di farmaci, e uso questa parola tra virgolette, inefficaci e pericolosi”. ElenaCattaneo, ricercatrice di fama mondiale, cofondatrice e direttore di UniStem, il Centro di Ricerca sulle Cellule Staminali dell’Università Statale di Milano, coordinatore del consorzio europeo Neurostemcellrepair e dall’agosto dello scorso anno senatrice a vita, non ha dubbi sulla assoluta necessità del provvedimento assunto dal magistrato torinese. In un colloquio con Lo Spiffero, la scienziata torna a puntare l’indice accusatore contro quelli che definisce “sciamani e ciarlatani”, ma ne ha anche per la politica «troppo spesso traballante e impreparata» davanti a temi su cui, invece, «dovrebbe allearsi con la scienza e fare molto di più di quanto non abbia fatto fino ad ora per aiutare le famiglie che vivono il dramma di malattie sulle quali la ricerca lavora, ma non ha ancora trovato rimedi efficaci e definitivi».
Concetti e rimbrotti che la Cattaneo ribadirà anche in un luogo dove la politica celebra uno dei suoi riti: la Festa democratica “metropolitana” di Torino che si aprirà proprio con un intervento della ricercatrice insignita del laticlavio da Giorgio Napolitano. Ma adesso, quando ancora le polemiche sulla decisione di Guariniello infiammano il dibattito, proprio nella città in cui il guru Davide Vannoni ha mosso i suoi passi grazie al sostegno di numerosi esponenti politici, i suoi j’accuse sembrano prediche fatte ormai tempo addietro nel deserto, della politica soprattutto, ma non solo. «Va detto che nell’ospedale di Brescia è stato permesso il trattamento di pazienti con sostanze pericolose e questo con medici silenti a dispetto della deontologia medica». Sostanze pericolose di cui non esiste un protocollo e soprattutto nelle quali si è accertata la presenza «come confermato dalle analisi dell’Aifa già nel 2012, di detriti di tessuti, cellule morte, cellule ossee e nessuna traccia di staminali». Giusto, dunque e soprattutto «indispensabile che la magistratura ordini l’interruzione di trattamenti che la scienza medica non riconosce».
Per la professoressa Cattaneo va fatta chiarezza, tra l’altro, su un punto nevralgico della vicenda: «Non esiste la libertà per i cittadini di trattarsi con le pozioni più diverse e soprattutto le istituzioni non devono consentire a ciarlatani e sciamani di approfittare dei drammi delle famiglie dei malati». Eppure fino ad oggi non è andata così: magistrati che ordinano la prosecuzione delle infusioni, altri che le bloccano. Una situazione paradossale figlia anche, a detta della ricercatrice, di decisioni delle istituzioni e della politica a dir poco discutibili. Come il decreto dell’allora ministro della Salute RenatoBalduzzi che nel 2013 consentì la prosecuzione del trattamento per i quattordici pazienti ai quali erano già state infuse le preparazioni di stamina: «Quel decreto è stato un passaggio deleterio. Lo dissi anche a Balduzzi. Il Senato poi stravolse in peggio il testo e la Camera non riuscì ad evitarne le conseguenze negative, tra le quali pure l’avvio dei lavori della prima e poi seconda commissione scientifica». Accertamenti quelli disposti dal ministero che la Cattaneo definisce «folli, come è folle predisporre accertamenti su un preparato in merito al quale già scienziati come il professor MassimoDominici si erano espressi chiaramente, così come la stessa Agenzia del farmaco». In effetti Dominici ha ancora recentemente sostenuto come le infusioni del metodo Stamina non sono in grado di rispettare i criteri di staminalità, non sono in grado di rigenerare cellule in grado di beneficiare i pazienti e quando si parlava di staminali si infondeva altro.
Nonostante gli studi e i pareri di importanti scienziati, «Balduzzi non ne ha tenuto conto nel suo decreto, aprendo un varco pericoloso per i ciarlatani». In tutto questo, ovviamente, non vanno dimenticate le decisioni dei Tar e di alcuni magistrati che, anche in virtù di quegli spazi lasciati dalla politica “traballante e impreparata”, hanno disposto le infusioni su richiesta di famigliari dei malati. «Ecco proprio a loro, alle famiglie che vivono drammi indescrivibili, che debbono assicurare una presenza continua giorno e notte vicino ai malati e sono invece lasciati soli, dovrebbero pensare la politica e le istituzioni. La ricerca agisce per il futuro, ma nel quotidiano chi deve confrontarsi con malati che necessitano assistenza continua oggi è quasi sempre lasciato solo. Questo non è accettabile».
Dice di avere ancora speranza in un cambiamento della politica, «una politica che sia meno legata ai partiti e che dia più spazio alle persone, alle idee, al confronto, che sappia elevare i ragionamenti e che finalmente porti a un clima in cui scienza e politica non diffidino più l’una dell’altra». Poi, tornando per un istante alle vicende giudiziarie e alle decisioni delle istituzioni «che spesso non hanno affrontato nella maniera giusta il problema», Elena Cattaneo pone una domanda: «Quanti soldi si sono spesi in questa vicenda di sciamani e ciarlatani? Quanto meglio poteva essere impiegato quel denaro, per aiutare le famiglie che, disperate, vivono un dramma che neppure noi, pura contatto dei malati, possiamo davvero comprendere fino in fondo?». (sr)